per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

sabato 26 maggio 2012

Il culto della madonna

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=t0-4fqOQ_dI#t=2s

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La tromba sta suonando, ma nessuno si mette in allarme



Tra tutti i profeti del vecchio testamento è Amos quello che parla più chiaramente ai nostri tempi. La profezia che dà si focalizza sulla nostra generazione, come se fosse presa da un titolo di giornale; ma effettivamente il messaggio di Amos è una doppia profezia: non era soltanto per il popolo di Dio dei suoi giorni, ma anche per la chiesa di oggi, dei nostri tempi.
Amos descrive Dio come un leone ruggente, pronto a colpire Israele con i Suoi giudizi: “Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, DIO, parla, chi non profetizzerà?” (Amos 3:8), il profeta dichiara: “Dio ha fatto sorgere un leone ruggente, pronto a ghermire la sua preda e quando odo il ruggito di tale leone, devo mettermi in allarme.”
Il Signore stava usando Amos per risvegliare Israele. Qual’era il suo messaggio? Dio stava per mandare il Suo giudizio sul Suo popolo a causa del loro traboccante male e della loro corruzione.
Naturalmente il Signore non avrebbe mai giudicato il Suo popolo senza prima aver fatto elevare una voce profetica che li avvertisse: “Poiché il Signore, DIO, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.” (Amos 3:7). Ora Amos stava vedendo le nubi del giudizio addensarsi, per cui era impellente per lui parlare: “Squilla forse la tromba in una città, senza che il popolo tremi? Piomba forse una sciagura sopra una città, senza che il SIGNORE ne sia l'autore?” (Amos 3:6). Qui il messaggio di Amos è raggelante: “Dio ha suonato un tromba d’ammonimento per il Suo popolo, ma nessuno si è messo in allarme”.
Anche in questi giorni soltanto pochi vogliono ascoltare un messaggio che ci parla di giudizio; la nostra nazione è già piena di paura e ci aspettiamo un altro attacco terroristico ad ogni minuto, mentre l’economia sembra essere più che mai in recessione. Le persone dicono: “Non so più come fare”.
Ma il Signore parla quando Lui vuole ed il Suo Spirito ci da la forza per udire la Sua Parola, così come viene data dai Suoi servi ripieni di unzione. Con fedeltà il nostro Signore dà potenza al Suo popolo per resistere a qualunque cosa possa venire.
Amos diresse le profezie principalmente al popolo di Dio, la chiesa contaminata.
Quando Amos profetizzò si rivolse alle nazioni Gentili che circondavano Gerusalemme. Certamente questi pagani sarebbero caduti sotto l’ira di Dio. Essi stavano insidiando i confini d’Israele, muovendogli guerra ed uccidendo i loro figli.
Ma ora Amos dice: “Ascoltate questa parola che il SIGNORE pronunzia contro di voi, o figli d'Israele …” (Amos 3:1). Il ruggito del leone era contro Israele stesso; il popolo di Dio stava per essere punito per aver corrotto la pura adorazione del Signore: “Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra; perciò vi castigherò per tutte le vostre trasgressioni.” (Amos 3:2).
C’è una legge divina che echeggia attraverso le Scritture e che in sostanza dice: “Più è grande la misura di grazia versata sopra un popolo, più sarà grande il giudizio che cadrà su quel popolo, se la grazia di Dio viene disprezzata”. Se ad un popolo è stata data molta verità, ne è più responsabile; se la corrompono il loro giudizio verrà raddoppiato.
Attualmente Dio sta giudicando l’America per la sua malvagità. Penso a quanti modi la nostra nazione sta utilizzando per infangare il Suo nome in pubblico. Mentre crescevo mi veniva insegnato che l’America era una nazione cristiana, fondata da uomini pii che cercavano libertà di adorare il Signore in verità. Naturalmente il Sud Africa ed altre nazioni reclamano la stessa origine.
Non ho alcun dubbio che Dio abbia benedetto alcune nazioni come l’America, per aiutarli ad evangelizzare il mondo. Nella sua infanzia questa nazione è stata la più grande ad inviare missionari in tutta la terra. L’America ha mandato pastori, insegnanti ed evangelisti in tutto il globo, ma nel frattempo delle persone sante sono tornate indietro travolte da una ondata di iniquità. Pii conduttori, predicatori devoti e congregazioni zelanti però restano fermi per onorare il nome del Signore.
Ma l’iniquità comincia ad abbondare, il nome di Dio viene bestemmiato e la nostra nazione diviene fanatica verso il  piacere. Ci stiamo volgendo verso gli idoli di ricchezza, prosperità, guadagno materiale, perdendo rapidamente il nostro zelo e la compassione per i perduti. Non siamo più la grande nazione che inviava i missionari. Invece stiamo esportando l’evangelo della prosperità e della bramosia.
Nel Suo grande amore e sapienza, il Signore sta cercando di purificare la nostra nazione con castighi severi, Egli ha permesso delle siccità, alluvioni, collassi finanziari, tornado, uragani, cambiamenti drastici del clima; sta suonando fragorosamente la tromba, ma nessuno si mette in allarme.
Molti ministri proclamano: “Questo non è da parte di Dio, Egli non è dietro alcuno di queste tragedie; è opera del diavolo”. Non vi posso dire quanto questi predicatori possano esasperarmi; essi non conoscono la loro Bibbia. Considerate le seguenti parole di Amos (Amos 4:6-10):
“«… vi ho fatto mancare il pane in tutti i vostri villaggi; ma voi non siete tornati a me», dice il SIGNORE.” (Amos 4:6). Dio sta dicendo chiaramente al Suo popolo che causerà un collasso economico nel loro mezzo.
“Vi ho anche rifiutato la pioggia, quando mancavano ancora tre mesi alla mietitura; ho fatto piovere sopra una città e non ho fatto piovere sull'altra; una parte del campo ha ricevuto la pioggia e la parte su cui non ha piovuto è inaridita.” (Amos 4:7). Il Signore ha chiaramente il pieno controllo del tempo atmosferico, sia buono che cattivo.
“Due, tre città si trascinavano verso un'altra città per bere acqua, e non potevano dissetarsi” (4:8). Il Signore controlla anche le siccità; proprio in questi giorni interi stati devono razionare l’acqua, perché è molto scarsa.
“Vi ho colpito con ruggine e carbonchio; le locuste hanno divorato i vostri numerosi giardini, le vostre vigne, i vostri fichi, i vostri ulivi” (4:9). Nei mesi scorsi New York è stata invasa da scarafaggi giapponesi; questi insetti nocivi stanno uccidendo gli alberi di Central Park  e distruggendo vasti acri di foresta nella parte settentrionale dello stato.
“Vi ho colpito” (4:9). Chi è il responsabile per tutte queste cose? Dio vuole che sia assolutamente chiaro nelle nostre menti: Egli sta dietro ognuna di queste cose.
“Ho mandato la peste in mezzo a voi come in Egitto; ho ucciso i vostri giovani con la spada e ho catturato i vostri cavalli; vi ho fatto salire al naso il fetore dei vostri accampamenti; ma voi non siete tornati a me», dice il SIGNORE.” (4:10).
Non ditemi che il Signore non è dietro tutti i giudizi che stiamo attraversando; molti ministri presentano Dio come fosse un  nonno affabile ma un po’ svanito. Certamente il Signore è misericordioso e pietoso, ma ciò che questi pastori non comprendono è che i giudizi di Dio sono la Sua misericordia e la Sua grazia. Egli dice:“Tornate a Me. Ho dovuto mandare questi castighi per purificare la vostra nazione ed avere la vostra attenzione, avete peccato così profondamente, vi siete resi ciechi ed ora il giudizio è l’unico linguaggio che comprendete. Questo è il Mio amore verso di voi.”

Amos profetizzò un doppio giudizio 
sulle nazioni e simultaneamente sulla chiesa

Amos parla del giudizio di Dio come: “… grandi disordini ci sono in essa…” (Amos 3:9). La parola disordine significa uno stato di confusione; in altre parole, la nazione sarebbe stata volta al caos ed allo scompiglio da grandi attacchi di violenza e terrore.
“Essi non sanno fare ciò che è retto», dice il SIGNORE; «accumulano nei loro palazzi i frutti della loro violenza e della rapina.” (Amos 3:10). Cosa vuole intendere Amos quando si riferisce ai palazzi? Sta parlando di ciò che noi chiameremmo grandi affari o grandi società.
Pensate a tutti gli eventi che si stanno svelando nella nostra nazione in questo momento. Un gran numero delle più rispettabili imprese nelle storia vengono svelate per le loro “rapine nei loro palazzi”; i direttori di istituzioni di fiducia hanno frodato gli azionisti attraverso disoneste pratiche contabili. Hanno licenziato migliaia di impiegati e nello stesso tempo si sono accumulati un enorme gruzzolo per se stessi. E mentre buttavano gli altri sul lastrico, si sono assicurati delle ricchezze per la loro fuga.
Amos dichiara: “…i tuoi palazzi saranno saccheggiati” (Amos 3:11). Queste società incrollabili stanno ora andando in bancarotta; Wall street sta tremando. E cosa più tremenda di tutte, Amos sta predicendo una piaga di paura a causa di attacchi di terrore da costa a costa: “Ecco il nemico è tutt'attorno al paese; egli abbatterà la tua forza…” (3:11). Potrebbero mai essere più attuali le parole del profeta? Sta avvertendo che “un nemico sta scagliando a terra la tua corona di splendore. Quei palazzi del potere e ricchezza di cui ti sei gloriato saranno rasi al suolo”.
Dopo di ciò un leone di economia apparirà divorando la ricchezza e la prosperità di coloro che sono diventati ricchi per le loro rapine: “Come il pastore strappa dalle fauci del leone due zampe o un pezzo d'orecchio, così scamperanno i figli d'Israele che in Samaria stanno ora seduti sull'angolo di un divano o su un letto di damasco.” Amos 3:12
Quando un leone divora la sua preda, la mangia fino a che non rimane altro che le ossa; questo è esattamente ciò che Amos dice che tale nemico farà ai ricchi lussuriosi. Non lascerà null’altro che delle vuote spoglie delle loro ricchezze male acquistate. Amos dice loro: “Tu pensi di essere al sicuro a motivo dei milioni che ti sei messo da parte; ma un leone ruggente ti divorerà tutto e quando avrà finito non ti rimarrà altro che una carcassa.”
Miei cari, la stessa tromba di avvertimento sta suonando ancora per l’America di oggi, ma molta poca gente ne avverte l’allarme.

Dio dice che mentre visiterà le nazioni con il Suo giudizio, 
nello stesso tempo visiterà la chiesa

Le Scritture affermano che il giudizio comincia dalla casa di Dio; in verità prima che il Signore colpisca qualunque nazione, rivelerà la Sua collera verso la Sua chiesa: “Ascoltate questo e testimoniatelo alla casa di Giacobbe …Il giorno che io punirò Israele per le sue trasgressioni, colpirò anche gli altari di Betel…” (Amos 3:13-14). Qui la casa di Giacobbe rappresenta la chiesa, il popolo di Dio.
Pensate a quanto ha profetizzato Amos al riguardo: Dio avrebbe certamente giudicato ogni nazione che gli aveva voltato le spalle, permettendo che degli empi avversari le saccheggiassero e terrorizzassero. Anche ogni persona rivolta a piaceri e dissolutezze malvagie, sarebbe stata umiliata ed atterrata. Eppure in mezzo a tutto questo la preoccupazione primaria di Dio continua a conservare la Sua chiesa. È preoccupato del Suo popolo, di coloro che vengono chiamati con il Suo nome.
Non importa se il nostro governo rimuove il nome di Dio dalle nostre monete (nei dollari statunitensi è scritta la frase “In God we trust” cioè: “in Dio confidiamo” – NdT), dalle aule di giustizia, dalle scuole e dalle assemblee pubbliche;niente di tutto questo addolora il Signore, quanto la malvagità nella Sua chiesa. Dio se ne ride dei folli tentativi degli empi di buttarlo fuori dalla società. Il loro giorno del giudizio è già cominciato, già da ora sono raggiunti dalla Sua ira. Ma le persone che più feriscono  Dio sono proprio nella Sua famiglia. Egli è ferito ancora più profondamente dalla malvagità dei Suoi figlioli.
Ma ora il Signore ha fissato la Sua attenzione su cosa sta accadendo sugli altari d’Israele. Il nome Bethel significa “casa di Dio, luogo della pura adorazione”. Fu detto di questi altari: “il SIGNORE è in questo luogo” (Genesi 28:16). In verità Giacobbe chiamò Bethel: un luogo tremendo (vedi 28.17); in tale modo volle significare che era un luogo di riverenza, perché Dio manifestò qui la Sua presenza.
Bethel fu il luogo dove Giacobbe vide la scala che saliva verso il cielo; era un luogo santo di adorazione, dove Dio incontrava chi Lo ricercava nella purezza. Spesso attraverso la storia di Israele, il Signore si riferisce a se stesso come : “il Dio di Bethel”. Ad un certo punto egli diede ordine a Giacobbe di tornare a Bethel per ristabilirvi gli altari.
In breve Dio stava dicendo ad Israele: “Sto per giudicare la vostra empia nazione, il mondo tremerà a causa della guerra e violenza che vi verrà addosso; vi manderò inondazioni, siccità, pestilenze, muffe in abbondanza. La vostra economia sarà scossa e la vostra ricchezza divorata, ma nello stesso tempo che compirò tali cose, andrò a visitare Bethel. Sto per riversare il giudizio sul Mio popolo, perché hanno contaminato i Miei altari; sto per punirli per la loro corrotta adorazione”.
Ciò era già accaduto a Bethel. Quando Geroboamo divenne re, egli pose la corruzione nell’adorazione in questo luogo:“Il re, quindi, dopo essersi consigliato, fece due vitelli d'oro e disse al popolo: «Siete ormai saliti abbastanza a Gerusalemme! O Israele, ecco i tuoi dèi, che ti hanno fatto uscire dal paese d'Egitto!» E ne mise uno a Betel, e l'altro a Dan. Questo diventò un'occasione di peccato; perché il popolo andava fino a Dan per presentarsi davanti a uno di quei vitelli. Egli fece anche dei santuari di alti luoghi, e creò dei sacerdoti, presi qua e là dal popolo, che non erano dei figli di Levi.” (1Re 12:28-31).
Per prima cosa Geroboamo eresse degli idoli nei luoghi di adorazione, quindi prese gli elementi criminali della società, persone che non avevano il cuore verso Dio e li nominò sacerdoti. L’adorazione d’Israele era totalmente corrotta perché proveniva da cuori empi e peccaminosi. Quindi dalle decisioni di Geroboamo fino ai giorni di Amos, Dio disprezzò Bethel come un luogo di compromesso. E finalmente giudicò questa falsa adorazione, buttando giù gli altari e facendoli a pezzi.
Ai giorni nostri c’è uno spirito come quello di Bethel nella chiesa, è una condizione spirituale di sviamento la cui principale caratteristica è un’adorazione di compromesso che serve ad attirare le folle.È una manifestazione della carne, piena di zelo ed esuberanza, ma senza alcun tipo di santificazione, che però intrappola molte persone in questi ultimi giorni. Più essi credono che tale adorazione venga da Dio, più diventano cieche spiritualmente. Ma il Signore sta preparandosi a giudicare ogni cosa. Ed avverte: “Se sei coinvolto in questa adorazione corrotta, stai soltanto moltiplicando i tuoi peccati”.
Di nuovo il Signore sprona: “Fate fumare sacrifici di ringraziamento con lievito! Bandite delle offerte volontarie, proclamatele! …” (Amos 4:5). Perché dice queste cose? Perché la legge proibiva qualunque tipo di lievito nelle offerte che dovevano essere consumate con il fuoco (vedi Levitico 2:11). Inoltre il pane lievitato era rivolto solamente ai sacerdoti; nello stesso modo qualunque offerta di ringraziamento fatta con il pane doveva essere“di focacce azzime intrise con olio, gallette senza lievito unte con olio e fior di farina cotto in forma di focacce intrise d'olio” (Levitico 7:12)
Queste offerte non lievitate erano intese come una illustrazione; significava che la lode doveva essere pura. Attraverso le Scritture il lievito è visto come un tipo di peccato della carne, a volte viene usato in riferimento alla lebbra. Qui il messaggio di Dio è chiaro: “Le vostre offerte di lode sono piene della vostra carnalità; Io accetterò solo quei sacrifici che sono santificati ed offerti con mani nette e cuori puri. Non ci dovrà essere lievito, nessuna indulgenza della carne, alla Mia presenza”. “Chi salirà al monte del SIGNORE? Chi potrà stare nel suo luogo santo? L'uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l'animo a vanità e non giura con il proposito di ingannare.” (Salmi 24:3-4).
Apparentemente coloro che adorano in Bethel sono molto religiosi. Fanno con zelo dei sacrifici ogni mattina e sono fedeli nel dare la decima e nelle offerte. Ma ancora una volta Dio li mette in guardia: “…Portate ogni mattina i vostri sacrifici e ogni tre giorni le vostre decime!” (Amos 4:4). Egli vede queste persone che iniziano ogni giorno con lode ed adorazione, sono felici di andare alle riunioni di adorazione. Effettivamente il movimento dell’adorazione di Bethel divenne molto popolare, si estese dalle città attraverso le regioni, da Bethel a Ghilgal fino a Beer-Sceba.
Ma il Signore avvisa tutti loro: “Non cercate Betel, non andate a Ghilgal, non giungete sino a Beer-Sceba; perché Ghilgal andrà certamente in esilio, e Betel sarà ridotto a nulla».” (Amos 5:5). Dio sta per far crollare ogni cosa; sta per distruggere tutte le loro offerte lievitate di lode ed adorazione. Perché? Perché “Voi … gettate a terra la giustizia!” (Amos 5:7).

Ringraziato sia Iddio per l’accettevole, santa,
sublime lode che sale verso Lui

Dio ha ancora un santo, separato rimanente i cui sacrifici di lode sono puri. Questi pii santi non sono catturati dalla ricerca mondana; la loro lode ha il suono di acque potenti e che scorrono velocemente. Essi hanno il cuore rotto di fronte a Dio, hanno una santa riverenza verso Lui, da essa fuoriescono grida di gloria e lode.
Ma moltitudini all’interno delle chiese sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Vogliono nuove ed eccitanti vie per adorare Dio; per cui vanno in cerca degli altari di Bethel dove le lodi sembrano più forti e gioiose. Ma l’adorazione in questi luoghi è guidata dagli uomini che non si fanno scrupolo dei peccati all’interno della casa di Dio. Le loro lodi possono sembrare esuberanti e variopinte, ma non c’è la vera presenza di Cristo e non c’è la protezione contro la frode della carne.
Probabilmente era eccitante prendere parte delle riunioni di lode a Bethel, ma questi adoratori non avevano il senso delle cose di Dio, non aiutavano i poveri o i bisognosi; le loro lodi erano piene di carnalità e lievito. Amos avverte:“Cercate il SIGNORE e vivrete, affinché egli non si avventi come un fuoco sulla casa di Giuseppe …” (Amos 5:6). Allo stesso modo lasciate che vi offra questo avviso da parte del Signore: il vostro pastore non predica una parola che sveli i peccati? Non c’è una pia riprensione, nessuna chiamata verso il pentimento, nessun avviso a lasciare il peccato? Probabilmente state adorando presso un altare di Bethel e siete in grande pericolo di essere ingannati.
Dio ha dichiarato: “Il giorno che Io punirò Israele per le sue trasgressioni, colpirò anche gli altari di Betel; i corni dell'altare saranno spezzati e cadranno a terra.” (Amos 3:14). Questa è una parola devastante; nel Vecchio Testamento, l’altare di legno che era nel tempio, aveva quattro corni intagliati attaccati ai suoi angoli. Questi corni erano ricoperti di ottone ed avevano la forma di corna di montone. I corni rappresentavano il diritto d’asilo, afferrando uno di essi, un trasgressore si poneva sotto la protezione della salvifica e vigilante grazia di Dio. Quando ero un ragazzo ascoltavo dei pii anziani che dicevano: “Io sono al sicuro Signore. Mi sono afferrato ai corni dell’altare”.
Possiamo vedere illustrato questo tipo di asilo nella vita di Adonia, il figlio di Davide. Quest’uomo ribelle aveva cercato di usurpare il trono d’Israele, ma Salomone, un altro figlio di Davide, emanò una condanna a morte per Adonia. Nel panico, Adonia corse al tempio e afferrò i corni dell’altare e la sua vita fu risparmiata.
Ora Dio sta dicendo ad Amos che avrebbe eliminato questi imponenti corni di protezione.  Il Signore stava per togliere i corni dall’altare per gettarli a terra, questo significava che il popolo non sarebbe più stato sotto la Sua protezione, invece, si sarebbero aperti ad un grande inganno; non avrebbero avuto garanzie contro le false dottrine o la falsa adorazione.

Ho visto i terribili risultati dell’adorazione
presso un altare senza i corni

In Africa ci sono moltitudini che stanno arrivando da tutto il mondo, per udire  un uomo, il quale proclama che Dio gli ha dato una profezia mentre era ancora nel grembo di sua madre. Tra le centinaia di persone che stanno viaggiando ci sono specialmente Americani, per ricevere una “profezia personale” da quest’ uomo, ma il messaggio che propone è totalmente non biblico ed è blasfemo. Questi stolti cercatori stanno per essere raggirati.
In uno stato dei Balcani una profetessa pretende di guidare le persone attraverso un viaggio verso l’inferno. Questa donna era una fattucchiera e racconta di essere già stata all’inferno. Lei da istruzioni alla gente di stendersi per terra e rilassare la propria mente mentre li guida in un viaggio immaginario attraverso quello che  ha sperimentato. Le persone accorrono a frotte da lei per fare tale esperienza, ma tutto ciò è antiscritturale ed è una totale confusione, in verità c’è qualcosa di malvagio al di sotto di queste opere.
In Brasile un evangelista promette guarigione dal cancro per 1000 $ e compie anche degli esorcismi dietro compenso. Si è creato un notevole seguito, diventando ricco per quello che proclama che è assolutamente non biblico, una totale frode.
L’America stessa è diventata la peggiore spacciatrice di evangelo ingannatore, come? I cristiani sono diventati analfabeti della Bibbia, non si danno pena di leggere la Parola di Dio, non hanno alcun desiderio di digiunare o spendere del tempo in preghiera. Al contrario corrono qua e la cercando l’insegnamento piacevole alla carne di alcuni evangelisti così compromessi.
Come possono moltitudini di credenti cadere in tali inganni? Come possono andare così facilmente fuori  strada? Come fanno tali masse di persone a diventare cieche per non vedere ciò che è prodotto dalla carnalità? Amos ci dice il perché: le loro mura di protezione sono crollate a causa del peccato; Dio ha rimosso i corni dall’altare ed il popolo ha perso il discernimento. Alcuni credenti saranno tra i primi ad accogliere l’antiCristo.

Dio ci avverte che quando visiterà la Sua chiesa
espellerà qualunque cosa sia contaminata

“«In tutte le vigne [chiese] si alzeranno lamenti, perché io passerò in mezzo a te», dice il SIGNORE. Guai a voi che desiderate il giorno del SIGNORE! Che vi aspettate dal giorno del SIGNORE? Sarà un giorno di tenebre, non di luce. Voi sarete come uno che fugge davanti a un leone e s'imbatte in un orso; come uno che entra in casa, appoggia la mano alla parete, e lo morde un serpente. Il giorno del SIGNORE non è forse tenebre e non luce? Oscurissimo e senza splendore? «Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre assemblee solenni. Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza. Allontana da me il rumore dei tuoi canti! Non voglio più sentire il suono delle tue cetre! Scorra piuttosto il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne!” (Amos 5.17-24)
Il messaggio di Dio è chiaro: fino a che la Sua giustizia non cominci a scorrere nel nostro mezzo, nettando i nostri cuori, non saremo capaci di darGli un vero sacrificio di adorazione. La lode che fuoriesce dal nostro cuore ripieno di lussuria e bramosia è come un rumore fastidioso alle Sue orecchie, Egli non potrà accettare l’adorazione da coloro che cercano solo il piacere o rifiutano di perdonare gli altri.
In mezzo a tali profetici avvisi, Amos trasmette queste parole di speranza: “Cercate il bene e non il male, affinché viviate, e il SIGNORE, Dio degli eserciti, sia con voi, come dite. Odiate il male, amate il bene e, nei tribunali, stabilite saldamente il diritto. Forse il SIGNORE, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe.” (Amos 5:14-15).
Vi sprono a fare attenzione al messaggio di Amos, cercate il Signore con tutto il vostro cuore. Lasciate che voi stessi siate giudicati dalla Sua parola, confessate ed abbandonate il vostro peccato. Quindi Dio vi benedirà con il discernimento e saprete se state adorando presso un altare di Bethel, potendoLo così adorare in Spirito e verità.

di David Wilkerson

sabato 19 maggio 2012

Umiltà pratica



"Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate".(Giovanni 13:12-17)

Servitevi a vicenda con amore

A quanti di noi sarà capitato di voler dare un insegnamento, o di voler di voler aiutare un amico, un figlio, un fratello ecc… a rimuovere un comportamento che è palesemente sbagliato, ci sforziamo con le nostre parole di correggere, ma capita di non essere compresi, o addirittura non ascoltati, allora ci arrabbiamo, cominciamo ad usare mezzi repressivi, spesso però ci dimentichiamo di avere a disposizione uno strumento molto valido per insegnare: "L'esempio pratico" in altre parole dimostrare con i fatti, con un modo di comportarsi coerente con quello che desideriamo insegnare che è possibile agire, parlare, pensare diversamente. Certo dobbiamo ammettere che a volte può essere "scomodo", ma in alcune circostanze, anche se non in tutte è sicuramente più efficace di mille prediche!

Un esempio pratico, una predica efficace

Gesù pienamente consapevole di essere giunto all'epilogo della sua missione terrena, ed avendo amato i suoi, li amò fino alla fine, per tanto desidera trasmettere loro un ulteriore e fondamentale principio che doveva contraddistinguere tutti coloro che erano e che sarebbero stati suoi discepoli: Gesù era umile e mansueto, i suoi avrebbero dovuto essere umili, Lui era venuto per servire, i suoi erano chiamati a servire e non a ricercare potere ed onori.
Ma come fare per trasmettere loro questo principio, come inculcarlo nei loro cuori, se nel momento in cui aveva annunciato la sua morte ed il suo supplizio loro si erano solo preoccupati di "chi sarebbe stato il maggiore nel Regno dei cieli?".
Gesù desiderava celebrare con i dodici, compreso Giuda, la Pasqua, festa rituale di cui Lui stesso con il suo sacrificio, sarebbe stato l'adempimento eterno, ma come poteva essere in comunione spirituale con alcuni di questi discepoli dal cuore rivolto all'ambizione, al desiderio di potere, di primeggiare, e altri pieni di amarezza e indignazione? Avrebbe potuto fare un bel sermone, usare una parabola adatta alla circostanza, no! Questa volta era necessario qualche cosa di più radicale, qualche cosa che avrebbe rivoluzionato il loro modo di vedere le cose. Qualche cosa che avrebbe lasciato un segno indelebile nei loro cuori.
Così, nella piena consapevolezza della sua dignità, che era venuto da Dio, e a Dio ritornava, si accinge a compiere un gesto che era strettamente riservato ad una categoria umile, ai servi.

Nessuno prende l'iniziativa, anche se era usanza che prima di una cena celebrativa, una festa, dei servi lavassero i piedi agli ospiti, ma ora chi lo avrebbe fatto? Chi era servo e chi era ospite? Chi padrone e chi servo? Gesù prende il bacino, l'acqua, si cinge con l'asciugatoio, e si appresta a lavare i piedi ai discepoli.

Lo stupore dei discepoli che sicuramente in quel momento rivivevano nella loro mente i momenti in cui Gesù manifestava la sua potenza e la sua gloria: l'indignazione nel tempio, la sua forza e sicurezza nel cacciare i mercanti, la sua potenza e la sua fierezza nel sedare la tempesta, i miracoli, le guarigioni, e come sgridava e aveva autorità sui demoni, e quel giorno glorioso sul monte dove avvenne la trasfigurazione… ed ora vederlo ai loro piedi a svolgere il servizio di un servo, in ginocchio a lavare i loro piedi… e poi proprio nei loro confronti che poco prima meschinamente litigavano, e si contendevano il primo posto. Nessuno aveva il coraggio di parlare... ecco cosa intendeva quando diceva "Imparate da me ….", ecco il vero significato del "così non sia tra voi, ma il maggiore sia fra voi come il minore, e colui che governa come quello che serve" questa è la differenza fra il concetto umano e quello di Dio, nei rapporti interpersonali.

Seguire l'esempio, ed essere d'esempio

Vorrei aprire una piccola parentesi: essere servi non significa essere servili.
Gesù non era umile perché era nato povero, perché era un semplice figlio del falegname, perché era un nazareno, categoria un po’ disprezzata, perché sapete in realtà, anche i poveri sanno essere presuntuosi e arroganti, anche i disprezzati sanno far valere con prepotenza i loro diritti, e spesso tutta la loro umiltà altro non è che il non poter reagire o il subire loro malgrado le circostanze. Quella di Gesù era una scelta! Lui era venuto per servire, pur sapendo di essere Dio!

L'umiltà è la vera prerogativa del servo, ma non basta predicarla bisogna manifestarla.

Hai mai pensato a quanto sia importante l'esempio che tu puoi dare?
Le tue scelte, i tuoi modi di reagire, possono cambiare molte circostanze, tu puoi influenzare positivamente coloro che ti circondano, la dolcezza, un carattere veramente remissivo, possono placare l'ira, come potremo insegnare il perdono con efficacia se noi non siamo d'esempio?

Due lezioni importanti
Gesù lava i piedi  
Prima lezione: il nostro rapporto di comunione con Gesù.
Il rifiuto da parte di Pietro di lasciarsi lavare i piedi da modo a Gesù di applicare alcune lezioni spirituali al suo gesto:

Mettere in evidenza la falsa umiltà di chi non vede la propria sporcizia e per tanto non sente il bisogno di essere lavato.

La necessità di una costante purificazione. Rifacendosi alle usanze Gesù spiegava che chi già si era lavato tutto il corpo, aveva solo la necessità di lavarsi i piedi che durante la giornata si erano insudiciati. Questo rappresenta una necessità per tutti i credenti che desiderano avere una costante comunione con Cristo. Tutti coloro che sono già stati “salvati secondo la Sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione ed il rinnovamento dello Spirito Santo” hanno pur sempre la necessità di ricevere una costante purificazione dei propri peccati.

La certezza del perdono. Il fatto che Gesù metta l'accento sulla necessità del lavare solo i piedi, deve rassicurare tutti coloro che sono costantemente in ansia per la loro salvezza, se hai peccato, vai a Cristo con umiltà, e fatti lavare i piedi, ma attenzione questa non è una licenza a peccare, la Parola di Dio afferma “se alcuno ha peccato …”, è un condizionale, che dovrebbe essere considerato come una rara eccezione nella vita del cristiano!

Seconda lezione: il nostro rapporto di comunione con il prossimo.

Riconciliazione, Gesù ha preso l'iniziativa, "se il tuo fratello ha peccato contro di te vai…", e come andiamo: per lavare i piedi o per ottenere giustizia? Per portare pace e cercare riconciliazione, come ha fatto Gesù venendo verso noi peccatori o per castigare e per rivendicare i nostri diritti?

Ricordiamoci che Gesù ha preso l'iniziativa e Lui non aveva alcun torto da farsi perdonare, non supponeva di essere nel giusto, ma aveva perfettamente ragione.

Accoglienza. Per questo ancora una volta bisogna rifarsi alle usanze del tempo, l'ospite che veniva accolto, riceveva questa gentilezza, era accettato in casa. Noi come ci accogliamo, con gentilezza, con delicatezza, con premura? E non sto parlano dell'ospitalità casalinga, ma di come accettiamo chi è diverso da noi, chi non la pensa come noi.

Sottomissione e mansuetudine. Sappiamo stimare l'altrui più di noi stessi, o pensiamo di essere migliori? Sappiamo essere servi? Sappiamo umiliarci sotto la potente mano di Dio?
Viviamo il nostro rapporto con il prossimo secondo i principi divini, così come ci vengono insegnati nella Parola di Dio.

Dare sollievo. Così come chi dopo avere camminato trovava sollievo nell'essere accolto con una lavanda rinfrescante, anche noi dobbiamo lavare i piedi agli scoraggiati, agli stanchi, dare sollievo, consolare.

Disciplina. “lavare i piedi” può anche significare disciplinare, esortare al bene per togliere la sporcizia, ma sia la disciplina che l'esortazione non devono essere giudizio, critica, castigo, ma devono avere lo scopo di prendersi cura del fratello, il non abbandonarlo perché si comporta male e quindi diventa scomodo. Esortiamoci per l'edificazione incoraggiandoci a perseverare per raggiungere insieme la meta.

Capite quel che vi ho fatto?
 
La domanda di Gesù non è retorica, ma tende piuttosto a risvegliare le nostre coscienze, ci spinge a metterci in discussione, allontana da noi la superficialità il credere che “tutto ci è dovuto”.
Innanzi tutto consideriamo chi è che ci ha “lavato i piedi”, e che assume nei nostri confronti un atteggiamento di servo: è Gesù Cristo il Signore, il Re dei re, il primo e l’ultimo, l’alfa e l’omega, la Bibbia afferma che: “Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui, Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.” Colossesi 1:15-17.
Consideriamo ora chi eravamo e chi siamo noi per meritarci un simile trattamento? "E voi pure ha vivificati, voi ch'eravate morti ne' vostri falli e ne' vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potestà dell'aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli; nel numero dei quali noi tutti pure, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d'ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore del quale ci ha amati, anche quand'eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (egli è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere ne' luoghi celesti in Cristo Gesù." Efesini 2:1-6, e poiché la Bibbia afferma con autorità che non vi è nessun giusto, tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, quel capite è rivolto oggi a tutti noi. Sentiamo il bisogno di questo continuo lavaggio di purificazione?

Siete beati se le fate!

Non basta sapere, conoscere, apprezzare l'insegnamento e gli esempi, ma noi stessi dobbiamo ricercare la beatitudine del fare secondo l’esempio di Cristo “… affinché conosciate per esperienza la buona perfetta accettevole volontà di Dio”.
Il cammino del credente è fatto di esperienze pratiche, l’Evangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, ciò significa: liberazione dalla condanna del peccato, e dalle sue conseguenze: “la morte eterna”, ma anche la liberazione oggi, dai legami e dalle manifestazioni del peccato, fra le quali possiamo sicuramente includere: invidia, ira, rancore, risentimenti orgoglio, presunzione egoismo ecc…, sentimenti che producono tutt’altro che beatitudine, ma la Parola di Dio ci invita alla mansuetudine, all’umiltà, al prendere l’iniziativa per perdonare, per cercare la riconciliazione, per “lavare i piedi al prossimo”, promettendo in tutto questo la scoperta della felicità, “siete beati se le fate”.
La vita del credente, del discepolo di Cristo è una vita vissuta nella fede che il Figliolo di Dio ci ha tanto amato che ha dato se stesso per noi, ma è anche fede che ci chiama e ci sfida a rinunciare a noi stessi, alla nostra vita, per prendere la croce, e seguire Gesù per morire ai nostri desideri, alle nostre presunte ragioni, al nostro orgoglio, al nostro amor proprio… Gesù lo descrive come “perdere la propria vita per amore suo”, ma è anche la fede che ci permette di scoprire e sperimentare la vera vita, quella nascosta in Cristo.

A chi devo lavare i piedi?

Certamente quest’attitudine di umiltà e disponibilità la dobbiamo manifestare in ogni ambiente nel quale come figlioli di Dio ci muoviamo, nella famiglia fra moglie e marito, figli e genitori, nella chiesa tra fratelli senza distinzioni di rango, cultura e appartenenza, sottomettendoci gli uni gli altri nel timore di Dio, ma anche sul posto di lavoro nella vita sociale in genere verso tutti … e qui casca l’asino: Verso tutti!? Diciamo che già di per se stesso è un servizio poco attraente, ma sopportabile, se rivolto alle persone care, agli amici, a quelle amabili, dal carattere disponibile, ma proprio verso tutti non mi sembra il caso… Quel vicino così presuntuoso, quel collega così prepotente, quel fratello così superbo… questo proprio no! Lui si dovrà umiliare per primo!
Consideriamo per un momento le persone alle quali Gesù ha lavato i piedi quel giorno, erano tutti amabili, tutti amici, non vi era forse anche un Giuda il traditore? E non ha comandato Gesù “fate come Io ha fatto”? Noi spesso siamo propensi ad essere disponibili verso le persone concilianti, ma altrettanto spesso non siamo disposti a lavare i piedi ai caratteri difficili (chissà cosa pensano gli altri di noi?) non sappiamo umiliarci davanti ai superbi per conquistarli a Cristo, non sappiamo servire imitando il Maestro, anche quando non c’è nessun merito o premio da ricevere. Siamo incapaci di subire qualche torto per amore di pace, non ci abbassiamo davanti all’altro per “lavargli i piedi” per servirlo e per dargli ristoro, ma al contrario molto spesso pretendiamo di essere capiti, perdonati, serviti e onorati… ma nel Regno di Dio vi sono regole diverse: "tutto quello che gli altri volete che vi facciano fatelo voi a loro", questa è una delle leggi che regolano i rapporti di convivenza nel regno di Dio.

Conclusione
lavare
Dobbiamo ricordarci dell'umiliazione di Gesù, il quale essendo ricco si è fatto povero per amore nostro, pur essendo Dio benedetto in Eterno, è stato maledetto sulla croce al posto nostro, Lui che non aveva peccato è stato fatto peccato per noi. Ricordare quel gesto d’amore unico e perfetto, quella misericordia che sgorga dalle sue labbra “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” quella grazia abbondante che viene dal suo "sangue del patto versato per molti per la remissione dei peccati”.
Tutto questo ci aiuterà a riflettere sulle nostre meschinità, sui nostri malumori inutili, le nostre assurde pretese di essere migliori e più importanti degli altri, ci aiuterà a capire che Cristo pur essendo il Signore, si è umiliato, ha perdonato, ha subito ogni sorta di cattiveria e d’ingiustizia senza avere alcuna colpa, e lo ha fatto senza mormorare, senza lamentarsi, e senza mettere in mostra la propria “magnanimità”. Alla luce di tutto questo le nostre insoddisfazioni e le critiche e i giudizi poco caritatevoli, le inutili parole, le espressioni offensive, devono svanire per lasciare posto alla mansuetudine all’umiltà, alla dolcezza ed alla vera carità, non dimentichiamoci che Gesù essendosi fatto servo, umile ubbidiente fino alla morte, ha anche ricevuto il nome che è al disopra di ogni altro nome.
Non è facile esortare al perdono e all'umiltà, se chiedessi in questo momento: quanti sono disposti a fare un'offerta per le missioni? Molti lo farebbero volentieri. Andiamo a predicare per le strade? Nascerebbe l'entusiasmo, tutti per le strade. Un appello per servire nella chiesa: tutte le mani alzate. Ma un appello all'umiltà che ci chiama a perdonare, senza far conto delle nostre presunte ragioni, un perdono incondizionato, senza riserve né rivendicazioni, questo è difficile, non suscita molti entusiasmi, eppure lo dobbiamo fare, e penso che se ciascuno di noi guarda ora dentro se stesso, onestamente, sicuramente troverà qualche cosa di cui deve chiedere perdono, alla moglie, al marito, ai figli ai fratelli, alla sorella, quelle parole poco gentili, quei pensieri poco edificanti, quei giudizi facili, le critiche, non dovremmo umiliarci e lavarci i piedi gli uni e gli altri, riconoscere le nostre mancanze e perdonarci a vicenda come Cristo a perdonato noi?
Se pensi che nessuno si offre per lavarti i piedi, considera che Cristo nei tuoi confronti lo ha già fatto, e lo sta facendo,e lo ha fatto per primo.

domenica 13 maggio 2012

ATTENZIONE agli inganni degli spiriti del male!


Ecco come la moglie di Charles Fox Parham descrive l'avvenimento che ha dato inizio al Movimento Pentecostale:
Alle sette di sera del 1 gennaio 1901, la Signorina Agnes Ozman esperimentò il "tocco sentito intorno al mondo (the touch felt round the world)." Sig. Parham ricordò: Ho posato le mie mani su di lei e ho pregato. Appena ripetute alcune frasi, una gloria cadde su lei. Un'aureola sembrò circondare la sua testa e essa cominciò a parlare in cinese (???), divenendo incapace di parlare in inglese per tre giorni. Quando tentò di scrivere in inglese, per raccontarci la sua esperienza, poteva scrivere solo in cinese. Abbiamo ancora copie di questi scritti nei giornali stampati in quel tempo.
(Sara Parham, La vita di Charles F. Parham)
Agnes Ozman si sedette alla scrivania per scrivere alcune lettere che dovevano essere spedite in mattinata. Poco dopo volendo scrivere di nuovo le sue mani si rifiutarono di scrivere in inglese. Inconsapevolmente scrisse dei caratteri di qualche lingua che lei non conosceva.
(Topeka State Journal del 9 gennaio 1901).
Alcuni pretesi scritti ispirati della Sig.na Ozman furono consegnati a un cinese che abitava a Topeka per vedere se egli potesse tradurrli. Egli alzò le mani e disse: Io non capisco portateli a un giapponese (Calvary Review Nov. 4, 74, pag. 3). Lascio al lettore la valutazione di tale avvenimento.

La culla del Movimento Pentecostale fu la città di Los Angeles in California (Stati Uniti), nell'anno 1906.
Si dice che in nessun'altra città del mondo ci siano tante cose brutte quante si trovano in essa:
Teosofia, misticismo, spiritismo, magia, chiaroveggenza, negromanzia, occultismo, demonismo e decadenza della morale.
Il Movimento Pentecostale ebbe il suo inizio fra i negri di Los Angeles. Questi credevano di aver ricevuto il battesimo dello Spirito, con certi doni che avevano avuto pure i primi cristiani. Il movimento aveva subito un gran successo, poiché pochi giorni dopo la prima manifestazione del "dono delle lingue" ci fu l'orrendo terremoto di San Francisco (città in California) e la gente s'impressionò molto.
Il movimento Pentecostale fu portato in Europa per mezzo d'un predicatore metodista norvegese, di nome Barratt.
Egli era andato a Los Angeles per studiare il nuovo movimento religioso e ne era stato vinto.
Da questo impariamo che è pericoloso pretendere di poter provare un movimento spirituale, se Dio non ci dà l'incarico e la divina legittimazione per farlo.
È vero che all'inizio di questo movimento perfino diversi servi maturi di Dio, con molta esperienza, furono ingannati.
Barratt racconta che pregò per 39 giorni per ricevere il dono delle lingue.
Alla fine, dopo aver perseverato nella preghiera per 12 ore, sentì muovere i nervi del collo.
Poi gli furono imposte le mani. Finalmente, in mezzo ai negri in estasi, riuscì a parlare in lingue.
Che differenza fra la preparazione dei primi discepoli per la Pentecoste e questa di Barratt!
Barratt tornò nella Norvegia poco prima del Natale 1906 e cominciò le sue adunanze.
Esse somigliavano a quelle di Los Angeles.
Per conseguenza anche in Norvegia si manifestò la più sfrenata estasi.
I "Battezzati dello Spirito" cadevano a terra.
Qualche volta il pavimento della sala era coperto di persone stese.
Emil Meier, il dirigente della "Strandmission" ad Amburgo in quei giorni fece una visita a Barratt e fu pure dominato dallo spirito di quel movimento, specialmente per l'influenza di due donne che parlavano in lingue, Dagmar Gregersen e Agnes Telle. Egli le condusse ad Amburgo. I loro messaggi e i loro canti in lingue affascinavano quasi tutti gli ascoltatori. Per un po' di tempo, perfino dei conduttori maturi si trovarono in balìa d'esse. Uno di loro disse: "Gli angeli nel cielo non possono cantare meglio di queste donne norvegesi che cantano in lingue".
Il predicatore Elias Schrenk disse invece in occasione d'una conferenza dei fratelli, che ebbe luogo a Barmen, di non esser convinto che il Signore mandasse due signorine in Germania per portare un movimento spirituale. Questo non corrisponderebbe al Suo modo di fare.
Ma, molti si lasciavano ammaliare e sedurre dal servizio delle due Norvegesi; fra essi ci fu anche il predicatore Heinrich Dallmeyer, anche se prima era sempre stato molto sobrio. Per mezzo di lui le due donne, che parlavano in lingue, andarono a Kassel (città tedesca).
Là il movimento s'ingrandì molto e si estese in tutta la Germania. Nelle adunanze in poco tempo si manifestarono veri tumulti. Si mescolarono inni, confessioni, predicazioni di ravvedimento a balbettii inarticolati, grida, gemiti, sospiri, pianti, nitriti e battiti di mani. Si vedevano visi contorti, gesti di furiosi, persone semi svenute che cadevano a terra a ritroso e che poi battevano l'aria. Qualcuno balzò in piedi e cominciò a mandare grida incomprensibili, qualificate dal dirigente come emanazioni di una visione soprannaturale.
La cosiddetta "profezia" portava, come sembrava, dei messaggi divini per mezzo di profetesse ( medium ?).
Alla fine il messaggio dominante era questo: "Verrà una Pentecoste, una Pentecoste potente".
Quasi tutti i messaggi furono detti in lingue.
Spesso erano inarticolati e furono poi tradotti da "profeti battezzati dallo Spirito Santo". Molti messaggi furono pronunciati nella forma della prima persona di Dio: "Io, il Signore, voglio glorificarmi. Io vado avanti; seguitemi nel mio corteo trionfale".
Ma c'erano anche messaggi ben diversi, dei quali ancora parleremo.
Si aspettava una "nuova Pentecoste", ma essa non venne, malgrado le preghiere, i digiuni e le lunghe adunanze che duravano fino a mezzanotte.
Profeti e profetesse dicevano sempre di nuovo che nell'assemblea c'erano degli ostacoli, cioè delle persone che impedivano la venuta dello Spirito Santo. In nuovi messaggi fu comandato a diverse persone di uscire e di confessare i loro peccati. Non era raro che si sentissero delle grida rabbiose e continue: "Fuori! Fuori! Fuori!" Se le persone designate non uscivano lo spirito raccontava pubblicamente le loro mancanze, infedeltà, immoralità, menzogne ecc.
Però la "nuova Pentecoste" non venne.
Elias Schrenk avvertì i fratelli a Kassel dicendo: "Uno spirito maligno s'è introdotto. Sciogliete le adunanze! Lavorate in silenzio!"
Però i dirigenti non erano più in grado di dirigere le adunanze. La direzione ormai era nelle mani dello spirito ingannatore.
Egli aveva ordinato ai fratelli di mettere la loro intelligenza da parte.
Lo Spirito Santo non dice mai una tale cosa nella Sacra Scrittura.
In messaggi sempre più tumultuosi lo "Spirito delle lingue" ordinava per mezzo delle "profetesse": "Continuate! Continuate!"
Alla fine il tumulto a Kassel era tanto grande che la polizia dovette intervenire e ammonire i fratelli dirigenti di sciogliere le adunanze, altrimenti essi le avrebbero sciolte con la forza.
L'ultimo messaggio in lingue era questo: "Come la plebe perseguita Me, perseguiterà anche voi. Ma io faccio un corteo trionfale. Voi Mi seguirete. Finora c'erano soltanto delle scintille, ma ci sarà il fuoco".
Una grande vergogna cadde invece sull'opera del Signore e il Suo nome fu disonorato.
Finalmente si aprirono gli occhi ai due evangelisti August e Heinrich Dallmeyer.
Il primo pubblicò un opuscolo intitolato "Satana fra i santi".
Il secondo scrisse un buon libro col titolo "Il cosiddetto Movimento Pentecostale alla luce della Sacra Scrittura".
Ambedue i fratelli dichiaravano: "Lo spirito che opera nel Movimento Pentecostale è uno spirito d'errore e di menzogna".
Ma il "fuoco straniero" s'era già esteso e aveva acceso molti altri focolai.
Il periodico "Filadelfia", edito dal direttore Dietrich, contiene nel suo terzo numero dell'anno 1912 le seguenti parole: "In tali adunanze si ballava, mentre l'organo suonava delle melodie da ballo. C'erano cose pazzesche fino verso mezzanotte. C'erano gemiti, nitriti, salti, per cui la casa tremava, si gridava, si battevano pugni sul tavolo. C'erano grida al modo dei Tirolesi. Tutto questo unito a messaggi strani, al parlare e cantare in lingue".
UN ESEMPIO BRUTTO DELLO SPIRITO DI MENZOGNA (Traduzione dal libro: Flugfeuer fremden Geistes)
Nella città di Kattowitz la comunità evangelica aveva una bella casa. Il signor Kaper, professore alla scuola professionale, l'aveva costruita e l'abitava. Dopo circa 10 anni di matrimonio nacque la prima figlia.
All'età di 4 anni la piccola si ammalò. Nel frattempo i genitori avevano accettato la fede del Movimento Pentecostale. Perciò non chiamarono il medico. Sarebbe stato incompatibile con la loro nuova fede.
In un "messaggio in lingue" fu loro detto che Dio avrebbe guarito la bimba. Però morì di difterite.
Ci fu un secondo messaggio in lingue: "Io, il Signore, ho permesso che la bimba morisse; l'ho permesso per glorificarmi. Risusciterò la bambina". Allora s'invitavano i fratelli e le sorelle di fede per la "festa di risurrezione".
I fratelli e le sorelle andarono in estasi, ma la risurrezione non avvenne.
Un terzo messaggio fu dato: "I miei figli perseverano fino a quando la casa non sarà pura".
Si avvertirono dunque gli increduli presenti che dovevano lasciare la casa.
Alcune persone uscirono.
Ricominciarono le preghiere e fu pronunciato un altro messaggio: "Ci sono presenti alcuni figli di Dio i quali non credono che Dio risusciterà ora la bambina". Uscirono altre persone, fra di loro anche il pastore della comunità, che era venuto per i funerali.
Ma la tanto desiderata risurrezione non ebbe luogo.
Fu dato un ultimo messaggio: "Il Signore vuole fare un miracolo ancora più grande, il miracolo di Lazzaro. Egli risusciterà la bambina dalla tomba".
Per conseguenza tutta la comunità si recò al cimitero.
Là continuavano le manifestazioni d'estasi, finché la polizia mise fine allo spettacolo.
Rimase una grande delusione.

COMPENDIO D'UNA LETTERA DI JOHANNES SEITZ AI DIRIGENTI DEL MOVIMENTO PENTECOSTALE IN LOS ANGELES
(Tradotto dal libro: Flugfeuer fremden Geistes)
... Ci sono visioni, apparizioni e rivelazioni bibliche. Molti assomigliano a quelle bibliche; ma su cento di tali apparizioni novantanove vengono da spiriti maligni, da angeli satanici che si travestono da angeli di luce. Queste false visioni, rivelazioni e apparizioni nei nostri giorni sono molto diffuse, hanno molte forme diverse e "riempiono l'aria".
Stilling (un credente tedesco) predisse già nel secolo XVIII che Satana prima della sua definitiva caduta si maschererà da Dio, da Gesù e da Spirito Santo per sedurre ancora molti.
Da 50 anni sono missionario. Anni fa visitai la parte settentrionale della Germania. Dappertutto trovai credenti che, dopo essersi convertiti, aver ricevuto la vita dell'Alto e lo Spirito Santo, si sono lasciati ingannare da false visioni, rivelazioni e apparizioni nelle quali apparivano loro Cristo o angeli. Tutti o quasi tutti di quelli che s'erano lasciati ingannare in quel modo s'erano sviati dalla vera fede e dalla sobrietà; diventarono orgogliosi e molti d'essi furono in seguito ossessionati dal diavolo.
Nella nostra casa di cura ospitavamo molte persone indemoniate o alienate. Esse avevano apparizioni nelle quali o Cristo, o qualche angelo appariva loro. Queste visioni erano spesso molto belle e meravigliose, simili alle visioni bibliche. Ma, siccome quelle persone avevano creduto a false apparizioni di Cristo e di angeli, esse diventarono orgogliose e in seguito furono indemoniate. Per liberare tali persone furono necessarie lunghe lotte. Per grazia di Dio più volte sono stato lo strumento, del quale il Signore si è servito, per liberare queste persone.
Riconobbi sempre presto che tali apparizioni e visioni erano false, avendo io stesso avuto tanti anni addietro, insieme ad alcuni fratelli, le più belle e meravigliose apparizioni e rivelazioni; ma Dio ci aveva fatto la grazia di riconoscere ch'erano opere di Satana.
Infatti, molti anni fa mi radunai ogni mese con alcuni fratelli per pregare otto giorni consecutivi, chiedendo a Dio la potenza dall'Alto, la Pentecoste, i doni dello Spirito. Poi avennero delle rivelazioni e apparizioni così belle che saremmo stati ingannati tutti, se il Signore non avesse avuto pietà di noi e non avessimo ubbidito all'ordine di Dio: "Provate gli spiriti per sapere se sono da Dio". Mi si rizzarono i capelli, quando conobbi i terribili e astuti tentativi di Satana per ingannarci. Per mezzo di queste false visioni, rivelazioni e apparizioni voleva annientare tutto ciò che avevamo chiesto a Dio e ch'Egli più tardi fece per mezzo di noi. Se avessimo creduto a queste false rivelazioni e apparizioni e se le avessimo accettate, il diavolo avrebbe distrutto tutto.
Ci avrebbe ingannato per fare di noi degli ingannatori di altre persone. Chi è ingannato da tali false rivelazioni diventa quasi sempre, senza rendersene conto, ingannatore di altre persone. Vorrei avere il tempo per raccontare con quale grandissima astuzia gli spiriti dell'abisso si travestono da Cristo e da Spirito Santo. Questi spiriti che abbiamo smascherati e conosciuti quali spiriti diabolici, hanno fatto tante cose molto belle. Per mezzo di queste volevano ingannarci. Ci dicevano per esempio: "Voi riceverete lo Spirito Santo e predicherete il Vangelo in Germania; guarirete ammalati e caccerete spiriti ..." Eppure erano angeli satanici che volevano prima sottometterci alle loro influenze e poi sviarci.
Oh, quante persone si lasciano ingannare, si sviano dalla vera fede e diventano gli strumenti di falsi spiriti! ....
Nel Signore il vostro fratello
Johannes Seitz
UN'ESPERIENZA SIGNIFICATIVA DI JOHANNES SEITZ (Tradotto dal libro: Kräftige Irrtümer, Richard Ising)
Johannes Seitz racconta:
Un giorno ricevetti una lettera d'un pastore svizzero che mi pregò di fargli una visita. Mi scrisse: "Lo Spirito Santo è entrato da noi. Mia sorella parla in lingue e ha il dono della profezia. Tutti i giorni si convertono delle persone".
Gli risposi consigliandolo d'essere cauto, perché di 100 tali casi 99 provengono dal diavolo. Mi rispose che io avevo peccato contro lo Spirito Santo e che dovevo andare a provare lo spirito.
Andai dunque in Svizzera.
La sera, la sorella del pastore, vestita di bianco, entrò nella stanza nella quale eravamo, il pastore e io.
Lo spirito disse per la bocca della sorella: "Sono mandato dai luoghi celesti per annunciarvi il Vangelo, la buona novella di Gesù Cristo".
Domandai: "Da dove vieni?"
Rispose: "Dal cielo".
Dissi: "Ci porti qualch'altra cosa di ciò che la Bibbia dice? Sappi che non accettiamo nulla fuori di quello che sta scritto nella Sacra Scrittura".
Lo spirito rispose: "Vi porto soltanto ciò che dice la Bibbia".
Io risposi: " Allora non sei da Dio, ma dal diavolo".
Il pastore si spaventò e mi disse: " Fratello, tu pecchi!"
Io gli risposi: " Tu sei teologo e non sai che in nessun posto della Bibbia leggiamo che Dio manda degli spiriti per annunciare il Vangelo? Questo è nostro dovere. Noi uomini, provenienti dalla polvere, siamo chiamati ad annunciare il Vangelo. Per far questo, Dio non manda spiriti. Tu mi hai pregato di venire a provare lo spirito secondo la Sacra Scrittura. Inginocchiamoci e preghiamo il Signore d'illuminarci".
Ci inginocchiammo e pregammo. Dopo un certo tempo lo spirito fece balzare la sorella e la indusse a gridare: "Maledetto è Gesù Cristo! Sono scoperto!"
Dopo una lunga lotta di preghiera, questa sorella apparentemente "dotata dallo Spirito Santo", è stata liberata dalla sua possessione.
da:   http://www.chiesacristiana.info/studi/pfingst/origini.htm

mercoledì 2 maggio 2012

La condanna alle pene eterne



"E questi andranno nelle pene eterne" (Matteo 25:46).

L'eccellenza della dispensazione del vangelo è evidenziata con forza da quei decreti di ricompensa e di punizione che esso rimette alla scelta di tutti i suoi uditori, perché essi si impegnino ad essere ubbidienti ai suoi precetti. 
Poiché il vangelo promette non meno della felicità eterna ai giusti, e una punizione non inferiore a una sofferenza eterna agli empi: da una parte, "un odore di vita a vita", dall'altra "un odore di morte a morte" (cfr. 2 Corinzi 2:16). Si potrebbe immaginare che basti menzionare il primo di questi due argomenti per spingere gli uomini al loro dovere, eppure ministri in ogni epoca hanno dovuto ricordare frequentemente alla gente il secondo, e mostrare loro i terrori del Signore, per dissuaderli dal peccare.

Ma per quale motivo gli uomini sono tanto ostinati? La ragione sembra essere la seguente: la promessa della felicità eterna è tanto gradita agli uomini, che tutti coloro che si definiscono cristiani, universalmente e volontariamente affermano di crederci e di essere d'accordo con questa dottrina; ma c'è qualcosa di tanto spaventoso nel considerare i tormenti eterni, sembra essere infinitamente sproporzionata la durata eterna delle pene in confronto alla breve vita umana spesa nei piaceri della vita, che gli uomini (o almeno parte di loro) sono restii a confessare anche questa parte della dottrina come elemento di base della propria fede: cioè, che un'eternità di miseria attende gli empi nella vita dopo la morte fisica.
Desidero pertanto insistere sulla necessità di riconoscere questa parte come uno degli elementi della nostra fede, e cercare di farvi vedere il bene che deriva dall'accettare le parole del nostro benedetto Signore:"Questi" (cioè gli empi) "andranno nelle pene eterne".
Quindi, senza considerare le parole in relazione al contesto, quello di cui voglio parlarvi si riassume in un solo pensiero: che i tormenti riservati per gli empi, dureranno per l'eternità.
Ma, prima di procedere, voglio che sappiate che prendo per scontato che ognuno di voi che mi ascoltate creda che ciascuno di noi ha qualcosa dentro di sé, che noi chiamiamo anima, e che è capace di sopravvivere alla dissoluzione del corpo, e di vivere nella miseria o nella gioia per tutta l'eternità.
Prenderò per scontato, inoltre, che crediate alla rivelazione divina: che quei libri, enfaticamente chiamati "le Scritture", sono stati scritti per ispirazione di Dio, e che le cose in essi contenute sono fondate sulla verità eterna.
Prenderò per scontato che voi crediate che il Figlio di Dio è venuto in terra a morire per i peccatori; e che c'è solo un Mediatore tra Dio e gli uomini, ed è Cristo Gesù.
Fatta questa necessaria premessa, procederemo ora a comprendere il bene contenuto nelle parole del nostro testo, ovvero nel fatto che i tormenti riservati per gli empi sono eterni: "questi andranno nelle pene eterne".
inferno
Il primo motivo che ci dovrebbe rendere certi del fatto che le sofferenze che attendono i peccatori sono eterne, è che è proprio la Parola di Dio ad affermarlo.
Mancherebbe il tempo per citare tutti i passaggi che convalidano questa dottrina. Basti dunque ricordarne solo alcuni. Nell'Antico Testamento, nel libro di Daniele, al capitolo 12 verso 2, ci viene detto che "molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia" (Daniele 12:2). Nel libro di Isaia, parlando di coloro che hanno trasgredito la legge di Dio, vivendo e infine morendo da ribelli impenitenti, ci viene detto che "il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà" (cfr. Isaia 66:24). E altrove, il santo profeta, senza dubbio colpito e attonito per la prospettiva per i dannati di vivere per l'eternità nei tormenti, "chi di noi potrà dimorare con le fiamme eterne?" (Isaia 33:14).
Il Nuovo Testamento è ancora più chiaro in tale proposito, essendo una rivelazione che ha portato questo ed altri particolari simili alla luce. L'apostolo Giuda, parlando dei profani che disprezzano la dignità, ci dice che ad essi "è riservata l'oscurità delle tenebre in eterno" (cfr. Giuda 8, 13). E nel libro della Rivelazione di Gesù Cristo, o Apocalisse, è scritto che "il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli" (Apocalisse 14:11). E se crediamo alla testimonianza degli uomini ispirati da Dio, la testimonianza del Figlio di Dio, al quale lo Spirito è dato senza misura, è di gran lunga maggiore. E nel vangelo di san Marco, Cristo ripete questa solenne dichiarazione per tre volte: "meglio è per te entrare monco nella vita", cioè è meglio abbandonare i piaceri delle tue concupiscenze, o essere disprezzato da un amico per perseguire una santa condotta, piuttosto "che avere due mani" (cioè indulgere nel peccato o disubbidire a Dio per non dispiacere un amico) "e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile, dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne" (Marco 9:44, cfr. Matteo 18:8). E di nuovo troviamo, nelle parole del testo, "questi andranno nelle pene eterne" (Matteo 25:46).

So che alcuni di quelli che negano l'esistenza di un'eternità di tormenti per gli empi, asseriscono che parole come "eterne" e "per sempre" sono spesso usate nelle Sacre Scritture (in special modo nell'Antico Testamento) per indicare non una durata infinita, ma una quantità di tempo limitata.
Rispondo che, quando le parole sono utilizzate in questo senso limitato, ci si rende subito conto di ciò dal contesto in cui esse si trovano; o si trovano in alcuni modelli prescritti da Dio in occasioni particolari, come quando viene detto: "sarà un patto eterno" e anche "come uno statuto… un patto eterno"; cioè si tratta di un modello stabile, non soltanto temporaneo o occasionale come la colonna di nuvola o la manna. O, infine, c'è una qualche relazione con il patto che Dio stipulò con la Sua Israele spirituale; il quale, se compreso nel suo significato spirituale, è e resterà eterno, sebbene i cerimoniali richiesti siano stati aboliti.
È evidente che le parole: "questi andranno nelle pene eterne" non possono essere interpretate in modo da significare una durata limitata, come si comprende leggendo le parole che seguono nello stesso verso: "ma i giusti a vita eterna" (Matteo 25:46).
Leggendo queste parole, tutti sono concordi nel dire che la vita promessa ai giusti sarà eterna. E per quale motivo la punizione per i malvagi non dovrebbe essere intesa anch'ella come eterna, dal momento che vengono utilizzate le stesse parole per entrambe le affermazioni, nello stesso verso?
Inoltre, se Dio ricompenserà i Suoi santi con una vita eterna di felicità, ciò prova che eterna sarà anche la vita di miseria riservata ai peccatori. Poiché noi non sappiamo nulla con certezza, tranne quello che ci è stato detto per rivelazione divina, di quello che avverrà al giudizio; e ciò che sappiamo è che Egli ha stabilito di punire eternamente i malvagi, e di ricompensare i giusti. Ne consegue che la Sua giustizia sarebbe messa in dubbio se non condannasse, o se non ricompensasse.

Alcuni obiettano anche che sebbene Dio sia obbligato dalla Sua promessa a ricompensare i giusti, la veracità della promessa non va presa in considerazione in quanto Egli potrebbe non punire i malvagi come avvenne nel caso di Ninive. Dio dichiarò espressamente al Suo profeta Giona che Ninive sarebbe stata distrutta in quaranta giorni; ma, leggendo la storia (cfr. Giona 3:4-10), apprendiamo del pentimento dei niniviti: "Dio vide ciò che facevano, vide che si convertivano dalla loro malvagità, e si pentì del male che aveva minacciato di far loro; e non lo fece" (Giona 3:10).
In risposta a questa obiezione dirò che le minacce di Dio, come pure le sue promesse, sono senza ripensamento, perché fondate sulle leggi della giustizia eterna. Vediamo che quando l'uomo non ubbidiva a delle condizioni sulla base delle quali Dio avrebbe risparmiato la giusta punizione, Egli mandava sempre ad effetto quanto aveva minacciato di fare: la cacciata di Adamo dall'Eden, la distruzione del vecchio mondo tramite il diluvio, la rovina di Sodoma e Gomorra, sono tutti esempi che, come monumenti, stanno a ricordarci del fatto che Dio esegue le sue minacce, sebbene alla nostra debole comprensione le punizioni possano talvolta sembrare sproporzionate rispetto al crimine.

È vero, Dio risparmiò Ninive, e lo fece perché gli abitanti si pentirono, soddisfacendo così la condizione per cui Dio aveva mandato il profeta ad avvertirli: affinché si pentissero, e Lui potesse perdonarli, e risparmiarli.
Allo stesso modo, se agli avvertimenti del vangelo gli uomini rispondono con ravvedimento e ubbidienza, seguendo gli insegnamenti del vangelo mentre ancora sono in vita, Dio certamente non li punirà; al contrario, darà loro la ricompensa riservata ai giusti. Ma affermare che Egli non punirà, e per tutta l'eternità, i peccatori impenitenti, ribelli, ostinati, secondo quanto ha promesso, non è altro che fare Dio bugiardo come gli uomini: "Dio non è un uomo, perché possa mentire, né un figlio d'uomo, perché possa pentirsi. Quando ha detto una cosa, non la farà? O quando ha dichiarato una cosa, non la compirà?" (Numeri 23:19).
Ma l'assurdità di una simile opinione apparirà ancor più evidente guardando la natura del patto cristiano. E qui devo di nuovo farvi osservare che, come ho detto all'inizio di questo discorso, assumerò che crediate che il Figlio di Dio è venuto in terra per salvare i peccatori; e che esiste un solo Mediatore tra Dio e gli uomini, e cioè Cristo Gesù.

E assumerò, inoltre, (a meno che non siate di quelli che credono all'assurda e infondata dottrina del purgatorio) che siate pienamente persuasi che questa vita è l'unica concessaci da Dio Onnipotente per scegliere la via della salvezza, e quando saranno trascorsi questi pochi anni, non rimarrà più alcun sacrificio per il peccato.
E come questo è vero, ne consegue che se gli empi muoiono nel peccato, e sotto l'ira di Dio, tale sarà il loro stato per tutta l'eternità. Poiché non esiste alcuna possibilità di essere liberati da tale condizione, tranne che mediante Cristo soltanto, durante questa vita; e dunque, all'ora della morte, il tempo per la mediazione e l'intercessione di Cristo sarà irrevocabilmente finito; per questo motivo la punizione per un peccatore che muore nelle colpe delle sue iniquità non durerà soltanto un giorno, un anno, un secolo, ma per tutta l'eternità.
Infine, desidero provarvi che i tormenti riservati ai malvagi nella vita dopo la morte sono eterni, in quanto i tormenti del diavolo sono tali.

Apprendiamo dalle Scritture che esiste un essere chiamato diavolo, che una volta era un angelo di luce, ma per il suo orgoglio e la sua ribellione contro Dio fu scacciato dal cielo ed ora, con il resto degli angeli caduti, percorre e domina il mondo, cercando chi poter divorare; sappiamo inoltre che esiste un luogo di tormento riservato ad essi, e che, per usare le parole dell'apostolo, "Egli ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora" (Giuda 6). Accetterete queste verità se, come ho premesso all'inizio del mio discorso, siete di coloro che credono che le Sacre Scritture siano state scritte per ispirazione e rivelazione di Dio.
Se dunque crediamo in questo, e troviamo giusto che Dio punisca quegli spiriti una volta gloriosi, ma ora caduti per la loro ribellione, come possiamo pensare che Egli sia ingiusto nel punire uomini malvagi e peccatori per la loro impenitenza, per tutta l'eternità?

Mi direte, forse, che essi peccarono contro una luce maggiore, e meritano dunque un castigo maggiore. E così pensate che la punizione per gli angeli caduti possa essere più severa di quella degli uomini peccatori; ma vi dico che eterno sarà il castigo per entrambi: poiché in quel giorno, come ci dicono gli oracoli viventi di Dio, il Figlio dell'Uomo dirà a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!" (Matteo 25:41). Qui troviamo che i peccatori impenitenti saranno gettati nelle stesse fiamme eterne con il diavolo e i suoi angeli; e ciò è fin troppo giusto. Poiché quand'anche questi ultimi avessero peccato contro una luce maggiore, i cristiani peccano contro una grazia maggiore. Cristo non morì per gli angeli, ma per gli uomini, perché fossimo salvati. Perciò, se Dio non risparmiò quegli esseri eccelsi, siate certi, o peccatori ostinati, chiunque voi siate, che non sarete risparmiati.
Da quello che ho detto è chiaro che i tormenti riservati ai peccatori sono eterni. E se è così, fratelli e sorelle, dobbiamo correre a Gesù Cristo, il nostro rifugio; dobbiamo essere santi in ogni conversazione, devoti, affinché possiamo scampare all'ira a venire!
Ma prima di procedere a un'esortazione pratica, permettetemi di aggiungere qualche parola a quanto è stato detto.

Come prima cosa, se i tormenti riservati ai malvagi sono eterni, cosa dirò a coloro che professano apertamente di credere in una vita eterna di ricompensa per gli uni, e di tormento per gli altri, eppure osano vivere ancora nei peccati, che senza dubbio, a meno che non ci sia un sincero ravvedimento, li condurrà al luogo del tormento? Voi sapete che le pene per i malvagi impenitenti nella vita a venire sono eterne. "E fai bene; anche i demòni lo credono e tremano" (Giacomo 2:19). Ma sappi, o uomo vano, che a meno che questo credere non influenzi la tua vita e ti faccia abbandonare i tuoi peccati, ogni volta che ripeti questo credo stai dicendo, in effetti: "io credo che sarò dannato per l'eternità".

Come seconda cosa, se le pene riservate agli empi, ai peccatori, sono eterne, ciò sia di monito a quelle persone che cercano di dissuadere i credenti dal credere in questa verità: poiché, in tutta probabilità, non esiste un modo migliore per incoraggiare e promuovere l'infedeltà e la profanità. Poiché se gli avvertimenti che Dio, per il nostro bene, ci dà sulla fine di coloro che amano l'iniquità e non vogliono ravvedersi, non bastano come deterrente per far allontanare gli uomini dal peccato, a quali alte vette di malvagità e perversione potranno essi velocemente arrivare se gli viene insegnato che c'è speranza di un perdono futuro? O ancora peggio, se gli viene detto che dopo la morte non esiste una vita, che le loro anime periranno come le bestie? Guai a quei falsi insegnanti, quelle guide cieche che guidano altri ciechi. "Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?" (Luca 6:39). E tali corruttori della Parola di Dio sappiano che quest'oggi io testimonio ad ogni uomo o donna che mi sta ascoltando, che "se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro" (Apocalisse 22:19).

Terzo e ultimo, se i tormenti riservati agli empi sono eterni, serva questo come rimprovero a coloro che disputano con Dio, e affermano che è ingiusto punire una persona per l'eternità per aver vissuto nei piaceri del peccato per un tempo. Tali persone sappiano che non sarà il loro pensare o definire Dio ingiusto a renderlo tale, non più di quanto le grida e le lamentele di un criminale condannato possano far diventare ingiusta la legge o un giudice. Non sai, o verme, di quale blasfemia ti rendi colpevole nell'accusare Dio di essere ingiusto? "La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: Perché mi hai fatta così?" (Romani 9:20). Presumi di accusare l'Onnipotente con i tuoi vili ragionamenti? E di chiamarlo ingiusto per averti punito per l'eternità, solo perché tu desideri che ciò non accada? Dio l'ha detto, e non lo farà forse? Egli lo ha detto: "sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo" (Romani 3:4)"Il giudice di tutta la terra non farà forse giustizia?" (Genesi 18:25).Certamente lo farà. E se i peccatori non riconosceranno la giustizia dei suoi avvertimenti in vita, si troveranno a doverli subire quando saranno tormentati nella vita a venire.

Ma avviamoci ora alla conclusione di quanto è stato detto.
Avete visto, fratelli e sorelle, che le pene eterne sono una realtà, per espressa dichiarazione delle Sacre Scritture, e avete ascoltato quali sono le conseguenze del rifiutare tale avvertimento. Non è necessario essere esperti di retorica per persuadere una persona saggia ad aborrire e abbandonare i peccati, poiché senza ravvedimento essi la porteranno nelle sofferenze eterne. La sproporzione tra il piacere e la sofferenza (ammesso che vi sia alcun reale piacere nel peccato) è così infinitamente grande che, supponendo che fosse possibile ma non certo che gli empi saranno puniti, nessuno uomo assennato, per godersi un temporaneo piacere materiale, si azzarderebbe a fare qualcosa per cui un giorno dovrà pagare con i tormenti eterni. Ma, dal momento che i tormenti dei dannati non solo sono possibili, ma certi (dal momento che Dio stesso, che non può mentire, ce lo ha detto nella Sua Parola) per gli uomini peccatori, perseverare nella disubbidienza, e lusingarsi che non li aspetta nessun castigo, non è altro che un eccesso di follia e presunzione.
Anche il ricco della nota parabola credeva che, se qualcuno fosse risorto dai morti e fosse apparso ai suoi figli per avvertirli del pericolo che correvano vivendo nel peccato, essi avrebbero creduto e si sarebbero ravveduti (cfr. Luca 16:27 e segg.); ma i cristiani, a quanto pare, non si ravvedono, nonostante il Figlio di Dio sia morto e risorto, e abbia detto loro quello che devono aspettarsi, se continuano nelle loro vie malvagie e ribelli.

Se ogni tanto distogliessimo i nostri sguardi dalle cose visibili, e per fede meditassimo un po' sulle miserie e le sofferenze dei perduti, non dubito che sentiremmo i pietosi lamenti di molte anime infelici: "O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte?" (Romani 7:24). O sciocco essere mortale che sono stato, mi sono causato questa vita di tormenti eterni per aver vissuto per poco tempo in piaceri che mi hanno dato solo scarse, fugaci soddisfazioni. Ah! È questo il salario, sono questi gli effetti del peccato? O dannato apostata! Prima mi ha illuso con presunte promesse di felicità, e dopo molti anni di faticoso lavoro per lui, mi ha ripagato con queste pene eterne. Oh se non avessi mai dato retta alle sue allettanti insinuazioni! Oh se avessi respinto i suoi consigli fin dall'inizio con orrore e ripugnanza! Oh se avessi preso la mia croce e seguito Cristo! Oh se non avessi ridicolizzato la vera devozione, vantandomi della mia finta educazione, condannando i veri credenti come troppo bacchettoni o fanatici! Sarei stato felice, avrei avuto gioia oltre quello che saprei spiegare a parole, felice per tutta l'eternità, in quei luoghi benedetti dove sono i santi, i credenti riscattati, rivestiti di gloria ineffabile, che cantano con serenità le loro lodi all'Agnello che siede sul trono in eterno. Ma, ahimè, è ormai troppo tardi per queste riflessioni; ora sono solo desideri vani e inutili. Non ho sofferto con loro, e dunque non posso regnare insieme a loro. Ho in pratica rinnegato il Signore che mi ha acquistato col Suo sangue, e ora giustamente sono rinnegato da Lui. Ma devo proprio vivere per l'eternità tormentato da queste fiamme? Il mio corpo che una volta era vestito di porpora e lino fine, di abiti sontuosi, deve ora restare confinato eternamente in questo luogo di sofferenza, tra gli insulti e le beffe dei demoni? O eternità! Quel pensiero mi riempie di disperazione: resterò miserabile per sempre".
meta finale
Venite, dunque, voi tutti peccatori che vi state illudendo, e immaginatevi al posto di quell'uomo miserabile che vi ho appena descritto. Pensateci, vi supplico per la grazia di Dio in Cristo Gesù, pensate dentro di voi a quanto angoscianti e insopportabili saranno le interminabili accuse della coscienza dentro di voi. Pensate a quanto insostenibile sarà per voi rimanere per l'eternità in quelle fiamme.
Venite, voi tutti cristiani tiepidi, come quelli di Laodicea, che professate una religione, che vi occupate un poco, ma non abbastanza, delle cose di Dio; oh pensate, riflettete dentro di voi, quanto deplorevole sarà perdere il vostro ingresso al cielo, e finire nei tormenti eterni, soltanto perché vi accontentate di essere dei "quasi cristiani" e non perseguite la pienezza della speranza e dello zelo. Considerate, vi imploro, considerate quanto disprezzerete e inveirete contro quella fatale stoltezza che vi ha fatto credere che sarebbe bastato qualcosa di meno della vera fede in Gesù - producente una vita di vera devozione, abnegazione e mortificazione delle opere della carne - per preservarvi da quei tormenti senza fine.
Ma ora devo fermarmi. Questi pensieri sono troppo angoscianti perché io, e anche voi, ci soffermiamo ancora su di essi; e Dio sa che come giudicare è il Suo dovere, così avvertire gli uomini affinché siano salvati è il mio. Ma se il solo parlare dei tormenti dei perduti è così sconvolgente, quanto dev'essere terribile subirli!

E ora, ci sono forse alcuni tra di voi che, come i discepoli, diranno: "Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?". Ma i cristiani sinceri non siano terrorizzati dalla parola che ho annunciato: no, per voi è riservata una corona, un regno, uno smisurato peso eterno di gloria. Cristo non ha mai detto che i giusti, i credenti, i retti, i sinceri, andranno nelle pene eterne, ma piuttosto i malvagi, gli spietati, i formalisti che ragionano come detto prima. Per voi che Lo amate con sincerità, una via nuova e vivente è stata inaugurata mediante il sangue di Gesù Cristo, per accedere al Santo dei Santi: e, nel grande giorno del giudizio, vi sarà concesso ampio ingresso nella vita eterna. Badate, dunque, e fate attenzione che non ci sia tra voi nessuna radice d'amarezza causata dall'incredulità: ma, al contrario, con fermezza e sincerità abbiate fede nelle molte preziose promesse largitevi dal vangelo, sapendo che Colui che ha fatto le promesse è fedele, e dunque le manterrà.

Ma gli empi e i formalisti che si ostinano a peccare non osino applicare alcuna delle promesse divine a se stessi: "non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini"; no, ad essi rimangono solo i terrori del Signore. E, come certamente Cristo dirà ai suoi fedeli servitori: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo" (Matteo 25:34), con altrettanta certezza Egli pronuncerà questa terribile sentenza contro tutti quelli che muoiono nei loro peccati: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!" (Matteo 25:41).
Da quello stato infelice, possa Dio nella Sua infinita misericordia liberare tutti per mezzo di Gesù Cristo; al quale, con Te, o Padre, o Te, o Spirito Santo, tre persone e un solo eterno Dio, sia reso, poiché Ti è dovuto, tutto l'onore, la potenza, la forza, la maestà, e il dominio, ora e per sempre.

di George Whitefield

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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