per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

domenica 29 luglio 2012

Vivere con l'Eternità nel cuore



Tutto si logora, ma…
 

Sembra che tutti gli oggetti e gli apparecchi di cui oggi disponiamo e che ci rendono la vita comoda e piacevole, siano fatti per non durare a lungo, che i loro costruttori appositamente abbiano già posto nei loro congegni qualcosa che si logora e che prima opoi si romperà e ci costringerà a comprarne dei nuovi. E’ la logica del mercato e dell’economia: dobbiamo spendere, comprare sempre nuovi modelli di automobili, computer, telefonini... Non era così un tempo, dove certi oggetti e strumenti duravano anche per generazioni. Allora non ci si poteva neanche permettere di comprarne di nuovi. 
Oggi, però, si dice che “l’economia deve girare”, “la tecnologia è così che progredisce”…Esiste persino una pubblicità dove si vede un uomo che va a fare la spesa e che tutti coloro che incontra gli dicono grazie e gli fanno i complimenti, perché spendendo, contribuisce al benessere generale ed al progresso…. 
Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che continuamente il nostro mondo ci rammenta come tutto sia provvisorio, temporaneo, relativo, sostituibile, soggetto all’obsolescenza. …tutto, anche la nostra persona, il nostro corpo, che si deteriora, si ammala, si guasta, fino a non funzionare più ed a portarci alla morte. Siamo anche noi come la tecnologia che ci circonda? Temporanei, provvisori, “usa e getta”? Pur ben comprendendo tutto questo, questo pensiero “non ci convince del tutto”: nel nostro cuore abbiamo il pensiero dell’eternità, un pensiero che ci affascina e che ci attira e che talvolta ci ossessiona, non riuscendo a liberarcene! La provvisorietà, per quanto comprensibile, non ci sembra “naturale”. La chirurgia moderna sostituisce oggi parti del nostro corpo che non funzionano più. Ci piacerebbe, ad un certo punto, poter cambiare anche tutto il nostro corpo, come si cambia un’automobile.

Il pensiero dell’eternità 
eternità
Perché in noi c’è questo pensiero d’eternità? Risponde a questa domanda la Bibbia, la Parola di Dio, nel libro dell’Ecclesiaste al capitolo 3, versetto 11: “Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità, sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio ha fatta” (Ec. 3:11). Si, è stato Iddio, l’eterno Iddio, a porre nel cuore delle creature umane il pensiero dell’eternità. Perché? Perché il nostro destino ultimo è diverso da quello del resto della creazione. Noi siamo unici! 

Tutto è “usa e getta”? 
divorzi
Pensate a tutto ciò che usate ed ha una vita molto temporanea. Nelle nostre case abbiamo rasoi usa e getta, penne usa e getta, contenitori usa e getta di vario tipo, tazze e piatti di carta: la lista potrebbe essere molto lunga. Ormai ci siamo abituati a pensare nei termini di usare qualcosa solo per un breve tempo e poi diventa obsoleto. Spesso si pensa allo stesso modo delle creature umane. Quando trasportiamo il concetto di “usa e getta” per le creature umane, ci rendiamo ben presto conto, anche se talvolta ci è comodo il pensarlo, che “qui c’è qualcosa che non va”! Sappiamo che siamo qui solo per breve tempo e, a meno che non abbiate una qualche nozione di qualcosa che stia “al di là” di questa vita, questa sembra tutto ciò che esiste. Se questa vita è per noi tutto, allora anche noi, come i piatti di carta, diventiamo degli“usa e getta”, qualcosa che presto diventerà obsoleto, inutile. 
Un tempo, ad esempio, il matrimonio, le promesse matrimoniali, si intendevano “per tutta la vita”. Oggi il concetto “non è più di moda”: ci piace un uomo, una donna? Quando non ci piace più per qualche motivo, quando diventa “difettoso” e malato, lo buttiamo via e lo sostituiamo con un altro, con “un modello nuovo”! Forse è per questo che il matrimonio è sempre più raro. Meglio “convivere” così si può cambiare il nostro partner che non ci piace più senza avere il fastidio di dovere divorziare! Vi sono alcuni che vorrebbero che si eliminasse dalla formula di matrimonio ogni promessa perché “onestamente” non si ha intenzione alcuna di mantenerla! …“nella buona come nella cattiva sorte, in salute e in malattia …finché la morte non vi separi?”.
Niente affatto…finché mi farà comodo! Lo stesso oggi sembra valere con “i vecchi”? Non servono più? Non sono più produttivi? Fanno solo spendere le casse malati? Ammazziamoli “legalmente”! Tutto questo non solo è immorale, ma gravemente lesivo della dignità umana, che trasforma una persona in un oggetto “usa e getta”! 

Destinati all’eternità 

L’essere umano, però, non è un oggetto. Esso non solo va valorizzato, onorato e sostenuto sempre, nonostante le sue debolezze, malattie e infermità, con amore costante e con spirito di sacrificio, ma l’essere umano è destinato all’eternità, per l’esplicito progetto creativo divino. Questa vita non è tutto ciò che abbiamo. Noi siamo stati creati in vista dell’eternità. Sappiamo anche solo intuitivamente che è così . Perché vogliamo continuare a vivere? Perché abbiamo un’incredibile pulsione ad estendere la nostra vita? Sappiamo che, nella nostra generazione, la speranza di vita è stata allungata di parecchi anni a causa delle ricerche e delle cure mediche. 
Oggi c’è persino chi vorrebbe farsi “congelare” mediante particolari tecniche, in modo da potersi “risvegliare” in un determinato futuro in cui si pensa che la medicina abbia avuto successo nel curare certe malattie. Tutto questo mostra che in noi c’è un grande desiderio di preservare la nostra vita: è qualcosa di radicato in noi. Dio ha messo nei nostri cuori il pensiero dell’eternità. Noi siamo stati fatti ad immagine di Dio, ricordate? E uno dei modi in cui siamo “a Sua immagine” è il fatto che siamo destinati ad un’esistenza che va ben oltre lo spazio della nostra vita sulla terra. Già, “sulla terra”, perché questo non è il luogo dove noi continueremo a vivere! Questo è proprio il punto che fin troppi non comprendono quando vorrebbero una vita sempre più lunga. I giorni di Matusalemme, che visse moltissimo, sono ormai molto lontani e, se leggete il libro della Genesi, riconoscerete come l’estensione della vita umana si sia drammaticamente abbreviata dopo il Diluvio. Giungiamo così ora a vivere in media, per un uomo 74 anni, e per una donna, che, come sappiamo è molto di più che un tempo. 

Una prospettiva diversa 
prospettiva
L’apostolo Paolo comprendeva qualcosa di molto importante, che egli riporta della sualettera ai cristiani di Corinto. In 2 Corinzi 5:2 egli scrive: “Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste”. Qui egli parla di due corpi, che chiama “tende” o “case”. Il primo è temporaneo. Noi potremmo andare in campeggio ed usare una tenda, ma non la usiamo come nostra dimora permanente. Alcune civiltà usano delle tende perché sono nomadi. Una tenda non implica mai stabilità e, con essa, dobbiamo intendere la sua provvisorietà. Qui noi tutti siamo provvisori. Questo non vuol dire, però, che siamo provvisori dovunque. Avremo una dimora stabile, una casa. A noi piace avere una casa, offre un senso di permanenza, anche qui. Quando compriamo una casa, lo facciamo nella speranza di abitarvi per lungo tempo. La vita, qui, offre molte scelte, ma l’eternità ce ne offre due, per quanto riguarda il luogo dove vivremo per sempre. Il “per sempre” non è in questione. E’ il piano che Dio ha disposto per tutti. Egli desidera che noi si possa dimorare per sempre in comunione con Lui, nella dimensione che, tradizionalmente, si chiama paradiso. Possiamo però scegliere di non volere avere a che fare con Dio, nemmeno nell’aldilà edi vivere per sempre lontani da Lui. Qualcuno dice che …l’inferno sarà molto più interessante perché vi incontrerà tutti i suoi amici e non quei credenti “stupidi e noiosi”che, in questo mondo, tanto disprezzava ed evitava. Dubito, però, che sarà “tanto bello” come si illudeva che fosse! Altri dicono che semplicemente spariremo nel nulla e “chi si è visto si è visto”. Poveri illusi! Dio ci avrebbe mentito al riguardo? E’ la qualità del nostro rapporto con Dio che determinerà dove saremo e, dato che ora ci è data la scelta, come ci rapportiamo oggi con Lui è di importanza capitale ed eterna. E’ veramente da irresponsabili ignorarlo o trascurarlo. C. S. Lewis, uno dei più grandi scrittori cristiani del XX secolo, disse: “ Vi sono due tipi di persone: quelli che dicono a Dio: ‘Sia fatta la Tua volontà’, e quelli ai quali Dio dice: ‘Va bene, che sia fatto secondo la vostra volontà!’ ”. E’ desiderio di Dio che nessuno passi l’eternità senza di Lui, ma permolti, purtroppo, sarà così. Dio non costringerà nessuno a “sopportare la Sua presenza”. 

Le conseguenze di una prospettiva 

Sapendo, quindi, che abbiamo questa scelta e sapendo che dovremo vivere ben al dilà di questa nostra esistenza terrena, se Dio non è un bugiardo, allora questo pensiero non potrà che avere delle conseguenze sull’attuale nostra vita. Se non lo comprendiamo, allora viviamo allegramente come se non avessimo futuro! La chiave di tutto questo è vivere con l’eternità nel cuore e vivere con l’eternità di fronte ai nostri occhi e nella nostra mente tutti i giorni, ciascun giorno. La vostra vita, vedete, ha conseguenze eterne. Quando comprendiamo che c’è molto di più che la vita qui ed oggi, allora ci rendiamo conto che questa vita è solo una preparazione per l’eternità, ed allora vivremo in modo diverso. Cominceremo a vivere alla luce dell’eternità, e questo sarà ciò che colorerà ogni nostro rapporto, lavoro, opportunità, e circostanze che ci verranno incontro. Alcune cose che sembrano importanti si riveleranno per ciò che in effetti sono, cioè banali, e questo è giusto e molto buono. Quando viviamo con l’eternità di fronte a noi, i valori della nostra vita cambieranno, e cominceremo ad usare del nostro tempo e del nostro denaro, in modo più saggio, e daremo peso ai rapporti e al carattere più di quanto facciamo sulla fama, sulla ricchezza, i successi della vita e persino del divertimento. Tutto questo ha la sua importanza quaggiù, ma non è la cosa più importante, non dovrà avere per noi il posto centrale nella vita. Allora, rimetteremo in ordine le nostre priorità e ci importerà ben poco l’essere “alla moda” e seguire ciò che oggi “va per la maggiore”. Quando Paolo lo comprese, avvennero nella sua vita cambiamenti radicali. Egli scrive: “…ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo” (Fl. 3:7). Se questa vita è tutto ciò che abbiamo, allora certamente è tempo sprecato stare qui ad ascoltare “queste cose”: andiamo subito a “goderci la vita”. Sono molti coloro che la pensano così ! Facciamo allora tutto ciò che ci passa per la testa e che crediamo farci piacere, senza più nessuno scrupolo morale. Se questa vita non è tutto ciò che abbiamo, allora vivremo differentemente, rendendoci conto che tutto ciò che facciamo qui su questa terra, ha conseguenze eterne. Ogni atto della nostra vita farà differenza nell’eternità. Penseremo maggiormente “a lungo termine”, piuttosto che a breve termine, come molti oggi. 

In serbo per noi c’è molto di più 

Per noi Dio ha in serbo molto di più di quanto possiamo vedere qui ed ora. “com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì , e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano»” (1 Co. 2:9). E’ Dio che, nella Sua Parola, ci fornisce una prospettiva sull’eternità. Ricordate che cosa Gesù dice a proposito di coloro che Dio accoglierà nella Sua gloria: “Venite, voi, benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo” (Mt. 25:34). Ecco ciò a cui guardiamo. 
Lo scrittore C. S. Lewis, che scrisse “Le cronache di Narnia”, una serie di sette libria llegorici per bambini, conclude i suoi libri con queste parole: “Per noi questa è la fine di tutte le storie, ma per loro era solo l’inizio della vera storia. Tutta la loro vita in questo mondo, se fosse stata racchiusa fra le copertine di questo libro dal titolo alla parola ‘fine’, sarebbe stata ben poco. Ora, però, finalmente possono iniziare il Capitolo Uno della loro Grande Storia, che va avanti per sempre e nel quale ogni capitolo è migliore di quello che lo precede”. Apocalisse 21 descrive la dimensione dell’esistenza alla quale siamo chiamati: ecco dove inizia la vera storia. Dio ha dei propositi per la nostra vita sulla terra, ma la cosa non finisce qui! I Suoi piani includono molto di più che le poche decine d’anni che passiamo sulla terra. Sono propositi veramente entusiasmanti. 

Pensarci oggi, senza ritardo! 
decisione
Un salmo dice: “La volontà del SIGNORE sussiste per sempre, i disegni del suo cuore durano d'età in età” (Sl. 33:11). Oggi dobbiamo pensare all’eternità, e senza ritardo,qualunque sia la nostra età, e pensarci molto. Non è un argomento morboso. E’esattamente ciò che si suppone che dobbiamo fare nella nostra esistenza terrena –tenere i nostri occhi fissi a quella realtà, la realtà per eccellenza. Agli orecchi moderni è incomprensibile ed assurdo che la Bibbia ci dica: “È meglio andare in una casa in lutto, che andare in una casa in festa; poiché là è la fine di ogni uomo, e colui che vive vi porrà mente” (Ec. 7:2), eppure dobbiamo pensare molto alla fine di questa nostra vita e all’inizio della seguente. Perché? “Perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb.13:14). Possiamo ben farci progetti per costruirci una casa quaggiù, ma dobbiamo guardare alla nostra dimora permanente in cielo, il che è molto più importante. L’apostolo dice: “Siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore” (2 Co. 5:6). Qui Paolo si rende conto che ogni giorno quaggiù è un giorno lontano dalla piena presenza di Dio. Viviamo noi con questa realtà nella nostra vita? Molti cercano solo di rimuoverne lo stesso pensiero, e potremmo essere tentati di fare lo stesso.Per nove mesi, nel corpo di nostra madre, ci siamo preparati per questa vita. Per più di nove mesi, per diverse decine d’anni, noi ci prepariamo per la vita piena: ecco perché per noi Dio è importante e cerchiamo di conoscerlo sempre meglio, amarlo e servirlo. Vi sono molti, però, che vivono come se quaggiù dovessero vivere secoli. E’ nostro compito quotidiano prepararci per il nostro giorno finale e per l’eternità che ci aspetterà. Come potremmo farlo con la fiducia di fare la cosa giusta? Ascoltando con attenzione ciò che ci dice l’Evangelo del Signore Gesù Cristo, ubbidendo ad esso con piena fiducia ed accogliendo la grazia che in esso il Signore ci concede. Perché mai dovremmo finire come rifiuti in una discarica nauseabonda, quando il Signore ci dà la grazia in Gesù Cristo dell’eterna comunione con Lui? Giosuè disse: “E se vi sembra sbagliato servire il SIGNORE, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi […] del paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il SIGNORE»” (Gs. 24:15).

di P. Castellina



"Beati coloro che adempiono i suoi comandamenti per avere diritto all'albero della vita, e per entrare per le porte nella città." 
(Apocalisse 22:14)

sabato 21 luglio 2012

Giusti o giustificati?



V
i sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunciato il perdono dei peccati; e, per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè. (Atti 13: 38-39)
Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. (Romani 3: 23-24)
Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio (Romani 5: 1-2)
In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati (1 Gv 4: 9-10)
Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna. (Tito 3: 5-7)
Noi Giudei di nascita, non stranieri peccatori, sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato. Ma se nel cercare di essere giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, vuol dire che Cristo è un servitore del peccato? No di certo! (Galati 2: 15-17)
Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Poiché quanto a noi, è in spirito, per fede, che aspettiamo la speranza della giustizia. Infatti, in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né l'incirconcisione; quello che vale è la fede che opera per mezzo dell'amore.(Galati 5: 4-6)
Cari fratelli, Gloria a Dio!......................................................
GLORIA A DIO! Per la Sua santa e verace Parola!
Vorrei riuscire ad esprimere ciò che il Signore ha piantato nel mio cuore!
Vorrei poterlo dire semplicemente e se è Volontà del Signore, sicuramente riuscirò!..................................
Chi può reputarsi giusto? Quali sono le opere, che possano testimoniare la sua giustizia?
Dio afferma: una figura mi stava davanti agli occhi e udii una voce sommessa che diceva: "Può il mortale essere giusto davanti a Dio? Può l'uomo essere puro davanti al suo creatore? Ecco, Dio non si fida dei suoi servi, e trova difetti nei suoi angeli; quanto più in quelli che stanno in case d'argilla, che hanno per fondamento la polvere e sono schiacciati al pari delle tignole! (Giobbe 4: 16-19)
SIGNORE, ascolta la mia preghiera, porgi orecchio alle mie suppliche;
nella tua fedeltà e nella tua giustizia, rispondimi, e non chiamare in giudizio il tuo servo, perché nessun vivente sarà trovato giusto davanti a te. (Salmi 143: 1-2)
Fratelli e sorelle, oggi si assiste alla continua battaglia teologica che diversi schieramenti combattono a difesa delle proprie ideologie e dottrine, chiamando a propria difesa la Fede in Cristo e nella Sua Parola!
Questi cari fratelli e sorelle agiscono in buona sostanza, ritenendo quello in cui credono, che è stato il più delle volte insegnato e riferito da un altro uomo sia giusto!
Possiamo tranquillamente affermare che ad oggi la giustizia e la verità non risiede in nessuna umana concezione della fede!
Chi di tutti, professando di dimorare nelle verità bibliche è veramente giusto?
La varietà di formulazione dottrinale, professata dalle varie denominazioni, chiese cattoliche, geoviste e cristianamente libere è tutta verità?.......Giusta?
Paolo affermava, per mezzo dello Spirito Santo che non c'è nessun giusto, nemmeno uno! Sia mai che ad oggi la giustizia sia diventata cosi multiforme e profondamente diversa nella sostanza?
La Risposta è un secco, NO! Non c'è nessun giusto nemmeno uno! Paolo aveva ed ha ragione!
Paolo non era neanche egli giusto, ma chi risiedeva in lui, chi guidava le sue parole........Egli era il giusto il Divino il Creatore! Dio soltanto è giusto!
Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. (Romani 7: 18-19)
Cari fratelli e sorelle, vi ricordate quando per mezzo della predicazione della Parola, Il Suo seme fece breccia nei nostri cuori?
Ricordate la felicità, la libertà, l'amarezza delle lacrime per aver compreso il peccato che è innestato in noi?
Se ad oggi amici miei, avete la certezza che le vostre vie sono giuste, abbandonate questo sentiero di appagamento spirituale auto prodotto!
Cristo soltanto è Giusto, nessun uomo potrà giustificarsi perché frequenta l'associazione religiosa giusta!
Tu metodista, tu luterano, tu pentecostale, tu chiunque sia!
Abbandona immediatamente ogni minuta pretesa di giustizia derivante dal tuo credo dottrinale! NON vedi?
Ragionando un attimo sulla situazione storica ed odierna, guardando alla miriade di vie cristiane esistenti ed esistite. Non può essere che TU che stai leggendo sei nella verità! Perché ugualmente l'ateo o il cattolico o mormone o chi che sia, leggendo queste pagine è sicuro della sua verità!
Sappiamo benissimo, dove risiede la verità, qual'è la via e che questa soltanto porta alla vita! Tutto il resto è un'imitazione dell'originale fatta su misura alle esigenze svariate e variopinte di ogni essere umano! Sia Cristiano o di altra religione o credo.............
L'unicità della vera chiesa, risiede nell'opera del suo capo (Cristo), i versetti evidenziati all'inizio di questa riflessione, credo che facciano ben comprendere che nessun uomo ha realmente e totalmente afferrato che è Cristo che comanda, Cristo che conduce e per l'ennesima volta Cristo che rivela!
Se ciò fosse stato realmente considerato, se il nostro primario ravvedimento fosse stato mantenuto........L'era presente sarebbe UNA SOLA UNANIME EKKLESIA, AVENTE UN UNICO BATTESIMO, UN UNICO SPIRITO, UN SOLO SIGNORE! CAPO DI TUTTO E TUTTI ED ETERNA BASE.
Ma l'odierno Cristianesimo non è così!
Quindi ragionevolmente pensando, c'è qualcuno che non è giusto ed ha commesso molti errori e quel qualcuno sicuramente NON è Cristo!
Il signore mio e vostro, è stato molto categorico e risolutivo nel Suo ministero terrestre! Gesù condannava apertamente e senza mezzi termini gli ipocriti religiosi, che si mascheravano di giustizia d'avanti al popolo!
Questi uomini,Il Signore li definì sepolcri imbiancati, ciechi guide di ciechi!
Quegli stessi uomini che si ritenevano sani, operanti e zelanti nella legge, che non avevano nessun bisogno del medico! Credevano di essere così giusti, in fondo essi erano i farisei! Gli uomini che si attenevano alla legge! Digiunando almeno due volte la settimana e pregando tre volte al giorno! Pagavano la decima su tutti i propri averi, e tante altre simili cose!
Cosa gli rispose Gesù? Mentre Gesù era a tavola in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?» Ma Gesù, avendoli uditi, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Ora andate e imparate che cosa significhi: "Voglio misericordia e non sacrificio"; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori»(Matteo 9: 10-13)
Non cadiamo nello stesso errore della gente di quel tempo, il signore non sopporta l'ipocrisia! Ricordiamo anche le sue parole sul racconto del fariseo ed il pubblicano nella sinagoga! Gesù è venuto per chiunque si riconosca malato ed inguaribile! Egli ha promesso che guarirà e medicherà qualsiasi ferita! Anche se non è oggi o domani o nell'immediato! Ma credi per Fede che un dì Gesù asciugherà ogni tua lacrima, perché la Tua preghiera non è ipocrita e tu non hai nessuna coscienza di giustizia! Ma battendoti il petto, piangendo! Invocando il Signore da inguaribile malato agonizzante! Riconoscendo che non avrai nessuna possibilità se Dio non dimora in te!
Ammetti la tua totale incapacità nell'operare la giustizia, riconosci il Bisogno che egli sia il tuo Consolatore!
Quando testimonierai della Sua immensa grazia, confida al tuo prossimo la tua incapacità, le tue attuali debolezze! Non essere ipocrita dicendo che se non ci si attiene a questo o quest'altro Dio ti punirà!
Ma si amorevole e cortese, come il Signore ha detto che è venuto per i malati, Dio ti ha fatto testimone per tutti quelli che si riconosceranno tali!
Io mi riconosco malato, bisognoso delle Sue cure e sin quando non tornerà e mi rivestirà con la Sua gloria ne avrò sempre bisogno............. Tu di cosa hai bisogno?
Dio ci benedica  

di Antonino Frenda

venerdì 20 luglio 2012

Perché Dio permette che gli innocenti soffrano?



Il problema della sofferenza, come lo definì l'ex-ateo C.S. Lewis, è l'arma più usata dagli atei contro la fede cristiana.
Non avendo alcuna prova obiettiva su cui fondare la fede in "nessun Dio", essi ricorrono ad obiezioni di ordinefilosofico. E di queste, il problema della sofferenza è la più grande.
Cioè, essi dicono: "Come è possibile che un Dio di amore permetta nel Suo mondo cose quali le guerre, le malattie, il dolore e la morte, soprattutto quando spesso le loro conseguenze sono sentite più direttamente da coloro che apparentemente sono innocenti? O non è un Dio di amore, ma piuttosto è indifferente alle sofferenze umane, oppure non è un Dio onnipotente e quindi è incapace di farci qualcosa. In ogni caso, il Dio della Bibbia, che si pretende caratterizzato sia dal potere assoluto che dall'amore perfetto, diventa un anacronismo impossibile".
La difficoltà è indubbiamente reale, ma l'ateismo non è certo la risposta, e nemmeno l'agnosticismo.
Cominciamo col riconoscere che la nostra stessa mente è stata creata da Dio, per cui manifesta una grande presunzione usarla per mettere in discussione Lui e le Sue motivazioni. "La cosa formata dirà a colui che la formò: Perché mi hai fatto così?" (Romani 9:20). "Il giudice di tutta la terra non farà forse giustizia?" (Genesi 18:25).
Non siamo noi a poter stabilire da soli la misura di ciò che è giusto o sbagliato. Solo il Creatore di tutto può fare questo, poichè Egli è un Dio giusto.
Perché tanti bambini muoiono di fame e soffrono?
Gesù ha amato e ama profondamente i bambini. Egli era felice quando Gli venivano presentati, pregava per loro (Matteo 19:13-14), e li prese come esempio di quella semplicità che dovremmo avere nel camminare con Dio.
Se molti bambini soffrono o muoiono di fame, la causa va ricercata nell'egoismo e nell'avidità dell'uomo, e nel menefreghismo nei confronti dei più bisognosi. Gesù ha avvertito che per tutti coloro che osano scandalizzare o fare del male contro i Suoi piccoli ci sarà un gravissimo giudizio (Matteo 18:6).
Ma consideriamo un momento l'umanità: esistono davvero degli "innocenti"?
La Bibbia dichiara: "Non c'è sulla terra NESSUN uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai" (Ecclesiaste 7:20). "TUTTI hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" (Romani 3:23).
"Le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto" (Isaia 59:2).
Gesù disse: "Quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro" (Luca 13:4-5).
Non c'è dunque nessuno che abbia il diritto d'esenzione dall'ira di Dio sulla base della propria presunta innocenza.
La Bibbia ci dice che se Gesù Cristo non è ancora ritornato, è perché ciascuno abbia il tempo di pentirsi e di credere al Vangelo.
Sono ormai molti millenni che Dio ha pazienza e sopporta il male e le ingiustizie che imperversano nel mondo. Avrebbe potuto mettervi fine da molto tempo, giudicando definitivamente tutti gli esseri umani, ma nessuno di noi sarebbe scampato a quel giusto giudizio.
Ma Egli ci ama, e vuole che tutti siano salvati; vuole che tu stesso, lettore, abbia coscienza del fatto che ogni uomo è peccatore e che tu hai bisogno di conoscerLo oggi, come il Signore della tua vita e il tuo Salvatore. Un giorno non lontano Egli sarà il Giudice imparziale e inflessibile di tutti coloro che sono rimasti indifferenti al Suo amore e comunque di tutti  quelli che hanno preferito vivere nel peccato.
Il mondo è attualmente sottoposto alla maledizione di Dio (Genesi 3:17)
a causa della ribellione dell'uomo contro di Lui. 
Le malattie, le sofferenze e la morte, hanno avuto origine con la caduta dell'uomo. Dio non creò l'uomo perché soffrisse: "Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono" (Genesi 1:31). Dio creò l'uomo affinché godesse la vita eterna in comunione perenne con Lui, gli diede una compagna e lo circondò con tutte le cose buone che aveva creato. Tutto questo avvenne fino al giorno in cui la creatura voltò le spalle a Dio.
Prima d'allora vi era un'intima e perfetta comunione tra la creatura ed il suo Creatore, tanto che il Signore scendeva nel giardino di Eden per incontrare l'uomo (Genesi 3:8,9). Viveva una vita pienamente felice, senza nessuna limitazione o sofferenza, e aveva ricevuto inoltre il pieno dominio su tutte le altre creature. Ma con l'entrata del peccato, le cose cambiarono, le sue conseguenze di esso penetrarono nella creazione e tutto fu sottoposto al giudizio. L'uomo fu la causa di questo cambiamento, come Dio avvisò, la sua natura si corruppe e fu soggetto alla morte, spirituale prima, e fisica poi.
Questa "schiavitù della corruzione", che fa sì che "tutta la creazione geme ed è in travaglio" (Romani 8:21-22), è universale e riguarda tutti - uomini, donne e quindi bambini - di ogni luogo e tempo. "Tutto il mondo giace nel maligno" (1a Giovanni 5:19).
I credenti, quelli che seguono non solo una religione tra tante, ma che hanno conosciuto Gesù come Signore vivente, hanno fin d'ora la gioia di godere della presenza tangibile di Dio nella loro vita, e Lo conoscono non più solo come Creatore ma come loro Padre."Secondo la Sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia" (2a Pietro 3:13). In quel giorno Dio "asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate" (Apocalisse 21:4).
Il Signore Gesù Cristo fu l'unico uomo veramente "innocente" e "giusto" di tutta la storia,
e ciò nonostante soffrì più di chiunque altro nella storia dell'universo.
E lo fece per noi che crediamo in Lui! "Cristo morì per i nostri peccati" (1a Corinzi 15:3). Egli soffrì e morì al posto nostro, subendo la condanna per le colpe di ciascuno di noi, e risuscitò per poterci riconciliare a sé, e fin d'ora Egli può redimere dal peccato e dalle sue conseguenze chiunque Lo riceve per fede come il proprio Signore e Salvatore.

Il test di una fede autentica



Il termine

Che cosa vuol dire la parola "martire"? Nel linguaggio comune la si usa in diversi modi. Esaminiamo alcune frasi:
"I martiri della libertà" sono coloro che, con alto spirito di sacrificio, hanno dato sé stessi completamente fino alla morte per la causa della libertà di un popolo. "I martiri del libero pensiero" sono coloro che hanno patito fino alla morte per difendere la libertà di opinione e di espressione.
"I martiri del lavoro" sono quelli che sul lavoro sono colti da infortuni o da malattie professionali, come nella frase:"L'apertura del traforo del Frejus fece molti martiri", oppure "i martiri della scienza" coloro che hanno dato la loro vita per il progresso della scienza.
Per estensione si può dire di una persona: "è una martire afflitta da molte disgrazie… o da un marito manesco" per indicare chi è afflitta da lunghi tormenti o maltrattato ingiustamente.
Abbiamo così la parola "martirio", che indica qualsiasi crudele pena e anche la morte sofferta per la fede o un alto ideale, come nelle frasi "affrontò il martirio senza battere ciglio", o "subire il martirio", ed è usata in senso attenuato in frasi come: "È un martirio per un bambino restare seduto tante ore in un banco". Si dice poi anche di chi assume atteggiamenti da vittima: "Non fare il martire"

Il termine martire, però, ha avuto origine nel contesto della fede cristiana, e significa: "chi attesta fermamente di fronte agli oppositori la sua fede e per essa è pronto a subire persecuzioni e persino la morte". Origene, padre della Chiesa, lo definisce così: "chi preferisce morire piuttosto che rinnegare la sua propria fede e vivere".
In un'epoca come la nostra, dominata dal relativismo, priva di ideali se non molto vaghi e suscettibili di compromessi, priva di certezze e quindi fondamentalmente agnostica, la figura del martire, come quella dell'eroe, è molto lontana dai nostri orizzonti. Per alcuni, i martiri non sarebbero che gente sciocca, credulona e fanatica… Essi però considerebbero glialtri  come gente "senza spina dorsale", decadente, opportunista, conformista, miserabile…

Martiri nella Bibbia
lapidazione
Il primo martire cristiano propriamente detto, che segue il Signore Gesù persino nella sofferenza e nella morte è Stefano, di cui ci parla il libro degli Atti al capitolo VII.
La Scrittura ci dice: "…intanto la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede. Or Stefano, ripieno di fede e di potenza, faceva grandi prodigi e segni fra il popolo. E alcuni della sinagoga (...) si alzarono per disputare con Stefano; ma non potevano resistere alla sapienza e allo spirito col quale egli parlava. Allora istigarono degli uomini" con false accuse verso di lui, "…ed eccitarono il popolo, gli anziani e gli scribi; e, piombatigli addosso, lo trascinarono via e lo condussero davanti al sinedrio. Poi presentarono dei falsi testimoni (...) E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, avendo fissati gli occhi su di lui videro il suo volto simile al volto di un angelo". Così lo interrogano e Stefano, testimoniando e dando ragione della sua fede, annuncia loro l'identità e la missione di Gesù Cristo, chiamandoli al ravvedimento ed alla fede. Questo però il sinedrio non lo vuole udire. "All'udire queste cose, essi fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma egli, ripieno di Spirito Santo, fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio, e disse: Ecco, io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio. Ma essi, mandando alte grida, si turarono gli orecchi e tutti insieme si avventarono sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono. (...) Così lapidarono Stefano, che invocava Gesù e diceva: Signor Gesù, ricevi il mio spirito. Poi, postosi in ginocchio, gridò ad alta voce: Signore, non imputare loro questo peccato. E, detto questo, morì" (Atti 7).
L'Apostolo Paolo, parlando della propria conversione a Cristo, scrive: "quando si versava il sangue di Stefano, tuo martire, anch'io ero presente, acconsentivo alla sua morte e custodivo le vesti di coloro che lo uccidevano"(At. 22:20).
In Apocalisse si parla brevemente della figura di un cristiano che dà la sua vita per Cristo. La comunità cristiana di Pergamo vive momenti difficili. Il Signore le dice: "Io conosco le tue opere e dove tu abiti, là dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me neppure nei giorni in cui il mio fedele testimone Antipa fu ucciso tra di voi, là dove abita Satana" (Ap. 2:13).
martiri cristiani
Ed è proprio l'autore dell'Apocalisse che ci parla più di tutti dei martiri"io vidi sotto l'altare le anime di coloro che erano stati uccisi a motivo della parola di Dio e a motivo della testimonianza che avevano resa" (Ap. 6:9). Essa parla di una grande potenza futura che farà strage di cristiani: "E vidi la donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E, quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Ap. 17:6). Essa parla del grande onore che i testimoni della fede riceveranno nel Regno di Dio: "Poi vidi dei troni, e a quelli che vi sedettero fu dato la potestà di giudicare, e vidi le anime di coloro che erano stati decapitati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e che non avevano adorato la bestia né la sua immagine e non avevano preso il suo marchio sulla loro fronte e sulla loro mano. Costoro tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni"(Ap. 20:4).
morire per Cristo
Vorrei citare infine il famoso testo di Ebrei 11 che esaltando la fede dei popolo di Dio, comprendente quello dell'Antico Testamento dice: "...altri ancora subirono scherni e flagelli, e anche catene e prigionia. Furono lapidati, segati, tentati, morirono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, afflitti, maltrattati (il mondo non era degno di loro), erranti per deserti e monti, in spelonche e grotte della terra. Eppure tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza mediante la fede, non ottennero la promessa, perché Dio aveva provveduto per noi qualcosa di meglio, affinché essi non giungessero alla perfezione senza di noi" (Eb. 11:36-40)"Anche noi dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che ci sta sempre attorno allettandoci, corriamo con perseveranza la gara che ci è posta davanti, tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio" (12:1,2).

Il valore più grande
Cristo
Si, la storia del popolo di Dio, antico e moderno, è storia di martiri, cioè di testimoni fedeli e veraci, persone che, conoscendo il messaggio dell'Evangelo come prezioso ed insostituibile per la loro vita, conoscendo da vicino la preziosissima Persona del Signore e Salvatore Gesù Cristo, hanno investito in Lui ogni cosa che possedevano ed erano, e non l'hanno voluta svendere per nulla al mondo, neanche per la loro vita.
Sono come il mercante di perle di cui parla Gesù quando dice: "Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle. E, trovata una perla di grande valore, va, vende tutto ciò che ha, e la compera" (Mt. 13:45,46). Il Signore Gesù diventa il valore massimo. Udite che cosa dice l'Apostolo Paolo come considera ciò che ha trovato in Cristo rispetto tutti i beni di questo mondo: "ma le cose che mi erano guadagno, le ho ritenute una perdita per Cristo. Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo" (Fl.3:6-8).

Un impegno totale

Oggi per molti essere cristiano è un accessorio della vita. Sono tante altre cose prima e poi anche cristiani. Hanno tante cose da fare nella vita, e poi, se c'è tempo, anche per qualche pratica religiosa… Il loro cuore trova maggior piacere ed interesse per le cose di questo mondo alle quali non vogliono rinunciare. Sarebbero però pronti a rinunciare alla loro vita stessa pur di non rinnegare Cristo? Quale sarebbe il risultato di una rapida inchiesta fatta di risposte sincere? Se ci chiedessero: "Se non rinneghi la tua fede ti spogliamo ti espropriamo di tutto ciò che possiedi, …ti chiudiamo in un ospedale psichiatrico, …ti ammazziamo!", che cosa sceglieremmo? È una domanda scottante che pure oggi viene fatta a cristiani in certe parti del mondo.
La Scrittura dice"Or grandi folle andavano a lui, e Gesù si rivolse loro e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo. Chi di voi infatti, volendo edificare una torre, non si siede prima a calcolarne il costo, per vedere se ha abbastanza per portarla a termine? Che talora, avendo posto il fondamento e non potendola finire, tutti coloro che la vedono non comincino a beffarsi di lui, dicendo: "Quest'uomo ha cominciato a costruire e non è stato capace di terminare". (…) Così dunque, ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo"(Lu. 14:25-33).
Pensate: Gesù identifica il termine mio discepolo in colui o colei che Lo mette al primo posto nella sua vita, e per lui sarebbe pronto a rinunciare ai suoi famigliari, ai suoi amici, ad ogni cosa, alla sua vita stessa! Esagerato? Eppure questo diceva Gesù per chiunque fosse davvero qualificato a portare il Suo nome.
Gesù disse pure: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi rovina se stesso e va in perdizione? Perché, se uno ha vergogna di me e delle mie parole, anche il Figlio dell'uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli" (Lu. 9:23-26).
Il Signore Gesù parla qui del seguirlo, della possibilità di perdere la propria anima eterna se non rinnega sé stesso e nonporta la Sua croce. Che significa? Che significava la croce al tempo di Gesù? Significava un'unica cosa. La croce era lo strumento di tortura più atroce, di sofferenza e di morte. Cristo chiama alla più totale rinuncia di sé, alla totale rinuncia di vivere per compiacere sé stessi e per perseguire obiettivi egoistici, al punto da essere pronti a dare la propria vita per Cristo. Significa considerare la causa di Cristo più preziosa di qualsiasi altra cosa nella vita ed essere pronti a sacrificare l'intero proprio essere per amor suo. È una resa totale alla signoria ed all'autorità di Gesù Cristo sulla nostra vita!
Il Signore Gesù parlava di un tempo in cui: "…vi sottoporranno a supplizi e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome. Allora molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l'un l'altro. E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti. E perché l'iniquità sarà moltiplicata, l'amore di molti si raffredderà; ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato" (Mt. 24:9-11).

Disponibilità?

Un atteggiamento disponibile al martirio è fondamentale per ogni genuina professione di fede. Coloro che professano essere seguaci di Cristo, ma che amano qualsiasi altra cosa o persona più di Cristo, ingannano solo sé stessi se pretendono di essere persone che hanno ricevuto da Dio il dono della salvezza.
Un cristiano scrisse: "Se non sei un martire, almeno potenzialmente, non puoi nemmeno essere un cristiano" (John Gerstner). Un cuore disposto alla rinuncia di sé stima le cose di questo mondo di gran lunga inferiori ai valori della fede e libera i sentimenti dall'essere troppo attaccati a qualunque cosa di quaggiù. Un altro cristiano scrisse: "Più dai valore ad una cosa più ti rattristi per la sua perdita; una donna che dia immenso valore al proprio figlio, quando dovesse perderlo è come se perdesse la sua vita stessa… allo stesso modo colui che … ama l'onore di questo mondo e la sua vita… allora questi diventano i suoi dei. Portategli via il suo dio e lui affonderà. Un cuore che sa rinunciare a sé stesso non attribuisce valore ultimo a queste cose; se ne vanno le ricchezze, è solo come un'ombra che svanisce; se la vita se ne va, non è per lui come una bolla di sapone che si dissolve"(Thomas Hooker). Perché mai affliggersi per la perdita di… spazzatura, così come il cristiano è chiamato a considerare le cose di questo mondo?
Vorrei concludere con le parole di un cristiano del passato che, dopo aver scritto un trattato sull'argomento del martirio, dice: "Per quale ragione io ho ritenuto di dover affliggere la testa dei miei lettori con un simile spinoso argomento come quello del martirio? Io rispondo: l'idea del martirio è inclusa nei più fondamentali principi del cristianesimo: amare Cristo più di noi stessi, la rinuncia a sé stessi o il rinnegare noi stessi. Chi mi fa questa domanda non merita migliore risposta che il silenzio, perché se non capisce questo, continuerà a pensare che simili argomenti siano troppo duri ed irragionevoli" (William Pink).

di Paolo Castellina 

  

"Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
(Romani 8:35)


ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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