per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

martedì 31 dicembre 2013

La Pace in Cristo nel nuovo anno


"Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno."   
(Ebrei 13:8)

Nel prosieguo del nostro cammino, ci lasciamo un'infinità di esperienze alle spalle. Non possiamo tornare indietro, né ci è concesso di rivivere alcun giorno di questo anno che sta volgendo al termine. Non percorriamo due volte lo stesso sentiero della vita. Non passiamo mai nuovamente per la medesima esperienza. Sperimentiamo una volta sola l'infanzia, l'adolescenza, la giovinezza, l'età matura e la vecchiaia, così come una volta soltanto moriamo. 

Lasciamo continuamente dietro di noi oggetti, persone, luoghi, condizioni ed esperienze, come un'invisibile scia di realtà che non ci saranno più riproposte. In tutte le vicende e in ogni stagione della vita, avremo però al nostro fianco il Signore Gesù, che sarà una presenza costante e immutabile. L'arca del patto fu portata nella terra promessa, e continuò a guidare il popolo. Il Cristo conosciuto nell'adolescenza o nel pieno della giovinezza, rimane lo stesso nell'età adulta e durante la vecchiaia. 

Qualunque cambiamento gli anni possano portare, dobbiamo mantenere lo sguardo fisso sul Dio vivente. Cristo risorto inonda di vita anche l'esistenza gravata dai segnali del logoramento o di una fine ormai imminente. Egli sarà sempre tutto ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Non ci sarà mai un sentiero che Egli non possa trovare o che non sia in grado di mostrarci. Non attraverseremo mai una valle oscura che Egli non venga a illuminare con la Sua radiosa presenza. 

Non affronteremo mai una battaglia che Egli non possa combattere e vincere per noi, unendosi alle nostre schiere. Non ci sarà mai un'esperienza attraverso la quale Egli non possa portarci al sicuro. Ci stiamo lasciando alle spalle l'anno vecchio, non certo Cristo e le esperienze che abbiamo maturato al Suo fianco. Non dobbiamo temere, quindi, di andare avanti, se camminiamo nella guida dello Spirito Santo, procedendo affiancati a Lui. 

Non siamo mai passati per questa via, e tutto può apparirci difficile e insolito. Ma Cristo lo sa, e non permetterà che barcolliamo avanti e indietro. Egli ci guiderà, mostrando la finalità precisa della nostra esistenza di uomini e di credenti. Il Signore diraderà le nubi sui nostri sentieri, e tutto andrà nel modo migliore, se solo proseguiremo con la nostra mano nella Sua.


Dio benedica tutti i lettori nel nuovo anno a venire e che possa concedervi la pace 
in Cristo.

mercoledì 25 dicembre 2013

Emmanuel



"Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata e ogni carne la vedrà."   (Isaia 40:5)



Anticipiamo il felice giorno in cui il mondo intero sarà convertito a Cristo, quando gli dei dei pagani saranno gettati alle talpe e ai pipistrelli, quando il Romanesimo sarà esploso, e la mezzaluna di Maometto sarà svanita per non gettare mai più i suoi raggi funesti sulle nazioni, quando i re si prostreranno davanti al Principe della Pace, e tutte le nazioni chiameranno il loro Redentore benedetto. Alcuni disperano di questo. Essi considerano il mondo come un vascello che si sta disgregando e andando in pezzi, e non galleggerà mai più. Noi sappiamo che il mondo e tutto ciò che è in esso, un giorno sarà bruciato, e aspettiamo dei nuovi cieli e una nuova terra, ma non possiamo leggere le nostre Bibbie, senza la convinzione che


"Gesù regnerà ovunque il sole
sorge nei suoi passaggi successivi. "


Noi non dobbiamo essere scoraggiati dalla lunghezza de Suo ritardo, non dobbiamo essere scoraggiati dal lungo periodo che Egli assegna alla chiesa nella quale lottiamo con poco successo e molta sconfitta. Noi crediamo che Dio non permetterà mai che questo mondo, che ha visto una volta il sangue versato di Cristo su di esso, sia per sempre la roccaforte del diavolo. Cristo è venuto quaggiù per salvare questo mondo dal detestato dominio delle potenze delle tenebre. Che urlo sarà quello che si sentirà quando gli uomini e gli angeli si uniranno per gridare "Alleluia, alleluia, perché il Signore Iddio Onnipotente regna!"


Che soddisfazione ci sarà in quel giorno per aver avuto una parte nella battaglia, per aver contribuito a spezzare le frecce dell'arco, e per aver aiutato a conquistare la vittoria per il nostro Signore! Felici sono coloro che confidano con questo Signore vittorioso, e che combattono fianco a fianco con Lui, facendo il loro piccolo lavoro nel Suo nome e per mezzo della Sua forza! Quanto infelici sono quelli a fianco del male! Si tratta di una parte perdente, ed è una questione in cui perdere è perdere e essere perso per sempre. Da che parte ti trovi? 



"Sorgi, risplendi, perché la tua luce è giunta, e la gloria dell'Eterno Si è levata su te.
Poiché ecco, le tenebre ricoprono la terra e una fitta oscurità avvolge i popoli, ma su di te si leva l'Eterno e la sua gloria appare su di te."
(Isaia 60:1-2)

lunedì 23 dicembre 2013

E' il Natale una festa cristiana?


Per la maggior parte della gente, chiedersi se il Natale sia una festa cristiana, è privo di senso. Che ci potrebbe essere di più cristiano del Natale? Non è forse il compleanno di Gesù? Eppure molti cristiani si sentono sempre più a disagio con le celebrazioni natalizie. Quando vedono tutti i baccanali che avvengono intorno alle festività natalizie, essi non possono evitare di domandarsi se non vi sia qualcosa di sbagliato in tutto questo. Così continuano a chiedersi: "Non è forse il Natale il compleanno di Gesù? Il mondo ha corrotto il vero senso del Natale, ma si tratta pur sempre di una "festa bellissima", e così anno dopo anno essi lottano per "restituire il Natale a Gesù".
Quanto affermo, per alcuni potrà essere scioccante, ma dopo aver ora per molti anni ben riflettuto sulla questione e fatto ricerche nella Bibbia e nella storia della Chiesa, sono giunto alla conclusione che non v'è nulla di cristiano nel Natale, che sia come viene ora celebrato, come pure nell'origine di questa festa, il Natale non è che fondamentalmente ed essenzialmente pagano. Se questo pensiero per voi è nuovo e sorprendente, vi invito a considerare la possibilità che il Natale sia per voi un angolo oscuro che debba essere riesplorato mettendolo in luce.
Non intendo dire che tutto il romanticismo dello "spirito natalizio" mi lasci del tutto indifferente. Certo c'è un fascino particolare in questa festività: il pensiero delle riunioni di famiglia, le canzoni e le melodie natalizie tradizionali, le città illuminate di luci multicolori, le strade ed i negozi piene di gente che acquista regali...Nessuno che abbia del sentimento può sfuggire al fascino dello spirito natalizio. Anche il cinico più indurito non può evitare quei sentimenti che inducono ad "essere buoni" e a rinvangare la nostalgia della fanciullezza anche solo per pochi giorni.
Ho provato quell'approccio che ci fa dire: "restituiamo il Natale a Gesù", ma mi sono convinto sempre di più che sia Cristo a non voler essere "restituito" al Natale. Se parliamo contro la commercializzazione del Natale e cerchiamo di mettere in rilievo "il vero significato del Natale", la maggior parte certamente sarebbe d'accordo. La gente è cosciente che a Natale spesso si eccede in senso materialistico, e gradisce sermoni sul "vero" significato del Natale. Mi chiedo però: "Qual è il vero significato del Natale?". Quando giungi proprio alla sua essenza, che cos'è il Natale? Da dove è venuta questa festa? Com'è sorta? Che cosa rappresenta ora per la gente? La vera questione riguarda la natura stessa di questa istituzione.
Credo che sareste scioccati se vi metteste a sondare realisticamente l'istituzione del Natale. Quello che vi chiedo è di mettere da parte pregiudizi e preferenze culturali, e di affrontare la questione con mente aperta. Certo è difficile farlo. Siamo così sommersi da un secolo di tradizioni e di nostalgie, che è quasi impossibile per qualcuno considerare oggettivamente la faccenda. Vi chiedo di mettere da parte le vostre idee preconcette, almeno temporaneamente e considerare onestamente questa istituzione che chiamiamo Natale. Francamente l'intenzione di questo articolo è quella di mettervi in questione, di farvi pensare, di fare si che si produca in voi un cambiamento nel vostro comportamento se si trovasse il Natale non conforme alla verità dell'Evangelo.
  
1. L'origine delle festività natalizie
Sol Invictus
Qual è l'origine del Natale? Come iniziarono le feste natalizie? Al principio si trattava di una festa pagana oppure cristiana? Non c'è indicazione alcuna nel Nuovo Testamento che i primi cristiani celebrassero il Natale. Può essere dimostrato dalla storia della Chiesa che, probabilmente per i primi 300 anni dopo la nascita di Cristo, i cristiani non sapessero nulla delle feste natalizie. Fu soltanto quando la Chiesa cominciò ad allontanarsi dalla dottrina e dalla pratica apostolica ed a corrompersi sempre di più che iniziano le celebrazioni natalizie.
Da dov'è venuto allora il Natale? Da dove ha preso le idee e le usanze associate oggi al Natale la Chiesa in fase di allontanamento dalle sue origini? La fonte della maggior parte delle forme basilari di paganesimo nel mondo antico può essere fatta risalire ai "misteri" babilonesi. Tutte le culture antiche: Egitto, Grecia, Roma, e persino India e Cina, avevano credenze, tradizioni, pratiche dei e dee collegate in qualche modo a quelle di Babilonia. I nomi usati erano diversi, e furono aggiunte ad esse diverse modifiche, fondamentalmente, però, le religioni antiche erano collegate e trovano la loro "forma più pura" a Babilonia. Nell'Antico Testamento Babilonia è considerata l'incarnazione di tutto ciò che è empio e perverso. La più grossa vergogna sofferta dal popolo di Dio a causa dei loro peccati fu quella di essere portata forzosamente in esilio nel cuore stesso del mondo pagano.
Nel Nuovo Testamento Babilonia diventa tutto ciò che da quel tempo incarna le credenze e le pratiche pagane dell'antica Babilonia, e difatti viene considerata come il nemico n° uno del popolo di Dio. Essa viene descritta così: "Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne e mi disse: "Vieni, io ti mostrerò il giudizio della grande meretrice, che siede sopra molte acque, con la quale hanno fornicato i re della terra, e gli abitanti della terra sono stati inebriati col vino della sua fornicazione". Quindi egli mi trasportò in spirito in un deserto, e vidi una donna che sedeva sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia e che aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, era tutta adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, e aveva in mano una coppa d'oro piena di abominazioni e delle immondezze della sua fornicazione. Sulla sua fronte era scritto un nome: "Mistero, Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra". E vidi la donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E, quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Ap. 17:1-6).
Qual era l'atteggiamento del popolo di Dio verso questa "Babilonia" dei loro tempi?":"Uscite da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe" (Ap. 18:4). Naturalmente essi non potevano separarsene fisicamente per cui l'appello era per una separazione spirituale dai suoi atteggiamenti e pratiche. Però, il popolo di Dio aveva ben udito questi ammonimenti tanto da separarsi da Babilonia? No, anzi, fecero proprio l'opposto. Fecero dei compromessi con essa e si contaminarono corrompendo sé stessi. Nell'anno 313 a. D. l'imperatore romano Costantino affermò di essersi convertito al cristianesimo e dichiarò la fede cristiana religione ufficiale del suo regno. Il fatto che lui avesse abbracciato il cristianesimo si comprovò estremamente nocivo per il vero cristianesimo. Costantino conservò i tradizionali titoli pagani, e le sue monete continuarono a portare l'effigie ed i nomi delle figure dei vecchi déi di Roma.
La Chiesa divenne "la Chiesa cattolica romana" ed i suoi metodi operarono un compromesso con il Paganesimo. Da allora il metodo della Chiesa cattolica romana di convertire i pagani al suo stile di culto è stato quello di assorbirli gradualmente, insieme alle loro osservanze idolatriche. La Chiesa si compiacque di aumentare il numero dei suoi membri includendo cristiani nominali e incontrando il paganesimo a metà strada. Vi furono valenti voci di protesta che amaramente lamentavano l'incoerenza di un simile approccio, ma le loro voci furono elevate invano.
La Chiesa cattolica romana ha continuato fino ad oggi questo tipo di approccio. Esso può essere rilevato molto bene nell'America centrale e meridionale, dove le statue degli idoli sono state semplicemente sostituite con quelle dei santi. Alcuni dei loro nomi e tradizioni si sono persino combinati. In quei paesi le chiese cattoliche si aprono spesso alla gente del luogo per celebrarvi i loro riti per il culto di divinità animiste.
Come dunque abbiamo ricevuto le nostre feste con le loro usanze e tradizioni (Natale, Pasqua, Ognissanti, e lo stesso carnevale)? Ciascuna di esse ha origine in Babilonia e prima attraverso Roma e poi grazie alla Chiesa cattolica romana diventa ufficiale. (nota personale: La festività del Natale fu scelta per soppiantare del Natale del Sole, paragonando Cristo al Sole nascente o Sol-Invictus.)
Era per questa stessa ragione che nella Ginevra di Calvino si poteva essere multati e persino messi in prigione per aver celebrato il Natale. Fu per richiesta dell'Assemblea di Westminster che il Parlamento inglese proibì l'osservanza del Natale, chiamandolo una festa pagana. In un'appendice al loro "Direttorio per il Culto pubblico di Dio", i teologi di Westminster dicono: "Non c'è comando alcuno nelle Scritture a santificare sotto il Nuovo Patto, altri giorni se non il giorno del Signore. Altre cosiddette "feste comandate' di tipo religioso, non avendo convalida alcuna nelle Scritture, devono essere abolite" (vedi pure James Bannerman, The Church of Christ, Vol. i, pagine 406-420).
Quando i cristiani riformati soprannominati puritani, andarono in America, stabilirono questa stessa legge. Gli abitanti della Nuova Inghilterra, il 25 dicembre 1620, lavorarono più del solito quel giorno, affinché la festività stessa fosse, sottoposta ad una "negligenza studiata". 40 anni più tardi la Corte civile e penale del Massachusetts decretò persino delle punizioni per chiunque avesse osservato le festività natalizie: "…chiunque venga trovato ad osservare, astenendosi dal lavoro e festeggiando, tali giorni come il cosiddetto Natale, pagherà per questa trasgressione 5 scellini".
Fino al 19° secolo il Natale non aveva rilevanza alcuna nelle chiese riformate. Nella Chiesa presbiteriana del sud degli USA, fino al 1900, nel giorno di Natale nemmeno si tenevano dei culti. La Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti, nel 1899, dichiarava: "Non c'è alcuna giustificazione biblica a che si debbano osservare come feste il Natale e la Pasqua, al contrario (vedi Ga. 4:9-11; Cl. 2:16-21) queste osservanze sono contrarie ai principi della Chiesa riformata, conducono ad un culto non prescritto e non sono in armonia con la semplicità dell'Evangelo di Gesù Cristo".
Il riformatore John Knox ed i suoi colleghi, nel loro Primo Libro di Disciplina (1560) vi includeva questa affermazione:
  • Noi affermiamo che "Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia". Affermiamo che i libri dell'Antico come del Nuovo Testamento contengono e ivi sono sufficientemente espresse tutte le cose necessarie all'istruzione della Chiesa e che possono rendere di nulla mancante l'uomo di Dio. Per questo noi vi leggiamo la condanna di tutte quelle leggi, decreti conciliari o costituzioni imposte sulle coscienze degli uomini prive di chiara convalida da parte della Parola di Dio, come: voti di castità, cerimonie di fidanzamento, il vincolare uomini e donne a vestirsi in un determinato modo, l'osservanza superstiziosa di giorni di digiuno, fare differenza fra le carni da mangiare per scrupolo di coscienza, la preghiera per i morti, l'osservanza di giorni festivi in onore di certi santi stabiliti come tali dall'uomo ed inventati dai papisti, come le cosiddette feste degli Apostoli, dei Martiri, delle Vergini, del Natale, della Circoncisione, dell'Epifania, della Purificazione, ed altre popolari feste in onore della Madonna. Proprio perché queste cose, nelle divine Scritture, non vengono in alcun modo né comandate né raccomandate, sentenziamo che esse vengano del tutto abolite da questo Regno. Affermiamo infine che coloro che si ostinano a mantenere ed insegnare tali abominazioni non dovranno sfuggire al castigo che infliggerà loro il Magistrato civile.
Qual è dunque la storia del Natale? Esso fu introdotto nella Chiesa secoli dopo il Nuovo Testamento, fu condannato dalla Riforma, ed è solo in questo secolo che esso è tornato ad insinuarsi nella Chiesa riformata.Quel che voglio dire, così, è che il vero Natale è sempre stato pagano, e renderlo una celebrazione cristiana significa aggiungere Cristo od altri elementi biblici ad una festa essenzialmente pagana.


II. La sua istituzione
dio babilonese
Consideriamo così alcune fra le usanze più familiari del Natale ed il loro significato. Ne prenderò solo alcune, ma vi assicuro che ciò che dirò di queste è vero pure di tutte le usanze natalizie, e vi incoraggio a verificarlo in qualsiasi enciclopedia.
Si prenda per esempio la data stessa del Natale, il 25 dicembre. Come probabilmente già saprete, nessuno conosce veramente quando nacque Gesù, e il 25 dicembre è molto improbabile. Perché allora il 25 dicembre? Perché è il periodo dell'anno in cui i giorni cominciano ad allungarsi di nuovo e quello in cui i Babilonesi celebravano la vittoria del loro dio Sole. (nota personale: Al 3000 A.C. risalgono le feste di celebrazione del Dio del Sole Babilonese Shamash, nel giorno corrispondente al nostro 25 dicembre. Il dio Sole Shamash, Utu in sumerico e Shamas in accadico, è una divinità popolare in tutta la storia della Mesopotamia; il suo nome si riferisce al Sole. Shamas è rappresentato da un disco solare. In Babilonia comparve successivamente il culto della Regina del Cielo (Isthar) e di suo figlio Tammuz, il dio creduto la reincarnazione del Sole. La nascita di questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno: in questa veste di bambino a Babilonia il dio Sole Tammuz prendeva il nome di Yule e il Giorno di Yule veniva festeggiato il 25 dicembre. La dea Ishtar veniva rappresentata anch’essa avente tra le braccia il suo “unico figlio” con una aureola di dodici stelle intorno al capo, i 12 segni zodiacali. Il culto di Tammuz/Yule era talmente forte e diffuso che nella stessa Bibbia troviamo il profeta Ezechiele , nel VI secolo a.C, rimproverare le donne  di Gerusalemme perche’ piangevano la morte di Tammuz. "Allora mi condusse all'ingresso della porta della casa dell'Eterno, che è verso il nord; ed ecco, là sedevano donne che piangevano Tammuz. Quindi mi disse: «Hai visto, figlio d'uomo? Tu vedrai abominazioni ancora piú grandi di queste»" Ezechiele 8:14-15).  La copia romana di questa usanza babilonese veniva chiamata "Saturnali", la festa della nascita di Sole (Sol-Invictus). Per secoli agli occhi dei cristiani questa era stata un'abominazione. Questa celebrazione avveniva con feste ed orge sfrenate. La Chiesa cattolica, però, invece di contrapporsi fermamente al paganesimo, cominciò a fare compromessi con esso. Desiderava "aiutare" i deboli giovani cristiani che non volevano abbandonare i divertimenti e l'allegria che caratterizzava questo solstizio di inverno. La chiesa, così, diceva loro: "Divertitevi pure in questa stagione, se volete. Soltanto ora la considereremo la celebrazione della nascita del Figlio di Dio. Invece di perdere la gente in favore del paganesimo, combineremo le due celebrazioni e gradualmente conquisteremo dei pagani al cristianesimo. Non costringiamo la gente a fare una scelta fra le due cose".


Consideriamo poi la stretta associazione che sussiste per la Chiesa cattolica romana fra il Natale e la tradizionale "messa di mezzanotte", usanza che affascina pure molti che non sono cattolici-romani. Gli antichi pagani attendevano la nascita del dio Sole in una simile veglia notturna. Nella lingua inglese il nostro "Natale" viene espresso con un termine che ricorda proprio questa speciale messa, il "Christmas", la messa ("mass") speciale in onore di Cristo. In tedesco si dice "Weinacht", la notte santa, il concetto è identico. Qual è il significato della messa? Nel cuore stesso della messa, secondo la concezione cattolica-romana, c'è una palese negazione della sufficienza dell'espiazione sacrificale compiuta da Cristo. Nella messa si rinnoverebbe il sacrificio di Cristo per i peccati. Tutto questo, però, non è nulla di meno che rinnegare l'Evangelo (cfr. Eb. 9:12,24-26; 10:10,12,14). La Chiesa cattolica-romana ha molte di queste messe speciali, come quella della festa di S. Michele, ma è quella di Natale che ,molti protestanti sembrano avere conservato.
Che vi potrebbe poi essere di più innocente degli alberi di Natale decorati e luccicanti che troneggiano nelle case e persino in certe chiese durante la festa di Natale? Sapete perché noi abbiamo questa tradizione? Dai tempi più antichi gli alberi hanno giocato un ruolo importante nella religione pagana, ed erano persino adorati. I normanni, i celti ed i sassoni usavano gli alberi per tenere lontane le streghe, gli spiriti malvagi ed i fantasmi. In Egitto le palme erano prominenti, a Roma erano gli abeti. A causa di queste associazioni si intagliavano con cura degli idoli da questi alberi. Geremia così ammoniva il popolo di Dio: "Così dice l'Eterno: "Non imparate a seguire la via delle nazioni e non abbiate paura dei segni del cielo, perché sono le nazioni che ne hanno paura. Poiché i costumi dei popoli sono vanità: infatti uno taglia un albero dal bosco, il lavoro delle mani di un operaio con l'ascia. Lo adornano d'argento e d'oro, lo fissano con chiodi e martelli perché non si muova" (Gr. 10:2-4).
natività
 Persino la scena della natività, il tradizionale "presepio", che alcuni considerano come "il più cristiano" dei simboli di Natale, è contaminato di influenze pagane. Quasi ogni forma di culto pagano che si conosca, derivata dai misteri babilonesi, focalizza l'attenzione dei fedeli su una dea madre e sulla nascita del suo bambino. Le diverse culture utilizzano nomi diversi, ma il concetto è uniformemente lo stesso. In Babilonia era il culto della Regina del cielo e del suo figlio Tammuz, il dio che si credeva incarnazione del Sole. La nascita di questo dio avveniva proprio durante il solstizio di inverno. Yule era il nome che in Babilonia portava questo bambino, e il giorno di Yule veniva celebrato il 25 dicembre, molto prima della nascita di Cristo. La prossima volta che vedrete una cartolina di Natale con su la scena del presepio, Maria e Gesù con un aureola sulla testa, ricordate che questo concetto cattolico-romano è stato preso a prestito dai misteri babilonesi, ed anche l'iconografia pagana antica presenta impressionanti somiglianze proprio con questa usanza "cristiana". Ricordate, inoltre, che al credente viene fatta proibizione di farsi immagini religiose scolpite: "Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra" (Es. 20:4). Prendiamo seriamente questi comandamenti di Dio o pensiamo che siano superati o che possano venire "spiegati" facilmente? 
Babbo Natale
 Che dire poi di Babbo Natale, o S. Nicolao? Forse che qualcuno potrebbe negare che è questi che rappresenta "il vero significato del Natale" per la grande maggioranza della gente in occidente? Non mi addentrerò ora nelle molte storie che fanno risalire questa figura ad un santo cattolico-romano, ma che cosa rappresenta oggi? Egli è un inoffensivo, grasso e gioioso elfo, oppure è diventato il simbolo anti-cristiano dell'avidità, del materialismo, dell'egoismo, un espressione di "qualcosa per nulla", "che ce ne ricavo io?".
I genitori che raccontano ai loro bambini il mito di S. Nicolao mettono così in questione la loro propria credibilità di fronte ai loro bambini. Quando essi vi chiedono: "Babbo Natale può vedermi attraverso queste pareti?" Che rispondete? I nostri bambini dovrebbero essere in grado di sapere che possono aver fiducia di noi in tutto ciò che diciamo loro senza questione. Come potremmo aspettarci che ci credano quando insegniamo loro fin dall'infanzia "le sacre Scritture, le quali ti possono rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù" (2 Ti. 3:15), e "il mistero della pietà: Dio è stato manifestato in carne" (1 Ti. 3:16)?
Tutto ciò che la nostra cultura crede di Dio è condensato in S. Nicolao! Egli è impegnato in un'attività bella ma piuttosto priva di significato per tutto l'anno. Egli esiste in qualche luogo là nel nord o nei boschi come un vecchio innocuo e amichevole con una lunga barba bianca. Egli visita la gente una volta l'anno, passando 364 giorni nell'oscurità. Un bambino potrebbe scrivergli al Polo Nord, ma la comunicazione è strettamente a senso unico. S. Nicolao non ha nulla a che fare con la vita di tutti i giorni. Il modo in cui un bambino può essergli gradito è quello di "essere buono". S. Nicolao ci ammonisce sulle conseguenze dell'essere "cattivi", ma quello che ci dice, in fondo, non avverrà mai. Il bambino sa di non essere stato perfetto, e sebbene incontrando questa figura, può avere una qualche ansia, egli si ricorda dell'anno passato e sa che non importa che cosa dirà S. Nicolao, alla fine egli sempre gli darà buone cose. S. Nicolao rappresenta un dio che minaccia l'uomo dell'inferno solo per "tenerlo buono" in questa vita, ma che alla fine, bene o male, accetterà poi tutti benevolmente. Se insegnate ai bambini il mito di S. Nicolao, senza saperlo date loro del materiale per far si che essi sviluppino un concetto non biblico del Trascendente.
Non è interessante che i giapponesi abbiano elevato S. Nicolao al rango di divinità e gli abbiano dato un posto uguale alle loro altre divinità della buona fortuna? Fa meraviglia che recentemente un teologo liberale abbia suggerito che S. Nicolao potrebbe ben essere considerato il primo santo veramente ecumenico? Questi afferma che una tale figura potrebbe riscuotere il consenso del pagano medio, del cattolico-romano medio, come pure del protestante: "Anche i buddisti ed i mussulmani che onorano questo vecchietto, potrebbero con lui e con noi fare un buon tratto di strada insieme… egli ha fatto molto per diffondere l'insegnamento che 'è meglio dare che ricevere' più di quanto mai abbia fatto un qualsiasi ecclesiastico nei passati mille anni!"Una simile affermazione la dice lunga, non è vero?
Non è forse molto positivo ricordarsi della nascita del Salvatore scambiandosi doni? Certamente non c'è nulla di non-cristiano nello scambio dei doni, ma non è forse vero che non c'è nessun altro aspetto del cristianesimo che abbia subito più di questo maggior perversione? "Spendiamo del denaro che non abbiamo per comprare doni di cui non abbiamo bisogno per fare impressione su gente che non amiamo". Che presa in giro e che follia tutta questa frenesia per fare compere! Potrebbe forse qualcuno onestamente suggerire che ciò che avviene nelle nostre città intorno al 25 dicembre onora Gesù Cristo, colui che visse una vita di semplicità, umiltà e rinnegamento di sé stesso, che condannò l'ostentazione e l'auto-indulgenza, che ci insegnò che: "Fate attenzione …la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede" (Lu. 12:15)? Eppure gente che afferma di essere cristiana spende cifre grandissime per i loro Natali, ed al tempo stesso offre molto poco per l'opera dell'Evangelo nel nostro paese o per le missioni. Non è forse vero che per il vero cristiano donare dovrebbe essere qualcosa che avviene per tutto l'anno e dovrebbe scaturire da un cuore che veramente ama, e non per dovere e aspettandoci qualcosa in cambio?
Che dire dei pranzi e delle cene "natalizie", della baldoria, delle dissolutezze che avvengono in questo periodo dell'anno, apparentemente in connessione con la nascita di Gesù Cristo? Come mai gli alcolici sembrano scorrere a fiumi in questo periodo dell'anno? Perché vi sono più incidenti stradali in questo periodo che in tutti gli altri messi assieme? Potremmo pure cavillare sull'origine dell'albero di Natale e del presepio, ma una cosa è certa: se usate l'Incarnazione del nostro Signore come scusa per fare baldoria e dissolutezze di ogni genere, potrete star sicuri che a suo tempo raccoglierete la ferma ed inappellabile sentenza di condanna da parte di Dio. Ora la questione è questa: tutte queste parodie che circondano la stagione natalizia sono incoerenti con il vero significato del Natale, oppure è proprio questo il vero significato del Natale come è derivato dalla sua origine e storia.
Davvero poi le tradizioni che circondano il Natale sono così innocue? Sono poi così innocenti? Mah. Com'è che Satana potrebbe tentarci più efficacemente? Forse mettendoci di fronte a immagini orribili e grottesche che ci ripugnerebbero? Forse che ci assale in vicoli bui vestito di rosso, con la cosa ed il forcone dicendoci: "Ehi, sono il diavolo. Sono venuto per ingannarti e por portarti con me all'inferno?". Naturalmente no. I mezzi che Satana usa sono sottili: si traveste da "angelo di luce" (2 Co. 11:14). Egli ci mette di fronte cose "innocenti", "innocue", "solo per divertimento", cose che "così fan tutti". I cristiani sinceri spesso senza che se ne accorgano sono trascinati nell'idolatria attraverso le tradizioni umane.

III. Le implicazioni

Da questa massa di materiale (e ne abbiamo solo grattato la superficie), tiriamone qualche conclusione. Come dobbiamo reagire come cristiani a tutto questo "Natale" con le sue tradizioni multiformi? Come io la vedo, abbiamo solo tre alternative:

  1. Possiamo fare del nostro meglio per "restituire Cristo al Natale"continuare a combattere la battaglia perduta per ricuperare qualcosa di remotamente cristiano da questa festa del tutto pagana. Dobbiamo però chiederci: "Voglio mettere Cristo in una celebrazione pagana?". Dobbiamo allora affrontare la questione di base: "Che cos'è il Natale?", che cos'è veramente? Quando è iniziato e che cos'è stato storicamente?
  2. Possiamo cercare di separare interamente il Natale da Cristo. Possiamo considerarlo come una sorta di festa cultural-popolare, osservando che gli elementi pagani in esso siano così remoti storicamente, che queste tradizioni sono state in qualche modo purgate dalla loro idolatria. Questo sarebbe più coerente, ma c'è ancora un problema: i vostri amici non cristiani e la società ancora vagamente associano il Natale con la nascita di Cristo e presumono che, dato che siete cristiani, voi partecipate a questa celebrazione della nascita di Gesù. I cristiani nelle culture primitive hanno avuto questo problema per anni. Essi vengono esortati a partecipare ai riti pagani come una sorta di retaggio culturale, distanziandosi però dalle loro origini idolatriche. Però: riescono ancora a conservare una testimonianza cristiana in tutto questo?
  3. La sola altra alternativa è di abbandonare interamente il Natale. Io sono convinto che questa sia l'unica via coerente che possa essere presa. Ho sentito più volte dire: "Nessuno è sempre coerente". Certo, nessuno è sempre coerente con i propri punti di vista. Questo fatto, però, non ci solleva dall'obbligo di essere coerenti il più possibile, ubbidire ad ogni comando scritturale che noi comprendiamo. "Questo però non è forse una presa di posizione troppo drastica?". Si, molto drastica, ma se vogliamo contrapporci alla marea sempre più invadente del paganesimo moderno, lanciarci una sfida, sono necessarie misure drastiche. "Ma non è una proposta un po' troppo radicale?"Si, ma la fede cristiana è una fede radicale.

"Ma non corro il rischio di essere così considerato un fanatico?". Probabilmente. Quella sarebbe un'esperienza nuova, non è vero? A nessuno piace essere considerati fanatici. C'è qualcosa di sbagliato nel fanatismo. A nessuno piace la persecuzione. Pensate però quanta poca persecuzione noi si debba affrontare come cristiani. Non è forse perché non siamo coerenti? Non c'è forse qualcosa di sbagliato quando la nostra fede e la nostra condotta non disturba il mondo più di quel tanto? Se facciamo compromessi a questo punto, perché non facciamo compromessi anche in altri campi, ed in altri ancora? Noi cristiani spesso ci domandiamo perché oggi non siamo perseguitati. La conclusione a cui spesso raggiungiamo è che saremmo perseguitati, se fossimo veramente fedeli. Perché il mondo non ci odia? È perché non sfidiamo più il suo modo di essere e di pensare, perché non presentiamo più che cosa invece dovrebbe essere il cristianesimo. Il mondo ha sostituito l'Evangelo con una religione cultural-popolare.
Martin Lutero disse: "Se io professo con voce alta ed esposizione chiara ogni porzione della verità di Dio eccetto precisamente quel punto che il mondo ed il diavolo in questo momento stanno attaccando, io non confesso Cristo, per quanto arditamente possa professare Cristo. Là dove infuria la battaglia è proprio là che si prova quanto il soldato sia valente, ed essere coerente nelle retrovie soltanto significa sfuggire dalle nostre responsabilità".
"È difficile fare questo veramente!". Si, lo è, senza alcun dubbio. La tradizione natalizia è così radicata nella nostra società - e anche nel nostro cuore - da rendere particolarmente difficile nuotare contro corrente. La questione non è però: "È difficile?", ma "È giusto?". Le cose giuste non sono sempre facili. Cristo ci ha promesso che seguirlo non sarebbe stato facile. Quando la vita cristiana è facile come la nostra, è inevitabile che in qualche punto essa sia sbagliata.
Quali sono allora le ragioni positive per volere cancellare del tutto la festa del Natale? La prima è che i nostri antenati nella fede, i primi cristiani, cercavano accuratamente di evitare di essere coinvolti nelle celebrazioni natalizie. Era così perché si attenevano alla Parola di Dio come unica regola infallibile di fede e di pratica. La Confessione di Fede di Westminster dice: "L'intero consiglio di Dio riguardo alle cose necessarie alla propria gloria, la salvezza dell'uomo, la fede, e la vita, è o espressamente presentato nelle Scritture, o può essere da esse dedotto come conseguenza buona e necessaria. Ad esse non si dovrà aggiungere nulla, né per rivelazioni dello Spirito, o per tradizione umana" (1,6). "Il modo accettevole per rendere culto a Dio è stato stabilito da Dio stesso, e così limitato dalla Sua propria volontà rivelata, che Egli non potrà essere adorato secondo le immaginazioni e gli artifici dell'uomo, o i suggerimenti di Satana, sotto una qualsiasi rappresentazione visibile, o in modi non prescritti dalle Sacre Scritture" (21:1).
Gesù disse dei Farisei: "Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete alla tradizione degli uomini: lavatura di brocche e di coppe; e fate molte altre cose simili... annullando così la parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte altre cose simili" (Mr. 7:8,13). Paolo tristemente così scriveva ai Galati: "Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni. Io temo di essermi affaticato invano per voi" (Ga. 4:10,11). Egli non li condannava per seguire quelle istituzioni comandate da Dio, ma per osservare quelle di fattura umana, contrarie alla legge di Dio. Per molti oggi la festa principale delle osservanze religiose è una celebrazione senza alcun supporto biblico.
Pensate che mi piaccia tanto dire queste cose? A nessuno piace essere come Ebenezer Scrooge del racconto di Dickens oppure come quello gnomo malvagio che faceva di tutto pur di privare la gente …della gioia del Natale. La vera questione è solo questa: È biblico ciò che ho detto fin ora? È coerente con la Parola di Dio? Se non lo è, allora potete anche non considerarlo. Se però lo è, allora dovreste considerarlo attentamente e metterlo in pratica. Potreste, è vero, a questo punto, non concordare con la mia interpretazione delle Scritture, potreste non essere d'accordo con la mia valutazione del contesto storico e dell'attuale situazione. Potrei anche sbagliarmi. Non sono infallibile. Ciò che però dovete fare con un messaggio come questo è ciò che fecero i cristiani di Berea nel libro degli Atti: "Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così" (At. 17:11). Dovete valutare apertamente, onestamente e realisticamente queste argomentazioni da voi stessi e giungere ad una conclusione. Non siete responsabili verso il predicatore, ma verso Dio.
Le Scritture mettono in evidenza il contrasto che ci deve essere fra il cristiano ed il mondo. Oggi largamente non lo si tiene più in considerazione. "Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1 Gv. 2:15)"Perciò uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d'immondo, ed io vi accoglierò" (2 Co. 6:17). "E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (Ro. 12:2). L'idea è: non lasciate che il mondo vi imponga la sua lista, non lasciate che il mondo vi dica a quale passo andare o che stabilisca lui i criteri di giudizio. Il cristiano è nel mondo, ma non deve essere del mondo. Egli è cittadino di un altro paese, uno straniero ed un pellegrino quaggiù. Non tiene il passo con i suoi compagni, perché ascolta il ritmo indicato da un altro comandante.
Ciò che voglio mettere in evidenza è il fatto che non potete avere un Natale cristiano. Gli aspetti religiosi sono laparte peggiore del Natale. Non c'è illustrazione più appropriata nel Natale del contrasto esistente fra la religione cultural-popolare e la fede biblica. Il Natale propone un'imitazione dell'Evangelo che di fatto impedisce al mondo di comprendere che cosa sia veramentel'Evangelo. Il Natale presenta un Evangelo alternativo con il quale il mondo può ben convivere. Per il mondo il messaggio cristiano è semplicemente "amore, pace, lo spirito del donare, il sentimento di buona volontà". Questo "Evangelo" spogliato è in grado di fornire al mondo la sua dose di pseudoreligione che non gli permetterà di comprendere il vero Evangelo.
Il mondo ama il Natale perché il Natale promuove un'immagine sentimentale di un bambino in una mangiatoia. Il Natale non rappresenta veramente chi è Gesù. Il Natale è l'unico momento in cui una persona fondamentalmente empia possa sentirsi per un po' religiosa. La maggior parte della gente ama fare di tanto in tanto qualcosa di religioso per mettersi in pace la coscienza e convincere sé stessi che in fondo non sono dopo tutto delle cattive persone. Il Natale concede loro l'opportunità per pensarlo. Alla maggior parte dei pagani non disturba partecipare per un po' allo spirito natalizio. Questo perchè è possibile avere lo spirito natalizio ma senza avere lo Spirito Santo, senza avere realmente la mente di Cristo.
La stessa popolarità acquisita dal Natale dovrebbe far drizzare le antenne al cristiano e metterlo in guardia contro di esso. Tutti possono celebrare il Natale con cuor contento! I pagani confessi, i cristiani nominali, persino i buddisti possono associarsi a questa celebrazione. Se, in realtà, il 25 dicembre fosse una data stabilita da Dio affinché la osservassimo, potete stare sicuri che il mondo non vorrebbe osservarla. Dopo tutto Dio ha comandato affinché si osservasse come festivo un giorno su sette. Il mondo lo osserva forse? Naturalmente non ne vuole sapere di osservarlo come Dio richiede. Il mondo lo ignora totalmente. Non dovrebbe il cristiano avere dei sospetti su una celebrazione che il mondo peccatore accetta senza farsi problema alcuno? Vi sono moltitudini di persone che continuamente infangano il Giorno del Signore, ma in qualche modo hanno grande zelo nell'essere in Chiesa a Natale.
La questione cruciale per un cristiano è la Signoria di Gesù Cristo. "Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio" (1 Co. 6:19,20). Siete disposti sinceramente a pensare su questa questione tutto ciò che Dio desidera che voi pensiate? Siete disposti, se necessario, a fare un drastico cambiamento nel vostro modo di pensare e di agire? È a questo punto che insorge il vero conflitto.
Ho udito molte persone che su questo argomento dicono: "No, non voglio leggere nulla al riguardo. Non ne voglio parlare. Voglio avere il mio Natale qualunque cosa se ne possa pensare. Mi piace e nessuno me lo porterà via" (Dio incluso). È allora che il Natale diventa un idolo. Un idolo è qualunque cosa venga fra voi e Dio; qualunque cosa vi rifiutate di rinunciare, anche con il Suo comando. Esortazioni generiche alla rinuncia non incidono tanto sulla nostra vita. Il discepolato concreto, però, è l'unica cosa che conti perché tocca proprio le cose che ci importano. La questione reale è: potete sinceramente dire al Signore Iddio: "Sia fatta la Tua volontà sulla terra com'è fatta in cielo, la Tua volontà, oh Signore!


tratto da: http://www.riforma.net/




"E se vi pare cattiva cosa servire l'Eterno, scegliete oggi chi volete servire, o gli dèi che servirono i vostri padri di là dal fiume, o gli dèi degli Amorei, nel cui paese voi abitate; quanto a me e alla mia casa, serviremo l'Eterno»."
(Giosué 24:15)

domenica 8 dicembre 2013

Entrare nel Regno di Dio attraverso le tribolazioni

Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni." (Atti 14:22)

Il popolo di Dio ha le sue afflizioni. Non è mai stato progettato da Dio, quando ha scelto il suo popolo , che dovesse essere un popolo non messo alla prova. Essi furono scelti nella fornace di afflizione , non furono mai scelti per la pace e la gioia terrena. Non fu mai promessa loro la libertà dalla malattia e dai dolori della della vita terrena, ma quando il loro Signore ha preparato la Carta dei privilegi, ha incluso i castighi tra le cose che dovevano, inevitabilmente, ereditare. Le difficoltà sono una parte del nostro destino, furono predestinate per noi in acconto all' eredità di Cristo. Così come è certo che le stelle furono formate dalle Sue mani, e le loro orbite fissate da Lui, così certamente le nostre prove ci sono state assegnate: Egli ha ordinato il loro tempo e il loro luogo, la loro intensità e l'effetto che dovranno avere su di noi . Gli uomini giusti non devono mai pretendere di sfuggire alle difficoltà, se lo fanno, rimarranno delusi, perchè nessuno dei loro predecessori è senza di esse.
Segnatevi la pazienza di Giobbe, ricordatevi Abramo, perché egli aveva le sue tribolazoni, e per la sua fede sotto di loro, divenne il "Padre dei credenti ". Annotatevi bene le biografie di tutti i patriarchi, dei profeti, degli apostoli e dei martiri, e voi scoprirete di tutti coloro dei quali Dio fece dei vasi di misericordia, che furono fatti passare attraverso il fuoco dell'afflizione. E ' decretato dall'antico che la croce della tribolazione dovesse essere incisa su ogni vaso di misericordia, come il marchio reale attraverso cui le navi d'onore del re si distinguono. Ma quantunque la tribolazione sia, perciò, la via dei figli di Dio, essi hanno il conforto di sapere che il loro Maestro l'ha percorsa prima di loro, hanno la Sua presenza e la Sua comprensione per allietarli, la Sua grazia per sostenerli, e il Suo esempio per insegnare loro come perseverare, e quando raggiungeranno "il regno ", esso sarà molto più che un'ammenda per la " grande tribolazione " attraverso la quale sono passati per entrarvi.
Tradotto da: Consapevoli nella Parola

domenica 24 novembre 2013

La spada a doppio taglio


Irrilevante?

Vi sono molti oggi che pensano che "la religione", e in modo particolare l'Evangelo di Gesù Cristo, interessi soltanto la "sfera religiosa" dell'esistenza. Per loro la religione non riguarda "le cose pratiche" della "vita reale" di tutti i giorni. Anzi, visto che la "sfera religiosa" sembra interessare sempre meno la gente, ecco che tutto ciò che riguarda "la religione" diventa, per la maggior parte, del tutto superfluo. Sono cose irrilevanti, dicono, non contano nulla, non servono a nulla, da esse non se ne ricava nulla di utile, e quindi la religione può essere del tutto ignorata nella vita personale e sociale... La considerano solo un "hobby" per chi la gradisce, una convenzione sociale, una formalità che talvolta conviene rispettare…
In effetti, "certa religione", può essere effettivamente del tutto irrilevante: succede quando è fatta di discorsi compiacenti, "tolleranti" ed astratti, quando è fatta di luoghi comuni, tutta proiettata nell'aldilà… Quando però i predicatori e i credenti osano denunciare con forza situazioni e persone precise dell'aldiqua, quando l'Evangelo è annunciato come deve essere, cioè come condanna dell'operato umano ed esige la coerenza di un preciso modo di pensare, di parlare e di agire che tocca tutto ciò che sono e faccio, ecco allora mormorii e proteste nell'uditorio… Un Evangelo che ci metta in discussione e in crisi non ci piace più, lo rifiutiamo e, scandalizzati, lo consideriamo come fanatismo ed integrismo… La "religione vera" per molti è quella comoda, facile, compiacente e fondamentalmente irrilevante; fanatismo è tutto ciò che implica da parte nostra impegno, responsabilità, quando la si prende sul serio…

Il carattere del Signore che viene

Quando il Signore Gesù tornerà, su quale tipo di religione metterà il Suo timbro di approvazione: su quella comoda, facile ed accomodante, oppure su quella esigente ed impegnativa? Ahimè, vi saranno brutte sorprese per chi crede in una religione fatta di grazia e perdono a buon mercato. I versetti biblici che seguono ci presentano la visione avuta dall'apostolo Giovanni della gloriosa e spaventevole figura di Cristo come Egli apparirà alla fine del tempi. Ci viene presentata all'inizio del libro dell'Apocalisse: si tratta della grandiosa figura di Cristo che appare sia come Giustiziere di coloro che l'avevano disprezzato e "preso sotto gamba", sia come di potente Salvatore di coloro che l'avevano fedelmente seguito.

La visione di Apocalisse

"Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea". Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d’uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: "Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti" (Ap. 1:10-19).
Il Signore Gesù Cristo appare in tutta la Sua sconvolgente gloria. Egli è "simile ad un Figlio d'uomo", termine tecnico questo che rimanda ad una profezia di Daniele,"Io guardavo nelle visioni notturne ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell'uomo; egli giunse fino all'Antico di giorni e fu fatto avvicinare a lui" (Daniele 7:13). Le sue caratteristiche (in 12-16) ci rammentano "Io continuai a guardare finché furono collocati troni e l'Antico di giorni si assise. La sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano come lana pura; il suo trono era come fiamme di fuoco e le sue ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva, uscendo dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano e miriadi di miriadi stavano davanti a lui. Il giudizio si tenne e i libri furono aperti" (Da. 7:9,10). "...alzai gli occhi e guardai, ed ecco un uomo vestito di lino, con ai lombi, una cintura d'oro di Ufaz. Il suo corpo era simile al topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come torce fiammeggianti, le sue braccia e i suoi piedi parevano bronzo lucidato e il suono delle sue parole era come il rumore di una moltitudine" (Da. 10:5,6), ma includono molti tratti che lo avvicinano a diverse apparizioni di Dio nell'Antico Testamento. Questa visione mostra Cristo come Giudice e Sovrano, sia sulla Sua Chiesa che sull'intero universo. Il testo infatti dice: "…Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d’uomo" (13a). La Sua divinità, autorità e potere sulla morte Gli garantiscono la vittoria finale. Questa visione della sovranità di Dio esercitata attraverso Cristo è il punto fondamentale del messaggio di Apocalisse. L'aspetto da guerriero del Cristo anticipa il Suo ruolo nella battaglia finale (19:11-21) e rimanda alle battaglie sostenute da Dio nell'Antico Testamento. Cristo presenta il modello in cui si riassume il destino dell'intero universo "per raccogliere nella dispensazione del compimento dei tempi sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose, tanto quelle che sono nei cieli come quelle che sono sulla terra" (Ef. 1:10). "...in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui" (Cl. 1:16,17), perché ogni cosa è stata creata ed è tenuta insieme da Cristo e da Lui verrà pure giudicata.
Seguiamo la descrizione che Giovanni ci fa della figura gloriosa ed esaltata del Cristo che ritorna. Ogni elemento è significativo.

1. La veste. Cristo è "vestito con una veste lunga fino ai piedi" (13b). È simbolo della Sua giustizia, la Sua perfetta conformità con la legge di Dio. Si tratta della veste necessaria di cui pure le creature umane abbisognano per presentarsi degnamente davanti a Dio e godere del Suo favore. È una veste calda e confortevole, che adorna di bellezza, pura e senza macchia. Cade fino ai piedi, come per dire: copre completamente e deve coprire completamente la nostra esistenza. Questa veste di giustizia era rappresentata dalle lunghe vesti degli antichi sacerdoti giudei "Questi sono i paramenti che faranno: un pettorale, un efod, un manto, una tunica lavorata a maglia, un turbante e una cintura. Faranno dunque dei paramenti sacri per Aaronne tuo fratello e per i suoi figli perché mi servano come sacerdoti" (Es. 28:4). Da un lato Cristo esige perfetta giustizia, dall'altro è Colui che pure l'aveva provveduta in dono sulla terra a tutti coloro che lo avevano seguito con fiducia. Cristo è qui rappresentato nella Sua funzione di sacerdote, avendo offerto per il Suo popolo un sacrificio (quello di Sé stesso) che espia totalmente il peccato. Che avverrà quel giorno, però, a chi verrà trovato privo di questa "veste"? Ricordate, nella parabola, come era stato accolto alla festa di nozze chi si era presentato senza l'apposito abito? "'Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?' E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: 'Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori... '. Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti" (Mt. 22:12-14).

2. La cintura. "…e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto" (13c). La Sua cintura è simile a quella del Sommo Sacerdote "La cintura che è sull'efod e lo avvolge sarà del medesimo lavoro dell'efod, tutto d'un pezzo con esso; sarà d'oro, di filo color violaceo, porporino, scarlatto e di lino fino ritorto" (Es. 28:8), portata intorno al petto,  all'altezza del cuore. È "la cintura dell'amore" che Gesù ha indossato offrendosi in sacrificio ed intercedendo per il Suo popolo. La cintura simboleggia anche la fedeltà e la giustizia, la cintura della verità, caratteristica del profeta. È d'oro perché di gran prezzo, purezza, gloria, durata e forza, tutte le caratteristiche della Sua persona che molti avevano disprezzato ritenendo fossero inutili e controproducenti "in questo mondo". Eppure quello è il criterio secondo il quale da Lui verremo giudicati!

3. La sua testa. "Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve" (14a). Questo è segno di anzianità (l'eternità di Cristo) e di saggezza. In Cristo, infatti, ogni tesoro di sapienza e conoscenza è contenuto. Egli è l'Eterno, e come tale verrà riconosciuto sia da coloro che lo avevano disprezzato, e sarà per loro giudice, sia da coloro che sulla terra lo avevano accolto con fiducia, e per loro sarà Salvatore. Il bianco della sua testa, però è anche simbolo di eterna giovinezza come i fiori bianchi del mandorlo. Egli è l'anziano per eccellenza, ma pure l'eternamente giovane, come il Suo Evangelo. I Suoi capelli sono bianchi come la lana di un agnello appena nato e come la neve, segno di gloria e maestà, lo splendore della gloria di Dio Padre. Egli è "l'antico di giorni", il Vegliardo "Io continuai a guardare e vidi collocare dei troni, e un vegliardo sedersi. La sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano simili a lana pura; fiamme di fuoco erano il suo trono, che aveva ruote di fuoco ardente" (Da. 7:9) e, al tempo stesso l'eternamente attuale e rilevante…

4. Gli occhi. "…i suoi occhi erano come fiamma di fuoco" (14b). Questo significa l'onniscienza di Cristo che raggiunge ogni persona e cosa, che scava profondo ed è penetrante per scoprire e portare alla luce le cose più oscure. La Scrittura dice: "… il Signore… metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio" (1 Co. 4:5)Anche in questo caso la valenza della visione è duplice. Da una parte sono i terribili occhi dell'ira e della vendetta di Dio contro i Suoi nemici, preludio di subitanea distruzione. Essi, però, sono anche gli occhi dell'amore di Cristo verso il Suo popolo, occhi che hanno luce e calore e il cui amore si diffonde verso di loro. Nel Suo sguardo i Suoi fedeli scorgeranno non qualcosa di spaventevole e di accusatorio, ma l'amore che come fiamma di fuoco scioglie la loro anima in genuino ravvedimento. 

5. I piedi. "…i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace" (15a). Questi piedi sono segno della potenza di Cristo nel portare e sostenere il Suo popolo, del loro governo e difesa. Sono le Sue vie o comportamento verso i Suoi fedeli, tutta la Sua opera provvidenziale verso di loro, santa e giusta. Questi piedi pesanti ed incandescenti, però, sono anche segno della manifestazione della Sua ira nel calpestare con forza i Suoi nemici.

6. La voce. "…e la sua voce era come il fragore di grandi acque" (15b). Quella del Cristo che torna si rivela come la voce tonante, precisa, forte di chi annuncia l'Evangelo del giudizio e della grazia di Dio. È come se in quel momento quella voce fosse l'accumulo della voce di tutti i Suoi ministri ed apostoli che predicano l'Evangelo, udita per ogni dove "Ma io dico: forse non hanno udito? Anzi, "la loro voce è andata per tutta la terra e le loro parole fino agli estremi confini del mondo"" (Ro. 10:18), che nel mondo "fa gran rumore" e che in quel giorno non potrà più essere ignorata. Quel giorno però essa non sarà più parola di grazia, ma sarà manifestazione di vendetta sui Suoi nemici, che, come un'inondazione sarà terribile ed irresistibile.

7. La mano. Che cosa tiene in mano questa figura del Cristo esaltato e trionfante? "Nella sua mano destra teneva sette stelle" (16a). Esse rappresentano i responsabili delle sette più tipiche comunità cristiane di cui parla il libro dell'Apocalisse. I ministri fedeli dell'Evangelo vengono comparati a stelle perché Dio, che li ha stabiliti, li ha fissati nel posto giusto che loro competeva e per la Sua gloria. Essi emettono la luce dell'Evangelo. Sono tenuti in mano da Cristo, per mostrare sia quanto Gli siano preziosi, sia perché ne può disporre come strumenti per fare la Sua opera. Egli li sostiene affinché non sprofondino sotto il peso dei loro fardelli, li preserva dal cadere, e li protegge affinché non siano portati qua e là dai malvagi.

8. La bocca. Notate poi la bocca di Cristo. "…dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata" (16b). È la Parola di Dio, "Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio" (Ef. 6:17). "Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb. 4:12)che Cristo proclama ed incarna. È Parola di Dio e non di uomo, come molti oggi affermano. È una parola affilata che denuncia con forza la radicale corruzione della creatura umana ed il suo peccato, minacciandolo con forza. È una parola che mette in crisi, che può ferire e che convince di peccato. Non sorprende perché molti rifuggano da una fedele predicazione dell'Evangelo. È a due tagli, cioè contiene sia la Legge che l'Evangelo. La legge, infatti, mette allo scoperto il peccato dell'uomo, riempie di amarezza ed angoscia, anzi, non solo ferisce, ma uccide ogni umana pretesa ed arroganza. Essa distrugge ogni falsa sicurezza umana. L'Evangelo, però, è anche annuncio di sapienza, rettitudine e giustizia. La spada di Cristo è arma sia offensiva che difensiva. Difende i santi contro Satana, i falsi maestri ed ogni altro nemico. È però anche offensiva perché li taglia, li ferisce, ed è la sentenza giudiziaria di Cristo sugli empi. Vedete,  così anche qui la duplice valenza di questa visione. Come si esprime la Scrittura: per alcuni l'Evangelo è "odore di morte", per altri"odore di vita"

9. Il volto. Per ultimo abbiamo il volto del Cristo glorioso: "…e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza" (16c), cioè come a mezzogiorno. Lo era alla trasfigurazione e rappresenta qui la gloria della Sua Persona, le ricchezze della Sua grazia. Egli è il Sole di giustizia che sorge sul Suo popolo con luce, calore, gioia e conforto, "Così periscano tutti i tuoi nemici, o SIGNORE! Coloro che ti amano siano come il sole quando si alza in tutta la sua forza! Così il paese ebbe pace per quarant'anni" (Gd. 5:31)La metafora mette in evidenza la gloria e la maestà di Cristo. Quanto sono ciechi e sciocchi coloro che, su questa terra, deridono, disprezzano e sottovalutano la gloriosa Persona di Cristo. Certo, l'umile Cristo, nella Sua prima venuta, nasconde la Sua gloria, ma pure essa appare in tutto il suo fulgore per chi sa andare oltre alle apparenze.

Caratteristiche della Parola di Dio

È dunque rilevante l'Evangelo di Gesù Cristo, la Sua Persona e la Sua Parola che la Bibbia proclama in tutta la Sua chiarezza? Certamente, quando è predicata e vissuta fedelmente. Probabilmente ancora molti non la vorranno udire. Se ne crederanno superiori e la guarderanno con aria di sufficienza. Quando però tornerà Cristo per adempiere alla funzione che ho voluto chiamare di "Giustiziere" degli empi e di "Salvatore" del Suo popolo, non si potrà più fare finta di non capire, di non vedere, di non udire. Nessuno, in quel giorno si potrà più nascondere sotto le varie scuse di cui noi siamo esperti. Allora non ci sarà più alcuno che potrà dichiararsi agnostico o ateo, nessuno che potrà vantare la sua "libertà di religione" o di "non religione", perché sarà di fronte all'unico Iddio, Sovrano Signore di tutto il creato e di tutta la realtà, e Lui potrà esigere con pieno diritto la resa dei conti.
La Parola di Dio mette in crisi e trasforma la realtà, la realtà individuale e la realtà sociale, ed è bene che lo faccia ora, anche se può essere talvolta doloroso. Ascoltate queste espressioni della Scrittura: "La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore. E non vi è alcuna creatura nascosta davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto" (Eb. 4:12-14). È dunque salutare tremare di fronte alla maestà di Dio ed alla Sua parola. 
Questo stesso brano però aggiunge: "Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno" (Eb. 4:15-16).
Il Signore Gesù è anche Salvatore, Salvatore di tutti coloro che si piegano di fronte alla Sua legittima sovranità.Egli può pienamente simpatizzare con la nostra condizione esistenziale, di Lui possiamo avere piena fiducia.Presso di Lui siamo chiamati oggi a ricevere aiuto, misericordia e grazia. Oggi può e vuole essere il nostro personale Salvatore. Se non lo avremo fatto, domani, al Suo ritorno, Egli sarà per noi soltanto l'inappellabile Giudice. Possiamo permetterci di farlo passare sulla nostra testa senza rispondervi con il ravvedimento e la fede?Lo ripeto: possiamo permetterci di ignorarlo come se nulla fosse? 
Si tratta di un fermo e severo ammonimento!

di Paolo Castellina

 


"Il nemico diceva: "Inseguirò, raggiungerò, dividerò le spoglie, la mia brama si sazierà su di loro; sguainerò la mia spada, la mia mano li sterminerà"." 
(Esodo 15:9)

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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