per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

lunedì 26 gennaio 2015

La vittoria della Croce di Cristo

Era la notte prima della crocifissione di Cristo. Gesù aveva riunito i suoi discepoli in una sala posta in alto per prepararli alla sua dipartita dalla terra; dopo aver condiviso insieme la cena, il Signore prese un asciugatoio e si mise a lavare i loro piedi.
Quella sera Gesù disse a questi devoti seguaci che stava per essere “innalzato” (intendendo crocifisso) dalle mani di uomini malvagi. Quando lo disse loro, Egli stava preavvisandoli di quanto stava per accadere.
Gesù terminò questo messaggio, diretto a loro, dicendo; “Io son proceduto dal Padre, e son venuto nel mondo; di nuovo io lascio il mondo, e vo al Padre.” (Giovanni 16:28).
A questo i discepoli risposero: “Ecco, tu parli ora apertamente, e non dici alcuna similitudine. Or noi sappiamo che tu sai ogni cosa, e non hai bisogno che alcun ti domandi; perciò crediamo che tu sei proceduto da Dio.” (Giovanni 16:29-30).
I discepoli volevano far sapere a Gesù che avevano compreso chiaramente quanto egli aveva detto loro. Ma più significativamente, prendete nota delle loro parole nell’ultimo verso: “Or noi sappiamo … perciò crediamo …”.
Sembra che una grande fede abbia preso posto nelle loro anime; questi uomini stavano dichiarando a Gesù: “Ora vediamo, Gesù. Ora sappiamo. Ora crediamo!”
Tutto ciò sembra suggerire che i discepoli erano pronti per i dolorosi e cruenti giorni che sarebbero venuti.
Gesù rispose ai suoi discepoli con una domanda: “Ora credete voi?” (Giovanni 16:31).Quando Cristo fece questa domanda, in altre parole stava chiedendo ai suoi discepoli:
“Comprendete ora cosa avete davanti a voi? Sarete capaci di bere dalla coppa che io sto per bere? Siete pronti a credere, quando domani mi vedrete pendere dalla croce come se fossi indifeso?”
“Crederete ancora quando sembrerà che Io non abbia alcun potere sugli uomini o sul diavolo? La vostra fede rimarrà stabile quando vedrete mio Padre lasciarmi nelle mani dei nemici per un tempo? La vostra fede rimarrà incrollabile in quel momento?”
“La vostra fede sopporterà di vedere il mio viso sfigurato in modo da non essere riconosciuto? Cosa accadrà alla vostra fede in quell’ora quando il vostro Salvatore sembrerà non avere alcun potere da salvare nemmeno sé stesso?”
“Ditemi, credete ora? Veramente credete?”
“Ecco, l’ora viene, e già è venuta, che sarete dispersi, ciascuno in casa sua, e mi lascerete solo …” (Giovanni 16:32).
L’ora della prova è venuta.Questa è l’ora della prova, che segue molte dolci ore di amorevole comunione. Pensate a questo: soltanto qualche ora prima Gesù aveva teneramente lavato i piedi ai suoi discepoli, appena poche ore prima li aveva avvisati della sofferenza e del dolore che lo aspettavano con la sua crocifissione.
Ma durante l’ora della prova divenne subito chiaro che i discepoli non avevano compreso quello che Gesù aveva insegnato loro. Che gioia deve esserci stata nell’inferno quando quest’ora arrivò; in un tempo brevissimo , Pietro passò dal vantarsi della propria fede a rinnegare Cristo e maledirlo. Tutti i discepoli abbandonarono Gesù, proprio come aveva predetto: “… sarete dispersi, ciascuno in casa sua…” (Giovanni 16:32), fuggendo verso un rifugio.
Comunque prima di giudicare questi uomini, immaginatevi di essere stati vicini a quella croce in que giorno; cosa avreste fatto udendo Gesù gridare: “Padre perché mi hai abbandonato?”. Quali pensieri sarebbero passati nella vostra mente? Sospetto che avreste avuto gli stessi pensieri che ebbero i discepoli; come loro anche voi vi sareste chiesti:
“Dov’è la mano di Dio in tutta questa sofferenza e dolore? Dov’è ora il Padre? Perché permette che accada una così terribile cosa, dopo che Gesù ha promesso ogni cosa per il Suo regno?”
Furono questi tipi di pensieri che portarono i discepoli diritti in una fossa di disperazione, devono aver tremato, pensando: “Pensavamo che fosse la nostra speranza”. Ora vedevano la loro speranza frantumata davanti a loro.
È in questa ora di apparente perdita di speranza che vediamo una fugace visione della vittoria della croce.Satana probabilmente si sentiva soddisfatto in quel momento; deve aver pensato che stava vedendo un schema di comportamento, a suo vantaggio, in mezzo al popolo di Dio. Lo immagino mentre pensa: “Questa è un quadro di quanto verrà in seguito; i seguaci di Cristo si piegheranno quando dovranno sopportare dolore e sofferenza; cadranno non appena i problemi li colpiranno, quando dovranno prendere la loro croce, rigetteranno la loro fede”.
Infatti la scena al Calvario non sembrava certo una vittoria; ma in quel giorno qualcosa era all’opera, di cui Satana non sapeva nulla. Era qualcosa che il diavolo non capirà mai sul nostro benedetto Salvatore; sto parlando dell’incommensurabile misericordia di Dio in Cristo!
Qualcosa di incredibile accade quando una persona riceve Gesù come Signore. Una volta che abbandona il mondo per seguirlo, sono per sempre legati al Signore con corde d’amore. Considerate la descrizione di Paolo della sua incommensurabile misericordia:
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? …Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:35,38-39).
Malgrado il vergognoso fallimento dei discepoli, la misericordia di Dio era interamente all’opera in loro attraverso lo Spirito Santo; quella misericordia determinò la vittoria dopo gli oscuri giorni della croce. Un seme di fede era stato piantato nei seguaci di Gesù e le loro case erano state costruite sulla roccia. Esse erano state scosse, ovviamente, da una tempesta satanica contro le loro mura e poderose onde colpivano le fondamenta, ma quando la tempesta passò queste case erano ancora in piedi.
Il seme di fede non era morto, era completamente vivo! Le preghiere di Gesù avevano prevalso; la fede di questi seguaci non era crollata.
Vorrei focalizzarmi su una delle molte vittorie della croce.Nessuno può enumerare le compassioni di Cristo e le molte benedizioni del Suo sangue versato; ma voglio particolarmente glorificarLo in una vittoria: il perdono di tutti i peccati passati.
“Ma se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. … Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Giovanni 1:7,9).
È imperativo che ogni seguace di Gesù dimori in questa gloriosa verità; appropriarsi di questo ha a che fare se riusciremo a mantenere una fede vittoriosa nel mezzo di terribili afflizioni. In verità, in tempi di incertezza il problema di rimanere nel perdono di Cristo è cruciale.
Molti di noi che per anni hanno servito Gesù fedelmente, sono cresciuti confidando che la nostra fede può resistere a qualunque fornace ardente. Come i discepoli, testimoniamo : “Ora vedo, Signore. Ora credo”. Ringraziamo Dio che Cristo ha aperto i nostri occhi al Suo scopo eterno.
Spesso inaspettatamente dobbiamo affrontare una crisi tremenda, sopraffacente. Realizziamo di essere entrati in una fornace arroventata sette volte di più di quanto nessuno di noi abbia saputo. Siamo arrivati al faccia a faccia con una battaglia così dolorosa, un combattimento così logorante che la nostra casa comincia a tremare, per essere subito inondata da paure e problemi.
Considerate la testimonianza di un retto predicatore Puritano della storia.Questo predicatore aveva avuto una grande esperienza di sofferenza nella propria vita; egli parlò per una moltitudine di cristiani quando scrisse: “La prima cosa che molti chiedono è: ‘Cosa ho fatto? Dio, ho sbagliato verso di te?’”
Ciò è illustrato anche da una lettera che ho ricevuto da una cara sorella in Cristo. Mi ha scritto quanto segue della sua grande sofferenza:
“Sembra che le prove non cessino mai, neanche per un periodo di riposo; non comprendo se questo è il castigo del Signore.”
“Mi sono chiesta se i problemi della mia famiglia siano dovuti alla mia vita prima di essere salvata; me lo chiedo sempre. Ho chiesto al Padre più e più volte se fosse questa la causa, perché proprio non lo so.”
“A volte mi sento che se questo è il mio castigo, la punizione è più di quanto possa sopportare. Preferirei che la pena della punizione per i miei precedenti peccati facesse soffrire solo me invece che anche i membri della mia famiglia”.
“Amo il Signore e sviarmi da Lui non è qualcosa che possa considerare. Egli è la mia vita, ma recentemente mi sentivo che sarebbe stato meglio se non fossi mai nata, così i miei figli non sarebbero stati qui a soffrire”.
“Certe volte ho anche sentito dentro me che sarei voluto andare a stare con Gesù. Ma questo è egoistico, perché i miei figli hanno bisogno di me”.
“Per favore se hai da darmi qualche spiegazione che possa chiarirmi la mente, lo apprezzerei moltissimo”.
Vi dico la stessa cosa che dissi a questa donna: Ascoltate le parole dell’apostolo Paolo. Egli scrive: “Ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza[pazienza] verso i peccati commessi in passato” (Romani 3:24-25, il corsivo è mio).
Attraverso la fede nel sangue sparso di Cristo, tutti i peccati passati sono coperti.Siamo resi puri agli occhi di Dio attraverso il suo perdono immeritato. Tutta la colpa, paura e condanna sono tolti, tutti i carichi passati sono spazzati via!
In breve, Dio non tiene più conto contro di voi dei vecchi peccati; Egli vi ha riconciliato a Se Stesso, senza alcuna alienazione da parte Sua. Sorprendentemente il Signore ha previsto tale riconciliazione mentre eravate ancora nel peccato. Vi chiedo, quanto di più ancora questa riconciliazione può applicarsi adesso rispetto al momento in cui avevate creduto nella vittoria della croce?
Secondo Paolo: “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di Lui salvati dall’ira. Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.” (Romani 5:10).
Alla fine Paolo ci dice: “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1). Il peccato ha perso ogni suo potere per condannare; ciò è accaduto alla croce di Cristo.
Il problema è che rimangono delle conseguenze al peccato.Alcune conseguenze del peccato possono essere causate da passate abitudini; allo stesso modo le correzioni del Signore spesso accompagnano il peccato. Ma come figlio di Dio devi fissare nella mente una volta per tutte: Dio non corregge i Suoi figlioli nell’ira.
Perché il Signore corregge quelli che egli ama,e punisce tutti coloro che riconosce come figli». Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?” (Ebrei 12:6-7).
Non sarete mai così amati rispetto a quando siete puniti o corretti dal Signore, infatti l’intero processo della correzione ha a che fare con il desiderio di Dio per voi; ogni cosa è diretta per farvi afferrare la conoscenza e la gloria Sua.
Ma non errate: la Bibbia chiama dolorosi questi periodi, non ci troverete gioia in nessuna maniera. “È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia …” (Ebrei 12:11). Nondimeno ci viene detto: “… in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa.” (stesso verso).
Nel corso degli anni ho dovuto spegnere molte frecce e bugie di Satana. Oggi io proclamo con certezza: “Dio non è adirato con me e, cari seguaci di Gesù, non lo è neanche con voi. Perciò zittite tutto quello che invece il diavolo dice!”.
Questa è la vittoria della croce: pace con Dio e la reale pace di Dio.Alla croce, la misericordia e la pace prendono un volto, è il volto di un uomo, Gesù Cristo. Nella storia ogni volta che un figlio di Dio ha pienamente creduto nella potenza purificante e guarente del sangue di Cristo, gli è stata promessa pace. Essa è la pace di Cristo, quella pace che regna nel paradiso.
Le parole di Paolo su questo argomento sono rivolte affinché ogni credente le applichi nel suo cammino
E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti.” (Colossesi 3:15, il corsivo è mio).
Cari santi questa è la nostra speranza in tutte le nostre battaglie: che la pace regni nei vostri cuori, riposando nelle promesse di Dio. “Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni maniera. Il Signore sia con tutti voi.” (2Tessalonicesi 3:16).
Possa la seguente preghiera di Paolo diventare nostra in questi giorni di incertezza:
“Or il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo.” (Romani 15:13).
Grazie a Dio per la Sua gioia e pace! Amen.
da: w.w.w.notizievangeliche.com

sabato 10 gennaio 2015

in nome di chi fate quello che fate?

Uno sguardo critico sulla nostra vita

La fine di un vecchio anno e l’inizio di uno nuovo è tempo di bilanci, bilanci retrospettivi e prospettivi non solo della nostra ditta, organizzazione o associazione, ma soprattutto della nostra vita a livello personale. Uno sguardo critico sulla nostra vita è opportuno sempre. Siamo stati all’altezza delle nostre o altrui aspettative? Facciamoci il "classico", ma ben poco praticato "esame di coscienza"!
Credo che ci sia un bellissimo criterio per giudicare la bontà della nostra vita, ed è quello di rispondere alla domanda: "In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra vita?". Rispondere a questa domanda vuol dire vedere se veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo.
Il cristiano ha un unico criterio di fondo per valutare sé stesso, ed è quello che mi sembra bene espresso da un versetto della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colosse. Esso dice:
"Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui" (Col. 3:17).

Il punto di riferimento della nostra vita

1. "Qualunque cosa facciate". L’intero campo della condotta umana viene qui coperto da questa ingiunzione della Parola di Dio. "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere..." deve essere fatto, per chi si professa cristiano, in un certo modo, deve avere un preciso punto di riferimento.
Se da una parte gli animali vivono secondo ciò che detta loro l’istinto, l’istinto proprio della loro specie, ogni essere umano vive (pensa, parla, agisce) secondo diversi modelli di vita imposti variamente dalla propria cultura, dai condizionamenti che ha ricevuto, dalle proprie scelte di fondo. Ogni essere umano ha dei punti di riferimento che caratterizzano e determinano la sua vita. Come può essere descritta la vostra vita personale? Che cosa vi si può leggere in essa? Qual è il fine ultimo delle vostre parole ed azioni? A che cosa tendete? Qual è il metro con il quale misurate la vostra esistenza? Qual è l’obiettivo della vostra vita? C’è chi vive in funzione esclusivamente del lavoro e del guadagno; chi vive in funzione delle persone che ama o della sua famiglia; chi della soddisfazione dei suoi piaceri. C’è chi vive adattandosi acriticamente ai valori del "branco" a cui appartiene e da cui si guarda bene di staccarsi per paura di esserne escluso...

Una scelta di vita

2. Qui l’Apostolo dà un’indicazione generale su quale debba essere il punto di riferimento ultimo della vita del cristiano in ogni sua espressione, in parole o in opere, cioè di tutto ciò che dice e fa, dei suoi ragionamenti, pensieri e risoluzioni interiori, come pure delle parole della sua bocca e le opere delle sue mani. Si, perché essere cristiano in modo autentico è una precisa scelta di vita, una chiara presa di posizione, un chiaro impegno che deve condizionare tutto il nostro modo d’essere.
3. Tutto quello che fa deve, per quanto possibile, essere compiuto, dice il nostro testo, nel nome del Signore Gesù. Che cosa significa questo? Qui c’è un chiaro riferimento all’impegno di vivere sotto l’autorità di Cristo, impegno suggellato dal battesimo.
Nella prima lettera ai Corinzi l’Apostolo Paolo fa una chiara distinzione fra il comportamento comune in questo mondo e quello a cui il cristiano è stato chiamato. Dice: "Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di dio? Non vi ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effemminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori, erediteranno il regno di Dio. Ora tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Co. 6:9-11 ND). Il cristiano ha posto la totalità della sua vita sotto la signoria di Cristo.

La guida più completa

Possiamo dire che questo comandamento ci offra la guida più completa alla vita cristiana di quanto possa fare anche il libro più voluminoso di casistica morale. In ogni situazione dubbia il credente può trovare guida sicura chiedendosi: "Qual è in questo caso la cosa più cristiana da fare? `Posso fare questo senza compromettere la mia confessione di fede? Lo posso fare e dire ‘nel nome del Signore Gesù’"? Posso "rubare" nel nome di Cristo? Posso ubriacarmi nel nome di Cristo? Posso abusare della sessualità o ...tradire mia moglie nel nome di Cristo? E’ vero che noi siamo molto abili a trovare sempre una giustificazione per il nostro comportamento, ma, oggettivamente, di fronte alla Persona di Cristo, come effettivamente Lui è, di fronte a quanto oggettivamente ci dice la Parola di Dio, il mio comportamento sarebbe giustificabile ed in linea con essa? Onorerebbe Cristo?
Si, su di me è stato posto il nome di Cristo, e fin ora non l’ho rinnegato. Ora, farei "una buona pubblicità" a Cristo se facessi una certa cosa? Egli mi ha mostrato il Suo immenso amore guadagnandomi, morendo in croce, la salvezza. Egli mi ha riscattato, mi ha rivestito dell’abito della Sua santità. Quello che dico, penso, faccio, gli porta onore e gloria, oppure vergogna? Gli altri, vedendo il mio comportamento, io che mi dico cristiano, sono portati ad ammirare la persona e l’opera di Cristo in me, oppure a bestemmiare Cristo, magari dicendo in cuor loro: "Se quello è un cristiano, io non voglio avere nulla a che fare con Cristo e con la chiesa"!

Un chiaro riferimento

"Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù". Questo è un punto di riferimento chiaro per la nostra condotta. Non si tratta di "ispirarsi" vagamente a Dio nella nostra vita. Questo potrebbe essere un principio astratto che lascia troppo spazio all’interpretazione soggettiva. Dio definisce chi Egli sia e ciò che Egli esige dalle Sue creature umane attraverso la Sua Parola rivelata, resa Scrittura, ma soprattutto resa persona umana in Gesù Cristo. Egli deve essere davvero, e non a parole, il Signore della nostra vita, cioè Colui a cui dobbiamo ubbidienza. Gesù disse: "Perché mi chiamate: Signore, Signore! e non fate quel che vi dico?" (Lu. 6:46).
Il metro di giudizio con il quale Dio verificherà la nostra vita non saranno le nostre proprie idee ed interpretazioni su quello che ci pare giusto; non verremo giudicati secondo la nostra conformità a ciò che la società si aspetta da noi, né secondo quanto affermato da politici, filosofi o leader religiosi a cui magari facciamo riferimento. Un solo è il "nome di riferimento". Dice la Scrittura: "In nessun altro è la salvezza; poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (At. 4:12), così non vi è accettazione della nostra persona ed atti in altri nomi se non in quello abbiamo affidato la nostra vita. Egli è "Il nome che è al di sopra di ogni nome" (Fl. 2:10).
Per questo, fare qualcosa in nome di Cristo significa:
a. Far combaciare la nostra volontà alla Sua. In ogni nostro desiderio dobbiamo tenere in considerazione Lui e la Sua volontà. Gesù disse: "Quello che chiederete nel mio nome, lo farò" (Gv. 14:13,14). Dobbiamo domandarci: conoscendo il carattere di Cristo, quel che desidero l’avrebbe potuto chiedere Lui? Sarebbe stato approvato da Cristo se Glielo avessi chiesto? Avrebbe potuto Cristo intercedere per me, in questa cosa, presso il Padre? Sarebbe stato ed è degno di Cristo?
Ad alcune richieste Gesù risponde negativamente. Ad esempio, ad un certo punto la madre di due discepoli di Gesù, Giacomo e Giovanni, chiede a Gesù un posto di particolare onore nel regno di Dio: "Di’ che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra, nel tuo regno" (Mt. 20:21). Questa donna chiede a Gesù un privilegio per i suoi due figli. Queste ambizioni, a parte il fatto che sono assurde, non sono in linea con lo spirito di Cristo, e quindi vengono respinte. In linea con lo spirito di Gesù non è l’ambizione al potere, ma l’ambizione a servire. Questa si che è una richiesta a Lui gradita. Gradita a Cristo è una richiesta che ricalca i concetti contenuti nel Padre Nostro. Ecco una preghiera che troverà certamente da Dio accoglienza.
b. Un’iniziativa da Lui avallata. Progettando e portando avanti iniziative ed opere che Cristo volentieri sanzionerebbe con la Sua autorità. La Scrittura dice che dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, per perseguire i Suoi obiettivi ed azione, Egli è in mezzo a loro, e Dio lo avallerà e benedirà (Mt. 18:18-20). Dio benedirà un’opera di solidarietà sociale compiuta in nome di Cristo? Una casa di accoglienza rifugiati? un centro sociale per giovani, anziani, donne? Un progetto di visite e di studi biblici nelle case? La richiesta di una guarigione in nome di Cristo? Certamente. Dio non sanzionerà però, come è già avvenuto purtroppo nella storia, una guerra o una crociata in Suo nome... una spesa superflua... qualcosa che solo apparentemente è in nome di Cristo, ma che in realtà è per il nostro egoismo, tornaconto, ambizione mondana, ecc. E’ vero che: "Se domandiamo qualche cosa secondo la Sua volontà, egli ci esaudisce" (1 Gv. 5:14). La richiesta che Dio benedica una nostra iniziativa è legittima, ma quest’iniziativa deve essere conforme alla Sua volontà, che noi diligentemente esploreremo e terremo conto.
c. Seguire l’esempio di Cristo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa poi esplicitamente seguire il Suo esempio. E’ scritto infatti: "Infatti io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io" (Gv. 13:15), e ancora: "Chi dice di rimanere in lui, deve camminare come egli camminò" (1 Gv. 2:6).
Noi siamo discepoli di Cristo. Essere discepoli Suoi significa imparare da Lui. Gesù disse: "Prendete su di voi il mio giogo ed imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre" (Mt. 11:29). Il nostro carattere riflette il Suo?
Vivere in nome di Cristo e seguirlo significa calcare le Sue orme rinnegando i nostri comodi sacrificando noi stessi per Lui e per gli altri. Gesù disse: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt. 16:24). Sono pronto a rinunciare ai miei comodi e desideri per mettere i Suoi in primo piano?
Vivere in nome di Cristo significa essere impegnati seriamente a livello di etica e di moralità cristiana. Significa "morire" a ciò che Dio considera peccato, e vivere la vita nuova che Egli dona in Cristo. E’ scritto: "anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le Sue orme... affinché morti al peccato, vivessimo per la giustizia" (1 Pi. 2:21-24).
d. Con la forza che Cristo dona. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa trarre da Lui le energie e le capacità per realizzare ciò che Egli in noi si prefigge. Ti sembra impossibile quello che Cristo chiede da te? Vi sembra di essere carenti delle forze e delle risorse per compierlo? L’Apostolo diceva: "Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica" (Fl. 4:13). Non siamo lasciati a noi stessi nel portare avanti ciò che Cristo ci chiede. I cristiani, in tutto ciò che si prefiggono, chiedono a Lui la forza e la sanzione. Dice la Scrittura: "Tu dunque, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù" (2 Ti. 2:1).
Gli apostoli Pietro e Giovanni guariscono un malato. Vengono arrestati chiedendo conto del loro operato e gli chiedono: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?" e rispondono: "Nel nome di Gesù Cristo, il nazareno (At. 4:7-10). Quello che fare, con quale potere o in nome di chi lo fate?
La nostra vita deve essere talmente determinata da Cristo che, come l’apostolo Paolo dobbiamo dire: "Per la grazia di Dio io sono quello che sono" (1 Co. 15:10). Potete ringraziare il Signore per ciò che avete conseguito nella vostra vita?
e. Cristo vive in me! Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa vivere per fede in Lui. Questo deve giungere al livello tale da poter dire: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Ga. 2:20).
Il cristiano non mette al centro dell’attenzione sé stesso, non pretende la propria autonomia, non si vanta delle proprie realizzazioni e risorse. Sottopone la Sua vita a Cristo, anzi, la sua identità quasi scompare rispetto a Cristo, sapendo che una vita veramente realizzata e mancante di nulla di ciò che veramente conti è quella vissuta nella Sua prospettiva. L’Apostolo dice: "La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la Sua gloria e virtù" (2 Pi. 1:2,3).
f. ServirLo ed adorarLo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa consapevolmente servirLo ed adorarLo, secondo le Sue prescrizioni. Consideravamo all’inizio che ogni essere umano vive con un punto di riferimento ultimo. Qual è il nostro? I cristiani dicono: "Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi camminiamo nel nome del Signore, nostro Dio, per sempre" (Mi. 4:5).
Per questo ubbidiamo al comandamento che dice: "Andate dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli" (Mt. 28:19,20). Per questo nostro punto di onore è perseverare ad apprendere da Lui, come i primi cristiani, i quali "erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere" (At. 2:42,43). A chi appartenete voi? Noi vogliamo appartenere al Signore e non ne rimarremo delusi. "Il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: Il Signore conosce quelli che sono suoi" (2 Ti. 2:19).
g. Perseguire la Sua causa. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa perseguire la Sua causa ed obiettivi, anche a costo di sacrifici, ma con la sicura speranza di una grande retribuzione. Gesù disse:"...e chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna" (Mt. 19:29).
Perseguire la causa di Cristo non è facile. Come hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche noi. Cristo ci aveva preavvertito: "Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome (Mt. 24:9; At. 9:16). Con la costanza e la persistenza, però, raggiungeremo l’obiettivo prefissato perché Dio realizzerà infallibilmente le Sue promesse nonostante gli avversari. Alle chiese dell’Apocalisse il Signore dice: "So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato... tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me... pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome" (Ap. 2:3,13; 3:8).
h. Per la Sua gloria. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa infine operare per il solo Suo onore e gloria. Questo è il tutto della vita, una vita significativa ed eterna. "Tu sei la mia rocca e la mia fortezza; per amor del tuo nome guidami e conducimi" (Sl. 31:3); "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio" (1 Co. 10:31); "Tu sei degno, o Signore, e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza; perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono" (Ap. 4:9-11). Viviamo noi per glorificare ed esaltare Dio in Cristo? Questo è lo scopo per cui siamo stati creati e dove troveremo migliore realizzazione per noi stessi.

Epilogo

4. Notate come termina il nostro versetto: "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui".
La vita della creatura riconciliata con il Suo Creatore e consapevole di chi è e di che cosa riceve nella vita e in Cristo, è una vita impostata al senso di riconoscenza verso di Dio. Dicono i cristiani riflessi nella lettera agli Ebrei: "Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode; cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome" (Eb. 13:15), Si, l’importanza del rendimento di grazie nella vita cristiana viene qui ancora sottolineata dall’Apostolo quando dice che le nostre azioni devono essere sempre accompagnate dal sacrificio di una grata lode, offerta tramite Cristo, l’unico Mediatore, tutte le volte in cui ci avviciniamo a Dio con la preghiera. Il cristiano non si dimentica di dire grazie a Dio e lo dimostra con le sue parole ed i fatti. Egli si applica a ringraziare Dio Padre per mezzo di Lui. Per questo la Scrittura ci esorta dicendo: "Ringraziate continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (Ef. 5:20), unico nostro Mediatore.

La nostra valutazione

Ricordate la domanda che ci eravamo posti all’inizio? "In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra vita?". Rispondere a questa domanda, dicevamo, vuol dire vedere se veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo. Un consuntivo della nostra vita non può ignorare questo. Sono persuaso che una vita che valga veramente la pena di essere vissuta sia quella vissuta coerentemente nella prospettiva del Signore Gesù Cristo. Se ci professiamo cristiani ci applicheremo a far si che l’esortazione della Parola di Dio sia vera per noi: "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui" (Col. 3:17). Così facendo potremo essere sicuri che la nostra vita non sarà stata futile, vana, gettata via, vissuta per niente...
Paolo Castellina


  
« Insegnaci dunque a contar bene
i nostri giorni,
per acquistare un cuore saggio»
 
(Salmo 90:12)

Che il Signore vi benedica nel nuovo anno 2015
 
 http://consapevolinellaparola.blogspot.it/2014/12/in-nome-di-chi-o-di-che-cosa-fate-cio.html

Allontanati da costoro!

Il Signore Iddio ci avverte nella Sua Parola dicendoci: "Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno tempi difficili" (2 Timoteo. 3:1). Sull’argomento degli "ultimi tempi" vi sono gruppi religiosi e cosiddetti profeti che fanno fin troppe e fallaci speculazioni ed è saggio non seguirli né fare loro concorrenza - anche perché Gesù stesso afferma che conoscerne la data non è stato concesso a nessuno. In effetti, però, pur non amando io speculare sulle predizioni apocalittiche, non posso fare a meno di osservare come proprio ora, vi sia una "strana" concentrazione di minacce a livello planetario che gravano su tutti noi (guerre, fenomeni astronomici e geologici, crisi economiche, sanitarie e informatiche, come pure una grave crisi spirituale). Ho l'impressione che ancora "ne vedremo delle belle", per così dire, che però tanto "belle" non saranno… Molto probabilmente non sarà ancora "la fine", ma davanti a noi non ci sono tempi facili e faremmo bene a non prendere la cosa alla leggera, anzi, di fronte ad una probabile emergenza, dobbiamo responsabilmente disporci a premunircene, organizzando le nostre risorse materiali e spirituali!
A questo riguardo è la stessa Parola di Dio a venire in nostro soccorso. Essa infatti non si limita solo a predire i tempi difficili, ma fa qualcosa che altri veri o presunti profeti non fanno, cioè guidarci a prendere le misure necessarie non tanto per evitare queste sofferenze, ma ad alleviarle, ad attraversarle nel modo migliore e, soprattutto, allontanandoci da tutto ciò che ha il potere di corrompere la nostra fede. Essa ci chiama ad una difesa ad oltranza dei fondamenti immutabili della fede: davvero il compito dei cristiani fedeli nella nostra generazione.
Le Sacre Scritture, per renderci pronti a questi “ultimi tempi” ed agire di conseguenza, ci descrivono le caratteristiche morali e spirituali che vi saranno più prevalenti. Ci sono ben note perché assistiamo ad esse in maniera inequivocabile, ma dobbiamo metterle ben a fuoco. Troviamo così la descrizione della situazione morale e spirituale degli ultimi tempi in questo passo.
Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontànati! Poiché nel numero di costoro ci sono quelli che si insinuano nelle case e circuiscono donnette cariche di peccati, agitate da varie passioni, le quali cercano sempre d'imparare e non possono mai giungere alla conoscenza della verità. E come Iannè e Iambrè si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede. Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini” (2 Timoteo 3:1-9).
Leggendo questo testo è difficile fare a meno di trovarvi rispecchiata la condizione della nostra società oggi. La versione italiana di questo testo non rende adeguatamente la forza dell'originale, ma cercheremo oggi di amplificare il significato di ogni singolo termine del testo.

Gli ultimi e difficili ultimi giorni

"Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili”. Non per minimizzare l'attuale crisi, ma dobbiamo pur dire che questo testo biblico, come altri simili, è stato usato dai cristiani sempre prima di ogni maggiore crisi che si è succeduta nel corso di questi millenni. E' stato usato ai tempi della caduta dell'Impero romano guardandone l'estrema corruzione e la minaccia delle incursioni barbariche, ma non era quella la fine del mondo, semmai di "quel" mondo. E' stato usato all'avvento dell'anno 1000, ma quello non era il momento della fine. E' stato usato in corrispondenza della prima guerra mondiale, e poi della seconda, ma il mondo, sebbene allora afflitto da inenarrabili sofferenze, non sarebbe giunto alla fine. Questo testo biblico lo si usa ora, e dico questo non per sottovalutare la crisi attuale o per smentire i profeti di sventura, ma perché dobbiamo vedere le crisi globali in una giusta prospettiva.
Molti prendono l'espressione "gli ultimi giorni" come ad indicare il periodo immediatamente precedente il ritorno di Cristo e quindi la fine del mondo. In realtà la Bibbia usa quest'espressione per indicare l'intero periodo intercorrente fra la prima e la seconda venuta del Signore Gesù Cristo. In altre parole, fin ora siamo vissuti negli "ultimi giorni". Quando infatti l'apostolo Pietro, nel giorno di Pentecoste, spiega alla folla il senso dell'effusione di Spirito Santo che era sopravvenuta alla comunità cristiana di allora, egli ne parla come dell'adempimento della profezia di Gioele che, predicendolo, lo rimanda agli "ultimi giorni". Pietro vede il suo tempo come "gli ultimi giorni" (At. 2:17). Lo scrittore dell'epistola agli Ebrei dice che il tempo in cui Dio ha parlato nella persona di Cristo, sono gli "ultimi giorni". E' chiaro così che "gli ultimi giorni" sono un periodo che è cresciuto fino a comprendere 2000 anni.
L'apostolo Paolo così dice che entro questo esteso periodo di tempo vi saranno cicli ripetuti di afflizione, grande tensione a livello globale, tempi pericolosi, in cui si manifesteranno le condizioni descritte con quelle sue raggelanti parole. Infatti, se guardiamo indietro ai secoli passati, vediamo proprio come questo sia stato vero. Si sono succeduti nel nostro mondo periodi di relativa pace e prosperità, solo per essere interrotti da terribili periodi di tensione e di sofferenze indicibili. Queste parole, così, non sono necessariamente una predizione degli ultimi giorni di questo mondo, ma il riconoscimento del ciclo ricorrente di giorni come questi. Naturalmente, uno di questi sarà l'ultimo. E' difficile dire se siamo noi a vivere "l'ultima crisi", forse si, ma è difficile dire se l'attuale ultimo ciclo sia quello immediatamente precedente il ritorno di Cristo. Come nel passato, le nuvole nere potrebbero disperdersi, e il sole tornare a brillare. Potrebbero tornare per il mondo periodi di pace e prosperità. Non si tratta però di una scusa per "prendere le cose sotto gamba" e dire: "O beh, allora, perché preoccuparsene…", no, le sofferenze sono e saranno autentiche e devastanti. Quello che la Parola di Dio vuole rilevare è che esse non avvengono mai per caso, ma sono il logico risultato dell'infrazione dei principi etici e morali che Dio ha stabilito per il benessere dell'umanità. E' come se dicesse: "Volete risparmiarvi queste sofferenze? Allora seguite i principi di vita che io ho stabilito!
Paolo qui, così, dà a Timoteo istruzioni concernenti l’apostasia (allontanamento) di cui ha già parlato nella sua prima epistola (1 Timoteo 4:1-3). Gli ultimi tempi segneranno un drammatico incremento della ribellione a Dio e dell’aggressività verso chi intende essergli fedele. Il termine originale qui tradotto con “difficili” potrebbe pure essere tradotto con “pericolosi”, ma anche come “tempi di accanimento”, di “persistenza ostinata”. È quella del mondo ribelle a Dio che acquista sempre più sfacciataggine, arroganza, nello sfidare apertamente e contraddire tutto ciò che Dio è e stabilisce nella Sua legge morale. È un mondo che “osa” sempre di più e si oppone in modo militante ad ogni espressione della verità, quasi che, nel contempo, volesse “fargliela pagare” a quelli che rivendicano la signoria di Dio e del Suo Cristo. Per questo, in quel periodo, i cristiani fedeli si troveranno sempre di più in difficoltà ed in pericolo e sarà messa alla prova la loro fede, la loro corrispondente perseveranza “accanita” a seguire il Cristo. "...perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita" (Filippesi 2:15-16).

Venti impressionanti caratteristiche degli “ultimi giorni”

Abbiamo così una descrizione del carattere della generazione degli ultimi tempi con venti impressionanti e temibili caratteristiche. Questa “lista di vizi” è molto simile a quella di Romani 1:29-31. “Liste di vizi” erano comunemente usate nel mondo greco-romano nell’uso retorico di fare caricature dell’avversario e facevano uso della ripetizione di suoni o di altri espedienti ritmici, per aumentarne l’impatto. Paolo scrive questa lista in una disposizione chiastica con due gruppi di due parole che esprimono “amore deviato”, poi con due gruppi con tre termini, ciascuno che si focalizza su orgoglio ed ostilità verso gli altri. Poi vengono due gruppi con tre termini ciascuno che iniziano con una negazione di una buona qualità concessa dalla grazia. Queste otto parole dipingono gente che è priva delle più basilari caratteristiche della vita umana. Il centro del chiasmo è la parola “diaboloi”, che significa “calunniatori”, gente diabolica.
Questo testo, come altri è un invito, a chi è saggio, al ravvedimento, a tornare a volgersi a Dio ed alla Sua legge come l'unica cosa che davvero può garantire il meglio per noi stessi. Gli uomini, così, (le persone) manifesteranno le tipiche caratteristiche dei peccatori ostinati ed impenitenti, ma alla seconda o terza potenza, in modo particolarmente grave.
  • “Egoisti”. È l’egocentrismo narcisistico (prono all’esibizionismo), lo smodato ed esclusivo amore per sé stessi che porta a negare una qualsiasi responsabilità verso Dio e verso il prossimo, un egoismo sfacciato e senza scrupoli. Nell’originale il termine è “filautoi”. Non è amore per l’uomo (filantropia), ma “filo” sé stessi, amanti di sé stessi. Si tratta del peccato di base dell'umanità. L'amore esagerato di sé stessi, il culto di un altro dio, noi stessi, è la forma più bassa di idolatria. Esso priva Dio del culto dovuto al Suo nome, e mette al suo posto un dio rivale, noi stessi, sul trono della vita. E' soprattutto oggi che si vive nell'epoca del culto di sé stessi. Tutto viene focalizzato sul "me", i miei diritti, i miei bisogni, le mie idee… Che cosa succede quando si serve soltanto il proprio "io" a scapito degli altri? La guerra civile, ad ogni livello, sia di popoli, di etnie come a livello locale e familiare.
  • “Amanti del denaro”, avendo come unico criterio della propria condotta il profitto materiale personale che se ne può trarre. Non vi sembra che questo, lo sfrenato materialismo, sia lo stile di vita prevalente oggi? L'avidità del denaro è quella che ci permette di calpestare tutto e tutti, di ignorare qualsiasi etica e scrupolo, di giustificare qualunque crimine. Il denaro è uno strumento buono che va acquisito nei modi che la Legge di Dio stabilisce e per gli usi che Dio indica, e certamente non in modo egocentrico, anzi, pure come mezzo di condivisione e solidarietà. Ci sorprendono forse le tragiche conseguenze dell'acquisizione egoistica e della mancanza di solidarietà? Esempi di questo sono sotto i nostri occhi ogni giorno.
  • “Vanagloriosi”. È la caratteristica di chi si vanta della propria grandezza, imprese e importanza. Coloro che si gonfiano, ma solo d’aria, del nulla, che danno gloria e merito a sé stessi soltanto, l’opposto di chi vive (come dovrebbe) dando gloria a Dio per ogni cosa.."vanagloriosi" descrive quella vita impostata a presuntuosa ambizione, quel sentimento smodato e vano di orgoglio di chi si gloria per meriti inesistenti. E' la megalomania di chi mette sé stesso sul trono che non gli spetta. Potrebbe essere il sentimento di chi vanta la superiorità della propria razza, nazione, civiltà o intelligenza e per questo è pronto a schiacciare chi vede "inferiore", oppure l'arroganza dell'intelligenza umana quando pretende di poter fare qualunque cosa senza limiti o regole alcune, mettendosi al posto stesso di Dio, come quella di certa scienza pronta a manipolare la vita stessa sfruttando per fini egoistici la conoscenza e le capacità.
  • “Superbi”. Letteralmente significa “non addomesticati”, “selvaggi”, incivili, senza ritegno. È il termine compagno di quello precedente.
  • “Bestemmiatori”, vale a dire di coloro avvezzi a “dire male”, ad esprimere il loro disprezzo con offese, insulti, ingiurie ed imprecazioni, contro Dio e contro ciò che altri reputano sacro e degno di rispetto, che sputano malizia. La parola "bestemmiatori" descrive gente che non ha timore di deridere ed insultare con le loro parole e comportamento tutto ciò che è sacro: prima di tutto Dio stesso, e poi la Sua buona creazione. È l'empietà moderna: si sfida Dio e si ritiene di rimanerne impuniti. Si pretende di essere dio e legge a sé stessi, ma pure di potere impunemente insultare la sacralità della vita e del creato, sfruttandolo senza ritegno, abusando delle ricchezze che dovrebbero invece essere saggiamente amministrate. La nostra società più che mai nega e si prende gioco di Dio, ma potrà continuare a pretendere di non subirne poi delle conseguenze, la Sua ira e giusto giudizio?
  • “Ribelli”, che sfuggono o ritengono di poter sfuggire al giudizio di Dio dopo aver infranto la legge di Dio e quella degli uomini, impenitenti, irriformabili, anzi, che hanno un atteggiamento di deliberata sfida alle regole giuste e buone. In particolare “ribelli ai gentori”, che non solo vuole dire verso chi li ha generati, ma anche verso ogni legittima autorità. Disprezzano e dissipano l’eredità morale e spirituale dei loro padri. Infangano il concetto stesso di genitorialità. Include l'attuale disprezzo per ogni autorità che si vede palese nella nostra società: disprezzo della famiglia come Dio l'ha voluta fin dall'inizio, disprezzo ed insubordinazione a padre e madre, agli insegnanti, alle autorità sia politiche che di giustizia e polizia. E' una società fondamentalmente anarchica, la nostra, dove non solo ogni regola viene distorta e disprezzata, ma dove pure i rapporti di giusta subordinazione vengono ignorati e disonorati. Potrebbe sussistere a lungo una società così?
  • “Ingrati”, che pretendono e non ti dicono mai grazie, pretendono, anzi, esigono con forza i loro veri o conclamati diritti. Oggi si pretende tutto ma non si sa debitamente riconoscere e ringraziare chi ti fornisce ciò che hai, ad ogni livello, e certamente ci si dimentica di ringraziare Dio, da cui proviene ogni migliore dono del quale possiamo godere.
  • “Irreligiosi”, vale a dire empi, privi di amore per Dio o falsamente religiosi. Di Dio non gli importa nulla, così come loro nulla importa di rendergli culto così come Egli prescrive. “Irreligiosi” è il contrario di "santo". Questa parola significa l'indisponibilità ad osservare persino la minima umana decenza. Descrive chi si vanta di azioni che Dio condanna, il fare cose senza alcuna vergogna per il solo piacere di provocare e scandalizzare con cose scioccanti che sfidano il senso comune ritenuto da essi discutibile.
  • “Insensibili”, letteralmente “senza affetto naturale”, inumani, senza scrupoli, "senza affetto", cioè la mancanza di affetti comuni, brutalità, bestialità. E poi l'aggettivo "implacabile", indicando ciò che è persino contro la ragione, l'atteggiamento spietato ed accanito che niente e nessuno può ostacolare. Lo vediamo non solo nei conflitti bellici contemporanei dove si privilegia la logica militare e le vittime innocenti si definiscono come "inevitabili effetti collaterali", ma anche, per esempio, quando negli ospedali i pazienti vengono considerati solo numeri, trattati come fonte di profitto o oggetto del proprio lavoro, senza compassione e umanità.
  • “Sleali”, vale a dire che non possono essere persuasi a stipulare e mantenere un patto o impegno, inaffidabili, infedeli, gente di cui non ci si può fidare perché tradiscono facilmente.
  • “Calunniatori”, che accusano falsamente, bugiardi e consapevoli di mentire, a cui non importa diffondere menzogne, forti del principio che “il fine giustifica i mezzi”: per giungere dove vogliono arrivare sono disposti a tutto. Il termine originale è “diaboloi”, attività tipica del diavolo.
  • “Intemperanti”, cioè privi di autocontrollo, che danno adito ad ogni loro impulso senza badare alle conseguenze.
  • “Spietati”, brutali, crudeli, intransigenti, disposti ad una fredda e determinata crudeltà.
  • “Senza amore per il bene”, opposti a ciò che è bene e che è buono e che tale Dio ha dichiarato nella Sua Parola.
  • “Traditori”, termine già presente in Tacito, è dovuto dapprima all’uso biblico, nel senso di “consegnare all’avversario”. È frequentissimo negli scritti di sant’Agostino, con le frequenti accuse a vescovi e ministri di culto cristiano di avere tradito la propria fede religiosa consegnando libri e arredi sacri ai loro avversari. Quanto spesso oggi persino delle chiese intere tradiscono il comune retaggio e la propria storia, svendendosi alle ideologie moderne. Si fanno passare per cristiane, ma sono “mentite spoglie”, chiese compromesse che si sono allontanate dall’Evangelo proclamato nel Nuovo Testamento, che esse credono di poter rivedere e correggere!
  • “Sconsiderati”, lett. precipitosi, che si gettano a capofitto in qualcosa senza pensare alle conseguenze.
  • “Orgogliosi”, “che pensano di essere chissà chi”.
  • “Amanti del piacere anziché di Dio”: Anche di questa non servono molte spiegazioni. La nostra epoca, infatti, priva di valori eterni ed ideali, ha un solo obiettivo: "godersi la vita" il più possibile, perché questo sarebbe l'unico valore rimasto, l'unica "soddisfazione" di una vita per altro vuota e priva di significato. Non descrive forse questo benissimo lo spirito della nostra epoca ed i comportamenti corrispondenti?
  • “Aventi l'apparenza (e non realtà) della pietà (del rispetto e pietà verso Dio), mentre ne hanno rinnegato (respinto) la potenza (non ne conoscono la forza autentica)". Hanno una religiosità solo apparente esterna, ma sono inconsapevoli di che cosa vuol dire pietà religiosa, dell’autentica vita spirituale e dei suoi valori, gente che appartiene solo a questo mondo, di fatto inconvertiti, irrigenerati pur presentandosi come cristiani (falsi maestri e i loro seguaci). Ci troviamo davvero in pericolo quando si professa una forma esteriore di religiosità e al tempo stesso si tollera e si giustifica ciò che chiaramente Dio considera peccato. Vorremmo non subirne le conseguenze? E come fanno a giustificare il peccato sotto l'apparenza di religiosità? Nel modo più logico, negando la base normativa della fede cristiana, svuotando la Bibbia della sua autorevolezza. Scrive Gary North: "…con poche eccezioni, le facoltà di teologia sono ripieni di professori di letteratura, più che professanti di Cristo. Essi hanno adottato la concezione che dice che i testi biblici rivelano grossolani errori da parte degli scrittori ed editori della Bibbia. Questi critici considerano la Bibbia come un libro pieno di miti. Questi scettici eruditi e presuntuosi … hanno trafficato per più di un secolo per estirpare la fiducia dei cristiani nell'accuratezza della Bibbia. Il loro obiettivo personale, al di sopra di ogni altro, è quello di vanificare il giudizio finale del Dio che ha rivelato Sé stesso chiaramente. Essi si consolano con lo stesso sillogismo che serve a sbalestrare la fede che i loro studenti hanno nella Bibbia e che dice: 'Nessuna Bibbia permanente, nessuna legge permanente, nessun giudizio permanente'".
  • “E come Iannè e Iambrè si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità” perché sono “uomini dalla mente corrotta”, incallita dal peccato, e, anche fra i ranghi cristiani, dichiarandosi eventualmente tale, sono gente, “che non hanno dato buona prova quanto alla fede”.

Gente da evitare

Da persone di questo tipo bisogna allontanarsi, non sperando neanche di riformarli o di cambiarli, perché non lo faranno, anzi, se cercherai di farlo, ti si rivolteranno contro. Sono gente da cui è necessario allontanarsi, da evitare, da starne alla larga.
Sono, infatti. abili a sedurre e circuire persone deboli, immature e compiacenti che il testo chiama “donnette cariche di peccati” (“donne sciocche”) e “agitate da varie passioni”, forse perché le donne (soprattutto se incolte) sono particolarmente suscettibili alla manipolazione emotiva. L’apostolo probabilmenbte aveva in mente casi specifici ben noti ad Efeso. Paolo qui non intende disprezzare le donne in quanto tali. L’uso che fa del diminutivo (“donnette”) mostra comunque come egli non intenda descrivere le donne in generale. In ogni caso si tratta di gente sempre disposta ad “imparare” (da cattivi maestri che si atteggiano da esperti), senza però “mai giungere alla conoscenza della verità”. In ogni caso, “non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti”.
Se non si denuncia e non ci si oppone, prendendo le dovute misure alla diffusione, nella società, di ciò che Dio considera peccato, si fa solo aumentare la reale possibilità del giudizio di Dio su quella società: ce ne sorprendiamo? La Scrittura dice: "tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio" (Romani 2:5). E' vero che dovremo affrontare molti problemi, ma non dobbiamo mai dimenticarci che il problema di fondo che li genera è il peccato. Ciascuno dei problemi che dobbiamo affrontare può essere fatto risalire ad una o più infrazioni della Legge che Dio ha stabilito sul comportamento umano.

Conclusione

Il Signore, dunque, nella Sua Parola, predice per noi "tempi difficili". Questo davvero è un esercizio di realismo! Non lo fa per angosciarci ma per permetterci di prendere misure atte a proteggerci prevenendo questi mali, alleviandoli, e affinché di essi noi non si sia corresponsabili. Questi prossimi "tempi difficili" non saranno forse quelli "finali", ma una cosa il Signore vuole che noi abbiamo ben chiara: essi non avvengono mai per caso, ma sono il logico risultato dell'infrazione dei principi etici e morali che Dio ha stabilito per il benessere dell'umanità. La cosa peggiore, però, lo abbiamo rilevato, è pretendere di essere religiosi e amici di Dio pur commettendo, tollerando e giustificando ciò che Dio chiaramente ha condannato! Di tutto questo dobbiamo ravvedercene e tornare a Dio, invocando la Sua misericordia e la Sua opera di guarigione prima che per noi diventi troppo tardi!
Che possono fare i cristiani degni di questo nome nei "giorni difficili" che verranno? Impegnarsi per la causa dell'Evangelo e testimoniare con coerenza la verità tanto che, se cadremo sempre più in basso, almeno non sia per causa nostra. Probabilmente i più non ascolteranno e continueranno a prendersi gioco di noi, ma non potranno poi dirci che non erano stati avvertiti!


di P. Castellina
 
"Or lo Spirito dice espressamente che negli ultimitempi alcuni apostateranno dalla fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a dottrine di demoni."
(1 Timoteo 4:1)


 http://consapevolinellaparola.blogspot.it/2015/01/da-costoro-allontanati.html

giovedì 1 gennaio 2015

Il vangelo di satana





Lo scopo principale di Satana nell'opporsi a Dio non è quello di promuovere l'ateismo, ma di promuovere sempre più religione; non gli interessa provare che non c'è alcun Dio, ma piuttosto essere adorato lui stesso come dio. Satana non è originale nelle sue opere ma imita e falsifica quelle di Dio.


Nella Bibbia troviamo i "figli di Dio", ma vi sono anche i "figli del maligno".

Da una parte leggiamo come "Dio produce nei primi sia il volere che l'operare secondo il Suo beneplacito" (Filippesi 2:13), ma ci viene detto che anche Satana "al presente opera nei figli della disubbidienza" (Efesini 2:2).
Se da una parte c'è "il mistero della pietà" (1 Timoteo 3:16), dall'altra c'è anche "il mistero dell'empietà" (2 Tessalonicesi 2:7).  
Ci viene detto che Dio, tramite i Suoi angeli, "segna" sulla fronte i servi di Dio (Apocalisse 7:3), così pure apprendiamo che Satana, per mezzo dei suoi agenti, pone un marchio sulla mano destra o sulla fronte dei suoi devoti (Apocalisse 3:16).  
Cristo ha una Chiesa, e Satana ha la propria "sinagoga" (Apocalisse 2:19).
Se Cristo è la luce del mondo, così anche Satana "si trasforma in angelo di luce" (2 Corinti 11:14). Come Cristo aveva nominato degli apostoli, così fa Satana scegliendo i propri (2 Corinti 11:13).


Tutto ciò ci permette di considerare un "evangelo" di Satana.

Egli è all'opera nello stesso campo in cui il Signore ha seminato buon seme. Cerca di impedire la crescita del grano con un'altra pianta, la zizzania, che assomiglia al grano stesso. In altre parole, si applica a neutralizzare l'opera di Cristo per mezzo di un processo di "imitazione".
L'evangelo di Satana è un'abile contraffazione e assomiglia così tanto a quello di Dio, che ne sono ingannati intere moltitudini.
È a questo evangelo di Satana che l'apostolo fa riferimento quando dice ai Galati:
"Mi meraviglio che da Colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate così presto ad un altro evangelo; il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l'evangelo di Cristo" (Galati 1:6,7).
Questo falso evangelo veniva annunciato fin dai tempi dell'apostolo, ed era stata persino pronunciata la più terribile delle maledizioni verso coloro che lo predicavano.
Infatti così l'apostolo prosegue: «Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto» (Galati 1:8).


Cercheremo ora di esporre questo falso vangelo.

L'evangelo di Satana non è un sistema di principi rivoluzionari, né un programma di anarchia, non promuove lotte e guerre, ma persegue pace e unità.
Non cerca di mettere la madre contro la figlia né il padre contro il figlio, ma promuove quello spirito fraterno per cui l'umanità viene considerata come un'unica e grande fratellanza.
Non cerca di umiliare l'uomo naturale, anzi, ma cerca di migliorarlo e di elevarlo, esalta l'educazione e la cultura e fa appello al meglio che c'è in noi.
Mira a fare del mondo un habitat congeniale e confortevole in cui l'assenza di Cristo non sarebbe neppure notata, né sarebbe sentito alcun bisogno di Dio.
Aspira a far sì che l'uomo si occupi così tanto di questo mondo da non aver più tempo né inclinazione per occuparsi del mondo a venire.
Propaga il principio del sacrifizio di sé stessi, della carità e della benevolenza, e ci insegna a vivere per l'altrui bene, come pure ad essere gentili con tutti.
Fa un forte appello alla mente carnale ed è popolare fra le masse perché ignora la solenne realtà che l'uomo è una creatura decaduta per natura, estranea alla vita di Dio, ed è morta nelle trasgressioni e nei peccati, e ovviamente ignora l'unica speranza per l'uomo risiede nella rigenerazione che solo Dio può compiere.
In contrapposizione all'Evangelo di Cristo, l'evangelo di Satana insegna perciò una presunta salvezza per opere.
Esso inculca la giustificazione davanti a Dio sulla base dei propri meriti. La sua frase sacramentale è "sii buono e fa del bene", ma non vuole riconoscere che nella carne non dimora alcun bene.
Annuncia la salvezza tramite un buon carattere, invertendo l'ordine della Parola di Dio - cioè il buon carattere come risultato e frutto della salvezza.
Le sue ramificazioni ed organizzazioni sono molteplici: associazioni, partiti, club, ecc. Coltivare l'uomo vecchio viene considerato più pratico che creare un uomo nuovo in Cristo Gesù, e si aspira alla pace ignorando del tutto il Principe della pace.


Gli apostoli di Satana.

Gli apostoli di Satana non sono tanto individui notoriamente riprovevoli, spacciatori di droga, tenutari di bordelli e trafficanti di schiavi, ma possono essere benissimo ministri di culto, regolarmente ordinati. Migliaia fra coloro che occupano i pulpiti d'oggi non si considerano più tenuti a presentare i tratti fondamentali della fede cristiana, avendo distolto le orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole.
Invece di mettere in evidenza quanto grande sia la nostra condizione di peccatori davanti a Dio e le sue eterne spaventevoli conseguenze, essi lo minimizzano dichiarando che il peccato è semplice ignoranza oppure l'assenza di bene.
Invece di ammonire i loro uditori a "fuggire dall'ira a venire", essi rendono Dio un bugiardo dichiarando come sia troppo amorevole per mandare qualcuna delle Sue creature al tormento eterno. Invece di dichiarare che senza spargimento di sangue non c'è perdono dei peccati (Ebrei 9:22), essi semplicemente esaltano Cristo come "un grande esempio" ed esortano i loro ascoltatori a "seguirne le orme". Di loro si può dire questo: poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio (Romani 10:3).
Il loro messaggio può anche sembrare molto plausibile e i loro propositi possono apparire molto degni di lode, di loro però leggiamo che tali falsi apostoli, infatti, sono degli operai fraudolenti, che si trasformano in apostoli di Cristo, e non c'è da meravigliarsi, perché Satana stesso si trasforma in angelo di luce. Non è dunque gran cosa se anche i suoi ministri si trasformano in ministri di giustizia, la cui fine sarà secondo le loro opere (2 Corinti 11:13-15)
Oltre al fatto che oggi centinaia di comunità cristiane sono prive di un conduttore che dichiari l'intero consiglio di Dio e presenti l'unica Via di salvezza, dobbiamo pure constatare come sia improbabile che la maggioranza della gente in queste chiese apprenda la verità da sola.
Il culto di famiglia, laddove si legge in casa insieme ai propri cari una porzione della Parola di Dio, anche nelle case dei cristiani di nome, appare in larga parte una cosa del passato.
Non si espone fedelmente la Bibbia dal pulpito e non la si legge nei banchi. Le esigenze di quest'epoca affannosa sono così tante che c'è sempre meno tempo e sempre minore inclinazione a prepararsi per incontrare Dio.
Per cui la maggioranza è troppo indolente per prendere l'iniziativa, e viene lasciata alla mercé di coloro che vengono pagati appunto per interessarsi loro di queste cose, e molti dei quali tradiscono la loro fiducia studiando ed esponendo problemi sociali ed economici piuttosto che gli Oracoli di Dio.


La via che sembra diritta.

In Proverbi 14:12 leggiamo: c'è una via che all'uomo sembra diritta, ma la sua fine sfocia in vie di morte.
Questa "via" che "sfocia nella morte" è l'inganno del Diavolo, la via della presunta salvezza attraverso ciò che l'uomo stesso può conseguire. È una via che "sembra diritta", cioè, che viene presentata in modo tanto plausibile da compiacere l'uomo naturale; essa viene presentata in modo così sottile ed attraente, che si raccomanda da sola all'intelligenza di quanti l'odono.
Proprio perché si appropria della terminologia religiosa, qualche volta fa appello alla Bibbia alla ricerca di un sostegno (quando questo si presti al caso), essa mette in bella mostra nobili ideali, viene proclamata anche da persone che vantano alti titoli di studio teologici, ed ecco che intere moltitudini abboccano come pesci davanti ad un'amo luccicante.
Il successo di un falso dipende in larga parte da quanto si avvicini all'originale. L'eresia non è mai una negazione totale della verità, ma piuttosto la sua perversione.
Ecco perché una mezza bugia è sempre più pericolosa di una palese. Quando il padre della menzogna sale sul pulpito, non nega mai palesemente le verità fondamentali del cristianesimo, ma le riconosce tacitamente, procedendo poi a darne un'interpretazione erronea ed una falsa applicazione.


Facciamo degli esempi.

Non sarebbe tanto stupido da annunciare baldanzosamente la sua mancanza di fede in un Dio personale; ma ne dà per scontata l'esistenza, fornendo poi una falsa descrizione del Suo carattere; annuncia che Dio è il Padre spirituale di tutta l'umanità, mentre la Scrittura dice chiaramente che noi siamo solo creature, e che possiamo essere figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù (Galati 3:26) e che a tutti coloro che l'hanno ricevuto, ha dato l'autorità di diventare figli di Dio (Giovanni 1:12).
Inoltre dichiara che Dio è troppo misericordioso per mandare all'inferno un membro qualsiasi della razza umana, proprio quando Dio stesso ha detto: se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco (Apocalisse 20:15).  
Ancora: Satana non sarebbe così sciocco da ignorare la figura centrale della storia umana - il Signore Gesù Cristo; al contrario, il suo evangelo Lo riconosce come l'uomo migliore mai vissuto. Attira l'attenzione sulle Sue opere di compassione e di misericordia, sulla bellezza del Suo carattere e la nobiltà del Suo insegnamento. Fa grandi lodi della Sua vita, ma viene del tutto ignorata la Sua morte vicaria, l'opera fondamentale di espiazione sulla croce è messa in secondo piano, così come la Sua trionfante risurrezione corporea dalla tomba.
È un evangelo senza sostanza, quello di Satana, che presenta spesso un Cristo impotente e sofferente, non certo Dio il Figlio manifesto nella carne per compiere l'espiazione per degli immeritevoli peccatori, ma semplicemente un "uomo ideale".
In 2 Corinti 4:3 troviamo un testo che dà molta luce all'argomento in questione: se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.
Satana acceca le menti degli increduli nascondendo loro la luce dell'Evangelo di Cristo, e sostituendolo con il proprio evangelo. È quanto mai appropriato, infatti, che egli venga definito: diavolo e Satana che seduce tutto il mondo (Apocalisse 12:9).
Facendo semplicemente appello "al meglio che c'è nell'uomo" e nell'esortarlo semplicemente a diventare un "uomo migliore", egli crea una piattaforma generale in cui può riconoscersi ogni sfumatura d'opinione per proclamare uno stesso messaggio.


La via che "sembra giusta".

Citiamo ancora Proverbi 14:12: C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma la sua fine sfocia in vie di morte.
È stato affermato con considerevole veracità che la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. Vi saranno molti nello Stagno di Fuoco che avrebbero potuto essere lodati per le loro buone intenzioni, risoluzioni oneste e nobili ideali - coloro che erano giusti nei loro affari, onesti nelle transazioni commerciali e caritatevoli in tutte le loro vie; uomini che si vantavano della loro integrità ma che davanti a Dio cercavano di giustificare sé stessi con la loro presunta giustizia; uomini che erano morali, misericordiosi e magnanimi, ma che non avrebbero mai considerato sé stessi colpevoli, perduti, peccatori che meritavano solo l'inferno e bisognosi di un Salvatore. Tale è la via che "sembra giusta". Tale è la via che raccomanda sé stessa alla mente carnale ed a moltitudini di gente ingannata. L'inganno del diavolo è che noi possiamo essere salvati con le nostre proprie opere; laddove Iddio ci dice nella Sua Parola: voi, infatti, siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori (Efesini 2:8,9).


L'evangelizzazione che "sembra giusta".

Qualche anno fa ho conosciuto un fratello, un entusiasta "operaio cristiano". Per anni quest'uomo si era impegnato nella predicazione pubblica e in attività religiose, ma da certe frasi ed espressioni che usava, dubitavo che quest'uomo fosse davvero "nato di nuovo". Nel porgli delle domande, trovavo che la sua conoscenza biblica difettava su molti punti e che avesse solo una vaga concezione dell'opera di Cristo in favore dei peccatori.
Per un certo tempo, avevo cercato di presentargli la via della salvezza in modo semplice ed impersonale e di incoraggiarlo a studiare la Parola per sé stesso, nella speranza che, se egli si trovasse ancora in condizione di non-salvezza, Dio si fosse compiaciuto di rivelargli il Salvatore di cui aveva bisogno.
Una sera, con mia grande gioia, quella persona che aveva predicato l'Evangelo (?) per così tanti anni, confessò di aver trovato Cristo solo la sera precedente. Egli riconobbe (erano le sue stesse parole) che fino ad allora aveva presentato solo "l'ideale di Cristo", ma non il Cristo della croce.
Sono convinto che, come quest'uomo, vi siano pure migliaia di altri evangelisti che, forse, sono stati educati alle scuole domenicali, ai quali è stato insegnato la nascita, la vita e gli insegnamenti di Gesù Cristo, che credono nella storicità della Sua persona, che spasmodicamente si impegnano a seguire i Suoi precetti, e che pensano che questo sia tutto ciò che è necessario alla loro salvezza.
Frequentemente, questa classe di persone, raggiungendo l'età adulta, entra nel mondo ed incontra gli attacchi degli atei e degli infedeli, e viene loro detto che la persona di Gesù Cristo sia in realtà mai esistita. Le impressioni della gioventù, però, non possono tanto facilmente essere sradicate, ed essi rimangono fedeli alla loro dichiarazione che essi "credono in Gesù Cristo". Ciononostante, quando si esamina meglio la loro fede, troppo spesso si trova che, seppure essi abbiano creduto a molte cose su Gesù Cristo, essi non credono in realtà in Lui.

Credono con la testa che un certo Gesù sia vissuto (e proprio perché credono questo pensano di essere salvati), ma in realtà non hanno mai deposto le armi della loro battaglia contro di Lui, non si sono mai abbandonati a Lui, né veramente creduto col cuore in Lui.

La semplice accettazione di una dottrina ortodossa sulla persona di Cristo senza che il proprio cuore sia stato conquistato da Lui e l'intera vita sia dedicata a Lui, non è altro che un'altra fase di quella via che "sembra giusta", ma che sfocia nella morte.
Un semplice assenso intellettuale alla realtà della persona di Cristo, e nulla di più, è un'altra fase di quella via che "sembra giusta" all'uomo, ma che in realtà sfocia nella morte: in altre parole, è un altro aspetto dell'evangelo di Satana.


Ed ora, su quale via stai camminando tu?

Sei forse sulla via che "sembra giusta", ma che sfocia nella morte; oppure, sei sulla "via stretta" che conduce alla vita? Hai mai veramente abbandonato la via larga che conduce alla morte? L'amore di Cristo ha creato in te avversione ed orrore per tutto quello che dispiace a Lui? Desideri veramente che Egli regni su di te? (Luca 19:14).
Ti appoggi completamente sulla Sua giustizia e sul Suo sangue per essere gradito a Dio?

Coloro che ripongono la loro fiducia in una forma esteriore di pietà, come il battesimo o la confermazione, o coloro che cercano di essere religiosi perché sarebbe un segno di rispettabilità; coloro che frequentano una chiesa solo perché è buono farlo, oppure coloro che aderiscono ad una determinata denominazione perché pensano così di divenire cristiani... Tutto questo è la via che "sfocia nella morte" - morte spirituale ed eterna.
Per quanto pure siano le motivazioni, per quanto nobili siano le nostre intenzioni, per quanto in buona fede siano i nostri propositi, per quanto sinceri siano i nostri sforzi, Iddio non ci riconoscerà come Suoi figli, fintanto che non accettiamo davvero la Signoria di Suo Figlio.


Ancora un altro tipo di pericoloso vangelo.

Una forma ancor più pericolosa dell'evangelo di Satana è quella di indurre i predicatori a presentare il sacrificio espiatorio di Cristo e poi dire ai loro uditori che tutto ciò che Dio richiede da loro è di professare di "credere" nel Suo Figlio.
In questo modo migliaia di anime impenitenti vengono ingannate, perchè vengono portate a pensare di essere state salvate.
Ma Cristo Gesù disse: Se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo (Luca 13:3). "Ravvedersi" significa odiare il peccato, essere rattristati per esso, abbandonarlo. È il risultato dello Spirito che opera contrizione del nostro cuore davanti a Dio. Nessun'altra persona se non quella che ha un cuore spezzato può credere nel Signore Gesù ai fini della salvezza.

Ancora, migliaia di persone vengono ingannate supponendo di "aver accettato Cristo" come loro "personale Salvatore", senza però averLo prima ricevuto come loro SIGNORE.
Il Figlio di Dio non è venuto infatti a salvare il Suo popolo nei loro peccati, ma dai loro peccati (Matteo 1:21).
Essere salvati dai peccati, significa essere salvati dall'ignorare e dal disprezzare l'autorità di Dio, significa abbandonare il nostro egocentrismo e la nostra caparbietà, significa "lasciare la nostra via" (Isaia 55:7). Significa arrendersi all'autorità di Dio, abbandonarci al Suo dominio, rassegnare il controllo di noi stessi per essere governati da Lui.
Colui che non ha mai portato il "giogo" di Cristo su di sé, colui che non desidera compiacerGli in ogni dettaglio della vita, e ciononostante supponga di basarsi "sull'opera compiuta di Cristo", è ingannato dal diavolo.


Due avvertimenti.

Nel settimo capitolo di Matteo vi sono due brani che ci forniscono in modo approssimato i risultati dell'Evangelo di Cristo e della contraffazione di Satana.
Dapprima, nei versetti 13 e 14: Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto è stretta invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!
Il secondo è nei versetti 22 e 23: Molti mi diranno in quel giorno: 'Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni, e fatte nel tuo nome molte opere potenti?' E allora dichiarerò loro: 'Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me voi tutti, operatori di iniquità'.

Si, caro lettore, è possibile fare opere nel nome di Cristo, e persino predicare nel Suo nome, e seppure il mondo ci conosca, e le chiese ci conoscano, essere del tutto sconosciuti al Signore!
Quanto è necessario, dunque, scoprire dove si è veramente, esaminare noi stessi per vedere se siamo nella fede, misurare noi stessi con il metro della Parola di Dio e verificare se per caso siamo stati ingannati dal nostro sottile nemico, scoprire se per caso abbiamo edificato la nostra casa sulla sabbia, oppure se è stata eretta sulla roccia che è Cristo Gesù.
Possa lo Spirito Santo investigare i nostri cuori, spezzare la nostra caparbietà, eliminare la nostra inimicizia contro il vero Dio, ed operare un vero e profondo ravvedimento in noi, faccia volgere il nostro sguardo all'Agnello di Dio, l'Unico che può togliere i peccati del mondo.

di A.W.Pink
 
http://vocechegrida.ning.com/profiles/blogs/un-altro-evangelo

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

contatori

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
Alla ricerca di me stesso con l'aiuto di Gesù

Badge di Facebook